Definito il tema e l’obiettivo generale dell’indagine,
abbiamo cercato di circoscriverli e di conseguenza individuare possibili
interlocutori interessanti o che possano accompagnarci e mediare in diversi
contesti.
I luoghi più significativi che si sono considerati sono
alcuni centri d’aggregazione multiculturale inseriti in quartieri o località
considerati “ghetti” e le scuole superiori in cui studiano numerose seconde
generazioni. Si entra in contatto dapprima con due volontari e un prete che operano nel Centro Culturale di Seggiano in cui diverse attività vengono svolte e mantenute da o per stranieri e seconde generazioni. Queste tre persone sono state contattate chiedendo inizialmente informazioni sulle attività, la frequentazione e la storia del Centro, in un secondo momento viene proposta in “punta di piedi” l’indagine visiva. L’idea piace ma sorprende tanta attenzione verso la propria realtà, viene vissuto come un modo per aprirsi e raccontarsi ma c’è il timore d’invadenza in un luogo che cerca di creare occasioni e nicchie lontane dalle cronache e gli stereotipi attorno al quartiere “ghetto” che lo circonda.
La scuola che viene individuata è invece l’Itsos di Cernusco
S/N entrando in contatto con una professoressa d’italiano. In questo caso è lei
a contattarci, venendo a sapere dell’ipotesi d’indagine per vie traverse. Ci cerca
entusiasta raccontando tutti gli aspetti (a suo avviso) più interessanti e
paradossali riscontrabili in una classe in cui la presenza straniera è ben
oltre il 50% degli studenti: le interazioni, le difficoltà, le sorprese e le
caratteristiche (culturali e non) dei singoli così come delle comunità rappresentate.
Sembrerebbe che fosse per lei si dovrebbe
mettere una camera fissa nella classe per girare ore e ore di nastri, in realtà
è molto pratica e cauta sull’opportunità e la possibilità di entrare con una
camera in una scuola. Anche dal suo
punto di vista professionale, infatti anche se vorrebbe conoscere meglio e valorizzare
la vita dei suoi studenti, teme che se fraintesa si brucerebbe il rapporto
insegnante-studenti, compromettendolo.
In entrambi i casi sarà necessario entrare in campo
progressivamente, relazionandosi extra-riprese con i soggetti e le realtà più
rilevanti. Incrementando le informazioni in nostro possesso con quelle di
volontari e professoressa, guadagnando la loro fiducia ed empatia, di modo che
possano appoggiarci nella mediazione per indagare la quotidianità di queste
persone.
Ciao Vittorio, più che circoscrive temi e obbiettivi si è trattato - immagino - di delimitare il campo di ricerca: luoghi da considerare/eventi/temporalità e relazioni. come per altro poi specifichi
RispondiEliminaTali luoghi (centri di aggregazione e scuole superiori) perchè sono significativi e per chi?)
come avete proposto l'indagine visiva? quali le sue potenzialità e risorse e i suoi limiti?
cosa è emerso dai dialoghi con il prete e con la prof?
su quali aspetti/elementi avete deciso di procedere con l'osservazione?
cosa si aspettano da voi i committenti del lavoro che state facendo e in che modo questo influisce sulla vostra indagine?
i luoghi che citi sono contesti istituzionali italiani , ce ne sono altri?
sara