FUORIMANO
Ex Conceria Sabatia di Via Boffalora n° 15/17
Milano
L'intento di
questa esperienza è quello di costruire un primo abbozzo di un idea più
completa e organica per una documentazione audio visiva relativa all'ex
conceria Sabatia, posizionata alle porte di Milano, all'inizio del parco sud, tra la Barona e il Grattosoglio, a 90
metri dal Naviglio Pavese. Chiudendo l'attività nel 1991 la struttura si
trasforma in contenitore di spazi sia lavorativi che abitativi, confermandosi
nel tempo in un luogo di residenza e integrazione di persone provenienti da
diverse nazionalità come Cina, Romania, Bulgaria, Marocco, Tunisia, Costa
d'Avorio, Stati Uniti d'America, Croazia, Polonia, ecc; persone in continuo
movimento verso direzioni obbiettivi e con velocità e ritmi diversi.
La maggior
parte delle volte sono le persone ad adattarsi al posto e agli spazi e non il
contrario, per cui uno degli aspetti più suggestivi e delicati è il degrado di elementi
di primaria necessita (impianti elettrici, fognature, raccolta della
pattumiera, infrastrutture). I
proprietari sono chiamati padroni per le modalità anacronistiche con cui sono
gestiti i rapporti. Nello stesso luogo sono praticati lavori tipicamente
artigianali quali fabbroferraio, meccanico, vetraio, falegname e professioni
più vicini all'ambito tipicamente creativo come registi, designer e scenografi.
Risiedo qui dall'agosto
del 2002 e il mio punto di osservazione è sicuramente
privilegiato. Essere in una zona di contatto mi ha permesso di
raccogliere molti episodi di trasformazione e visioni poetiche vivendoli
personalmente attraverso l'esperienza quotidiana. Sono sempre rimasta colpita e
affascinata, per come persone di habitus,
estrazione sociale, professione,
obbiettivi molto differenti riescano
a convivere e condividere questo luogo attraverso le mille contraddizioni,
contrasti, armonie e disarmonie, legami, amicizie e inimicizie che si avvicendano
alternandosi nello spazio e nel
tempo. Mi sono chiesta se questi attori sociali, al di la delle loro diversità
condividano una sorta di comune denominatore che va oltre al basso costo economico
degli affitti; se vige una sorta di equilibrata anarchia non dichiarata, che placa
la violenza la maggior parte delle volte e permette una fragile ma intensa
armonia, essa è sorretta dalla responsabilità di tutti.
Questa ex
fabbrica, che trattava pelli e che inizialmente ospitava circa 150 operai in
camerate comuni provenienti tutti dallo stesso paese, Solofra in provincia di
Avellino, indichi già diverse possibilità e diverse vie d'indagine. Questo
posto si presterebbe per un lavoro pluri tematico e necessariamente
ipertestuale, considerando che la posizione topografica risulta apparentemente
fuorimano rispetto al centro città ma in realtà velocemente raggiungibile
seguendo la linea retta del naviglio.
Non posso non
mettere in evidenza la mia posizione realmente inserita nel contesto, per cui
il mio punto di vista è condizionato fortemente dai luoghi e dai punti di
ripresa. Ottenere la fiducia delle persone che mi circondano, non avvertirle
ogni volta che le riprendo, nonostante siano a conoscenza delle mie intenzioni,
non è cosa proprio scontata. Come strategia metodologica per ottenere la loro
autorizzazione al completamento del lavoro organizzerò una proiezione
collettiva in uno spazio comune dove faro vedere a tutti il montaggio finale.
Ho registrato numerosi episodi su
diversi livelli attraverso la mia partecipazione attiva, spendendo diverso
tempo con i soggetti, integrandomi nel contesto del momento in modo da
condizionare il meno possibile l'azione, a volte riprendendo "a freddo",
provocando la reazione diretta del soggetto. La scelta "stilistica"
e' sicuramente di carattere poetico, cercando di oggettivare il più possibile il dato osservato,
senza nascondere una personale selezione che possa rappresentare in pochi
minuti la realtà che più persone condividono in questo luogo. Ho cercato col
montaggio di dar voce sia ad alcuni aspetti poetici ma non per questo meno
importanti, sia ad interviste più mirate, considerando che la maggior parte
degli episodi che accadono, non possono essere registrati tout court sia per l imprevedibilità con cui avvengono
sia per la delicatezza dei contenuti. Attraverso la visione di questa
microetnografia visiva mi auguro sia possibile farsi un idea di un luogo, che unisce paesaggio, ambiente e momenti aggregativi e
di scambio che sono comunque le riprese generalmente più autorizzate dai
residenti.
La prima parte
del progetto prende spunto da un
lavoro audio del 2003 dal titolo E
arrivarono... Costruire cioè una
sorta di carta d'identità di questo sito, attraverso la lettura da parte delle
persone coinvolte, di un testo contenente un elenco di sinonimi di volta in
volta liberamente scelti dai soggetti. Una direzione suggerita da questa
indagine potrebbe nascere proprio dal perchè della scelta, fino a ricostruire vite intere fatte di
spostamenti, soste e nuove nascite.
"La storia e' lunga" , molto
lunga soprattutto per le diverse e numerose persone, che attraverso le proprie venture
si e' trovata ad abitare in questo luogo per ragioni diverse.
Siamo in laboratorio rivedendo il testo scritto da Marta ricco di spunti e di direzioni di indagine molto interessanti.
RispondiEliminala nozione di zona di contatto applicata al contesto e alle relazioni sociali che lo animano
può spiegare meglio la
la nozione di intertestualità (ipertesto da cambiare) da approfondire sia a livello teorico sia metodologico
la metodologia di utilizzo dei mezzi audiovisivi: Marta specifica che l'utilizzo della telecamera è avvenuto successivamente all'iniziale partecipazione attiva a situazioni/relazioni/interazioni. Questo equivale a dire che MArta ha scelto di non "scendere in campo" con macchina fotografica e telecamera alla mano ma di utilizzarle solo nel corso delle situazioni/interazioni con l'obbiettivo di condizionare il meno possibile l'azione.
può spiegare meglio cosa intende per ripresa a freddo e chiarire cosa intende per oggettivazione del suo sguardo?
sara