Rispetto a quanto dice Nichols
"In ogni documentario ci sono almeno tre storie che si intrecciano: la storia del regista, quella del film e quella del pubblico. Queste trame fanno tutte parte, ognuna in modo diverso, della risposta alla domanda "Di che cosa parla un film?"
Io non sono proprio d'accordo, nel Documentario vi sono più di tre storie, perché oltre a quelle accennate da Nichols vi è la quarta storia che è quella che scaturisce dall'incontro delle altre tre, un'interpretazione e una fusione delle altre tre, che non è una semplice fusione tra l'altro, ma una interpretazione di interpretazioni reciproche riviste e sistematizzate all'interno di un intreccio narrativo.
Poesia e Narrativa, logica e retorica, insieme nello spartito per tracciare i lineamenti del documentario, insieme per formare attraverso il racconto, la filosofia e l'ottenimento del consenso un resoconto emozionale, credibile e convincente.
Il potere delle immagini sapientemente miscelate con suono e voce, gioca sugli stati d'animo, che si affollano come nebbie ed ottenebrano la riflessività, provocando un fiume di sensazioni diverse ed alterne in grado di condurre lo spettatore dove vuole il regista.
Quindi di cosa parlano i documentari, talvolta anche di nulla, o meglio si tratta di semplici immagini allusive sulle quali si costruiscono Poemi o Storie, utili solo al convincimento ed affabulamento dello spettatore su uno specifico argomento, pro domo documentario e suoi autori. Per esempio il programma d'inchiesta le "Jene" in qualche circostanza ha trattato argomenti molto delicati come le guarigioni da malattie "terribili" provocando talvolta (senza supporto scientifico, o forse meglio dire senza una più complessiva trattazione anamnestica, farmacologica, ecc.) attraverso la messa in onda di reportage e testimonianze, false aspettative nell'utente televisivo.
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