In questo capitolo gli studi sul
“corpo” sono suddivisi in tre gruppi:
1.
Discorsi
sul corpo (il corpo come oggetto biologico, culturale e sociale)
1.1
Il corpo come oggetto
culturale:
Nei testi antropologici il corpo dei non-Occidentali sono descritti come
oggetti culturali. Attraverso le fotografie, gli schizzi e le descrizioni
antropologi ed etnologi prestano molta attenzione a fenomeni visivi come
maschere, abbigliamento, ornamenti, etc. I tatuaggi e i body painting sono visti come identità sociali in base all’età,
sesso o stato politico.
1.2
Il corpo come oggetto
biologico
ha avuto grande importanza per l’antropologia generale nel XIX e XX secolo. E’
stato classificato, descritto e differenziato per le sue caratteristiche
fisiche. Già nel 1758 Carl Linnaeus distingue 7 razze diverse, ciascuna con caratteristiche
che la distinguano dalle altre: gli Europei bianchi (robusti e muscolosi), gli
Asiatici gialli (malinconici e freddi), gli Americani rossi (irascibili e
onesti), gli Africani neri (lenti e rilassati), i Ferus (irsuti e selvaggi), i
Trogloditi e i Mostruosi (per definire i giganti e mutanti genetici). Qualche
anno più tardi Blumenbach classifica gli umani per anatomia e non più per caratteristiche
culturali: Caucasici (bianchi), Mongoloidi (gialli), Americani (rossi), Etiopi
(neri) e Malesi (marroni).
1.3
Il corpo come oggetto
in movimento:
Non solo la superficie del corpo dei non-Occidentali, decorata e modificata, ma
anche i suoi movimenti sono oggetto di studi antropologici. Le abitudini
insolite, le danze selvagge e i rituali esotici furono di grande interesse per
gli esploratori e gli etnologi del XIX secolo. Grazie a queste pratiche, che a
volte disgustavano gli Europei, i popoli esotici erano etichettati come “primitivi”.
Secondo l’antropologo inglese Tylor il linguaggio dei gesti era nato molto
tempo prima del linguaggio parlato e scritto ed era universale. A conferma di
questa sua tesi condusse alcuni studi sul linguaggio dei sordi in diversi
paesi. Per Franz Boas, che studio anche le danze dei “primitivi”, il linguaggio
dei gesti era importante quanto quello parlato per comprendere le culture
studiate, per capire come gli indigeni percepiscono il proprio corpo. Anche le
sue allieve Margaret Mead e Ruth Benedict prestarono molta attenzione al
movimento del corpo nei propri studi.
2.
Discorsi
del corpo (com’è vissuto il corpo, I feel/experience; Antropologia dei sensi –
la Prima rivoluzione somatica) - Negli Anni ‘80/90 gli studi di Foucault si
concentrarono sul corpo come costruzione culturale e nell’ambiente degli antropologi
si cominciò a parlare del corpo dal punto di vista medico, sessuale, politico e
sociale. Il “corpo vissuto” è il corpo che sentiamo e sperimentiamo. E' attraverso i sensi che l'uomo entra in contatto con il mondo
esterno e con il proprio stesso corpo.
3.
Discorsi
dal corpo (il concetto post-cartesiano della personificazione dinamica – la Seconda
rivoluzione somatica) – Molto poco si è parlato del corpo come un agente in
movimento in uno spazio di significati ben organizzato. Drid Williams, Brenda
Farnell e Charles Varela hanno contribuito molto agli studi dell’azione umana
come pratica dinamica (il movimento stesso del corpo che, ovviamente, può
essere anche percepito). Qui vediamo la differenza sostanziale tra la Prima e
la Seconda rivoluzione somatica: la differenza tra il sentire il corpo (in
movimento o statico) e il movimento stesso; l’uso del termine “azione”
sostituisce il termine “comportamento”.
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