Capitolo 2
Parlare di documentario credo sia sempre una questione di
punti di osservazione, qual è il nostro punto di osservazione? Quale
posizionamento della videocamera?
Quindi riprendendo anche Marianella Scalvi, possiamo dire
che il documentario può essere definito “io questa cosa la vedo così”, non
solo, molto di quello che viene girato poi non viene ritrasmesso, montato, ecc.
siamo quindi sempre nella parzialità dell’evento.
Nel testo si fa riferimento a Nanuk e poi a Ladri
di Biciclette, se dovessi dire qual è il documento più vero, mi viene
da dire “Ladri di Biciclette”, uno spaccato di vita italiana film
della corrente neorealista.
Ladri di Biciclette come Totò cerca Casa, o Guardie
e Ladri o ancora Roma città aperta, senza voler essere blasfemi mi
sembrano quasi più veri di Nanuk, dove le messe in scena, come la
ricostruzione dell’Igloo, ovviamente non sono parametri documentaristici ma di
finzione.
La fonte da cui promana il messaggio può essere
categorizzante, è vero, concordo, a tal proposito porto un esempio che feci in
classe con i miei ragazzi.
Argomento: Viaggi Nozze Esotici.
Praticamente feci un fotomontaggio a colori, prendendo la
testata del GuidaViaggi e cambiai il titolo dell’articolo semplicemente
mettendo un punto di domanda. Si sviluppò una discussione in classe per 10’
alla fine della quale feci vedere il vero articolo.
Fu un esperimento proprio in riferimento all’autorialità e
alla fiducia nei mezzi di informazione, il risultato fu molto interessante.
Per esempio come vogliamo classificare il programma “Wild –
Oltrenatura” il programma di ITALIA 1?
Documentario? Mockumentary? Fiction?
Personalmente lo inserisco nella categoria Fiction! Ma credo
che molte persone che guardano le avventure di Bear Grylls si lasciano
affabulare e credono di essere immersi nella realtà cruda al 100%!
Io personalmente prediligo RAI STORIA, o DISCOVERY,
soprattutto quando vi è il commento fuori campo!
E mi piace il documentario misto tra narrazione dall’alto e
verità dal basso, cioè creare la giusta tensione tra il soggetto ripreso che
viene commentato e sezionato dall’autore e le parole del soggetto ripreso che
spiega in presa diretta il suo vissuto. L’insieme delle due visioni credo possa
meglio rappresentare la realtà.
Per esempio sono rimasto colpito da Michael T.Hayes nella
sua rappresentazione di Waikiki, credo che il suo documentario sia una
rappresentazione (rispetto a ciò che lui ha provato in quel momento) fedele
della caotica sovraesposizione pubblicitaria della località, una situazione
quasi nauseabonda e stordente.
O sempre lui, quando riprende le persone e ci comunca come il potere
dell’occhio della videocamera possa trasformare il Soggetto della ripresa in
Assoggettato ad essa, e questo è un altro pericolo intrinseco e talvolta
involontario prodotto da chi riprende.
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