Cara Sara e colleghi, ecco il link al mio lavoro: http://youtu.be/j0uVMVmpxIo
Le immagini che compongono il filmato
sono state raccolte in quattro occasioni: una serata di presentazione
del master plan di Malpensa al circolo Arci Paz di Castano Primo
(MI); una chiacchierata-intervista con Chiara e Corinna, due
esponenti del Comitato Viva Via Gaggio; una passeggiata nel
territorio minacciato con Walter, a cui hanno preso parte, oltre alla
sottoscritta, Franco e Marco (con i suoi bambini), membri del gruppo
Acquaria di Varese; la riunione del coordinamento NoTerzaPista del
Castanese, all'interno dell'iniziativa CampoGaggio, presso la ex
dogana austro-ungarica, oggi sede del Parco del Ticino. A ciò si
aggiunge una sessione di riprese di contorno, di esplorazione dello
spazio e dei luoghi. Tra le prime quattro e la seconda c'è una
differenza di attrezzatura (videocamera mini dv per le prime e
fotocamera con video HD per la seconda), che ha comportato difficoltà
nel settaggio per il montaggio (che non ho ancora risolto) e che ha
provocato una perdita generale di qualità per l'una e le altre.
Altro inconveniente, che più che solo
tecnico, è anche un problema di decisione di postura, è la mia
scelta di non montare un cavalletto nell'intervista e di tenere in
mano la videocamera, senza badarci più di tanto, e cercando di
mantenere un contatto visivo con le interlocutrici. Questo non
risulta molto piacevole per chi guarda il filmato, perché
l'inquadratura sballonzola, trema e cade, ma è per così dire il
prezzo da pagare per non mettere troppo a disagio e a distanza
l'interlocutore. Come a dire: non faccio finta che non ci sia la
videocamera, infatti la reggo in mano continuamente, ma la umanizzo,
(non)controllandola direttamente. Su questo necessariamente devo
riflettere e prendere una decisione per il futuro.
Questa introduzione anche a mo' di
scusa per chi si sottoporrà alla mezz'ora che la visualizzazione del
video richiederà. Per fortuna c'è una bella canzoncina finale, non
proprio autoctona, ma in linea con gli intenti dei soggetti ripresi e
di ciò che chi riprendeva voleva mostrare: un gruppo di persone che
si attacca alla terra, o meglio, al territorio, lo fa suo, fa mente
locale, lo abita. Grazie a questo abitare fonda un'appartenza
identitaria, si immagina e si vive effettivamente come comunità. La
minaccia della terza pista di Malpensa ha consolidato o creato ex
novo relazioni, ha esplicitato valori e idee, ha prodotto riti e
manufatti. Linguaggi e modi di muoversi. Stili di consumo e di
rapporto con il tempo e la storia. La carenza di questo filmato è
senza dubbio il fatto che tutto ciò non sia rappresentato, semmai
raccontato. Ma questo non è un limite del mezzo audiovisivo in sé:
come avevo raccontato in un precedente post, le occasioni non
sarebbero mancate. Certamente oltre ad arrivare in orario ai “riti”,
avrebbe fatto comodo dedicare più tempo alla ricerca di campo,
partecipando più a fondo alla vita della comunità che si sta
fondando.
Un dialogo diretto con Ambrogio Milani,
il “creatore di parchi” di cui tutti parlano ma che non si vede
mai, se non attraverso le sue tracce, i suoi interventi sul terreno,
manca del tutto. Questa è stata una scelta dettata dal rispetto che
mi incuteva il modo in cui tutti me l'avevano presentato –ovvero
una persona che si sottrae, che non ama esporsi– quindi non ho
ritenuto consona al mio livello di penetrazione nelle relazioni, la
ricerca di un'intervista. Non posso dire sia stata una scelta
estetica, anche se poi, devo dire, mi piace che lui non si veda, che
sia come una presenza onnisciente, un deus ex machina della
situazione!
All'inizio il montaggio aveva previsto
una soluzione ben più estenuante, con 56 minuti di spiegoni, per
voci degli intervistati, di ogni dettaglio della vicenda. La mia
preoccupazione era che si capisse. In realtà, avevo perso di vista
il mio intento, che era quello di fare vedere un farsi comunità, o
meglio un'atmosfera di comunità, vista la scarsità di materiale.
Quindi ho tagliato un bel po', cercando di lasciare le frasi più
espressive, più indicative, e tanto spazio allo spazio, per far
sentire l'ansia della perdita.
Grazie per l'attenzione.
Alessandra Mainini
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