31 maggio 2012

Strategie dell'occhio. Sul metodo nella fotografia etnografica di F. Faeta

Ciao a tutti,
qualche traccia sintetica del capitolo sopraindicato del testo di F. Faeta, Strategie dell'occhio, Saggi di etnografia visiva, FrancoAngeli, 2003.
il testo è ricco di spunti e di indicazioni sia per quanto riguarda la riflessione sulla produzione del sapere antropologico attraverso l'utilizzo dei mezzi visivi, sia sulle diverse metodologie /strategie dell'occhio che possono orientativamente contribuire alla produzione della conoscenza antropologico ed etnografica.
alcuni di voi stanno facendo un uso intensivo di materiale fotografico nel quadro analitico del trattamento di archivi fotografici esistenti.
Prendiamo il caso di Francesca che sta lavorando individualmente sul progetto "Sonvico" ( vedi post sotto l'etichetta "interstizi") e che sta utilizzando foto d'archivio al fine di rendere conto dei cambiamenti che sono intercorsi dal 900 a oggi nel contesto ad oggetto: tracce di eventi, di soggetti, di relazioni e di oggetti verso i quali l'autore invita ad assumere una prospettiva critica e consapevole in rapporto alla testimonianza iconografica sia per la sua polivalenza significativa sia per la sua ridondanza fenomenica. Detto in altri termini, tali foto sono il risultato di un processo interpretativo operato da un autore per scopi e con presupposti spesso distanti da quelli dell'utilizzo/sguardo di Francesca. Dal documento fotografico, dice Faeta, si può desumere che  un'evento sia avvenuto e che l'autore si trovava là.
Altra cosa è poi il quadro analitico che soggiace all'utilizzo del mezzo fotografico ai fini della ricerca e della produzione di conoscenza antropologica. In questa direzione, che l'autore specifica come "creativa",  la fase di creazione e quella dell'utilizzo del documento sono interrelate (esperienza/interpretazione). La peculiarità del mezzo - a differenza della videocamera - è quella di una registrazione nn continua della realtà.
la fotografia - se realizzata con chiare intenzionalità conoscitive e relative strategie/modalità di osservazione - può essere pensata come una descrizione "densa" (Geertz) attraverso un documento ibrido che, per la sua capacità indicale,  conserva un elevato potere documentale con il reale con cui ha avuto contatto.
Da un lato quindi l'aderenza analogica della fotografia e dall'altro la sua vocazione interpretativa. La contraddizione apparente tra queste due dimensioni si pone solo se abbiamo un'idea dell'immagine come semplice  analogon del reale.
La registrazione di eventi/oggetti/soggetti/ relazioni e contesti avviene contemporaneamente all'interpretazione che l'autore offre degli stessi. Se la foto è pensata come un costrutto autoriale la questione della veridicità o meno, dice Faeta, spesso posta in riferimento al suo valore euristico/ermeneutico, è mal posta in quanto "le immagini non sono a posteriori nei confronti del reale ma esistono insieme, prima, in quanto archetipi che si concretano in rappresentazioni mentali. e a lato, come classi di oggetti ausiliari, dotati di una loro autonomia, da usare comparativamente nell'attività interpretativa". [pag. 106]
Pensare quindi  alla fotografia come pratica significante, come "invenzione seria" (Fabietti) di significati culturali soggettivamente connotati.
L'antropologo che lavora con la macchina fotografica deve quindi, secondo Faeta, avere chiaro questo doppio carattere di invenzione: da un lato il faticoso lavoro di eidesis e dall'altro la descrizione che ne compie.
La foto testimonierà del suo autore e della situazione che ha creato: "di un campo di tensione, di un modulo conoscitivo, che sono quelli dell'osservazione e della sua messa in codice"[ pag 107], e più avanti aggiunge: "la logica dell'osservazione e la ricezione di tale logica nell'ambito della cultura osservata".
L'impiego della fotografia come mezzo di ricerca ha quindi una valenza riflessiva e critica importante rispetto alle logiche e ai criteri che presiedono all'osservazione/ una pratica del vedere culturalmente, socialmente e storicamente determinata. In questa direzione Faeta riflette intorno al carattere culturale della visione. Come prolungamento dell'occhio la macchina fotografica ne intensifica il funzionamento.
se un oggetto è visto all'interno di un campo di relazioni significative, dice Faeta citando Lévi-Strauss, l'atto del vedere - il vedere come pratica culturale - è un processo che implica la memoria, il corpo nel processo di conoscenza in fieri. Istituisce relazioni all'interno di un campo, un riconoscimento. In questo senso la fotografia, materializzata in un oggetto e in un'icona, è testimonianza dell'attività selettiva dell'occhio: si sceglie di includere alcune cose e di escluderne altre. queste ultime ( omissioni,che siano latenti o consapevoli, le determinazioni extrareferenziali e iperreferenziali) non devono essere considerate in termini semplicemente negativi ma devono divenire, dice Faeta, essenziali per l'antropologo.
a proseguire
sara

29 maggio 2012

"Le ragioni dello sguardo" di Francesco Faeta


Capitolo 2 | A partire da un taglio. Immagini, allocronia, anacronismo.

Faeta introduce il capitolo prendendo in esame una fotografia, che fa parte di un’ampia sequenza archiviata,  de La terra del rimorso di Ernesto de Martino, scattata dal fotografo Franco Pinna. La fotografia raffigura un’anziana tarantata e riporta una didascalia che recita: “Filomena narra l’episodio del primo morso, e la parte che vi aveva avuto il ramo di ceci”. A chi si rivolge la donna, si chiede Faeta? Al lettore, al fotografo o all’etnografo? Un particolare di un altro fotogramma svela che la donna parla con de Martino che l’ascolta con attenzione. Ma quindi perché lasciare lo studioso fuori dal campo fotografico non mostrando la compresenza del nativo e dell’etnologo e la loro relazione dialogica? Faeta illustra le motivazioni che possono portare a tale scelta come, per esempio, l’importanza che i ricercatori di allora riservavano per il mondo contadino e il desiderio di porlo in primo piano, o l’atteggiamento secondo il quale la fotografia era uno strumento sussidiario di un costrutto teorico incentrato sulla scrittura. Ma Faeta si concentra su una prospettiva più vicina alla formazione del sapere antropologico: “l’immagine edita, con il suo taglio prescrittivo, e l’espunzione delle altre rimandano, a mio avviso, a quella dimensione allo cronica delle scritture etnografiche che, con diversi orizzonti, caratterizza (…) il lavoro antropologico” [pag. 52]. Questa scelta indica quindi la volontà di un allontanamento temporale in quanto la donna che narra rappresenta una donna del passato che racconta a osservatori contemporanei, la coevità tra nativi e ricercatori disturberebbe l’ordine del discorso antropologico così come è strutturato. De Martino ripreso mentre ascolta potrebbe significare il ritorno alla condizione isocronica della vicenda vissuta e di quella narrata. “La fotografia di Pinna e il suo impiego semplificato ci introducono, insomma, al problema della temporalizzazione delle rappresentazioni etnografiche, particolarmente quelle iconiche” [pag. 54].
Secondo Faeta, nel lavoro di de Martino questa allocronia è un dato costante che da vita a una situazione paradossale: “il paradosso cui l’etnografo e l’antropologo vanno incontro è che, mentre osservano, costruiscono la condizione di coevità che dovrebbe essere tratto distintivo della loro forma specifica di conoscenza, e mentre, invece, un attimo dopo, fotografano, cristallizzando tale osservazione in immagine, sprofondano ciò che osservano in un ineluttabile passato” [pag. 55].
La nozione temporale è stata a lungo problematizzata all’interno dell’antropologia contemporanea e grande contributo ne ha dato il lavoro di Fabian che ha teorizzato quella che lo studioso chiama prospettiva allocronica, ossia un processo di negazione della coevità, quella tendenza della disciplina antropologica di posizionare i referenti della stessa in un tempo diverso rispetto al presente di chi produce il discorso antropologico. Questo allontanamento produce una prospettiva classificatoria e gerarchizzante. Secondo Fabian, un elemento fondamentale nell’allocronia è lo sguardo: il porre la vista in posizione centrale nella ricerca e la geometria come modo più preciso per comunicare il sapere contribuisce a esercitare una funzione simile alla negazione della coevità e ne è strumento. L’analisi di Fabian, secondo l’autore, presenta dei limiti, in particolare quello di unificare la vista, l'esperienza visiva e le espressioni visive dell’esperienza, mettendo in concatenazione all’esercizio dell’occhio pratiche diverse tra loro.
A questo allontanamento si opposero Boas e Malinowski ponendo come rimedio l’osservazione diretta della realtà, la convivenza e l’esercizio diretto dello sguardo, superando il gap temporale portando il nativo nel tempo dell’osservatore in una relazione sincronica. Nel corso del tempo questa visione del rapporto spazio-tempo si è affermata stabilmente, “osservare significa distanziare; ma tale distanziamento non comporta in sé un allontanamento nel tempo; attiene alle pratiche spaziali (…) che necessita (…) di una precisa disposizione geometrica degli attori sociali” [pag. 58].
La fotografia, invece, scava fossati temporali tra osservati e osservatore per il suo carattere strutturale, per le logiche culturali proprie dell’antropologia e per la logica sociale della ricezione dell’immagine; il nativo raffigurato nelle fotografie appartiene sempre a un passato remoto e immoto, è icona di un passato lontano e affatto immobile in tensione allo cronica dal fotografo e dallo studioso.
Anche nei lavori di Lèvi-Strauss, nonostante l’esplicito avviso dell’antropologo di non guardare i nativi, rappresentati nelle fotografie da lui scattate, come primitivi, ma come l’esito di un futuro negato, essi appaiono decontestualizzati dal presente, lontani nel tempo, al contrario degli studi lèvistraussiani a loro relativi.
Faeta ricorda che vi sono casi in cui la fotografia nelle scienze sociali non sposa il paradigma allocronico come Martin Chambi, Saverio Marra, Giambattista Pinto, e altri. Il rapporto di sguardo di questi fotografi con i soggetti che rappresentavano si traduce in immagini isocroniche, in cui viene testimoniato il presente reale, una condizione in atto.
Fondamentale è, per chi si accosta a materiale fotografico in contesti antropologici, avere la consapevolezza di come esse tendano a restituire un’immagine del passato. Riflettere su questa consapevolezza può voler dire anche riflettere sul costrutto storiografico della disciplina nel suo insieme, così come si è consolidato.






27 maggio 2012

Montaggio per lunedì 28

Ciao a tutti,
domani arriverò alle 11 nel laboratorio.
Per il gruppo Manzoni: dalle 13.30 alle 16.30
sara
Buona sfilata al gruppo pallavicini.
Per tutti: oggi si svolge l'evento POPOLANDOMI:
h. 14 Partenza della SFILATA MUSICALE dal Parco Trotter (via Padova 69. MM Loreto + autobus 56)
h. 17 Arrivo all'anfiteatro martesana e GRANDE CONCERTO MULTIETNICO (come sopra)

26 maggio 2012

Valtellina - Valorizzazione dell'identità culturale

VALORIZZAZIONE DELL'IDENTITA' CULTURALE DI UN TERRITORIO MONTANO
L'obiettivo del progetto è promuovere la conoscenza e l'identità come
motore di sviluppo del territorio.
Lo scopo del progetto : promuovere la presa di coscienza della
popolazione sulla propria identità
In che modo: coordinare una serie di interventi tangibili creando
occasioni di promozione della cultura
Idea: Creare un percorso sulla valorizzazione del territorio da
Morbegno a Tirano di circa 60 Km
Il progetto ha preso avvio da luglio 2011.
Intervisterò: il coordinatore del progetto, inoltre farò delle foto
del territorio.

24 maggio 2012

editing video lunedì 28

Ciao a tutti,
fatemi sapere via blog o via mail come pensate di organizzarvi per il montaggio lunedì prox.
Mattina/pomeriggio:

Baranzate
Pallavicini
Cinema manzoni
Sonvico

un caro saluto,
sara
p.s. ringrazio chi di voi è intervenuto alla presentazione dei doc c/o l'Olinda

23 maggio 2012

"Le ragioni dello sguardo" di Francesco Faeta


Capitolo  1 | L’etnografo e lo sguardo. Intorno al paradigma visuale.

Con il termine etnografia si indicano due cose: l’attività di ricerca condotta a stretto contatto e per lunghi periodi di tempo con una realtà indagata e la produzione testuale relativa a contenuti antropologicamente significativi.
L’etnografia odierna è diventata elemento caratterizzante delle scienze sociali e si è configurata come modello paradigmatico della conoscenza empirica. Riflettere su questo concetto significa, quindi, riflettere anche su un vettore di conoscenza.
Caratteristica fondamentale dell’etnografia è l’utilizzo dei cinque sensi, nonostante lo sguardo sia stato e rimane lo strumento principale della costruzione di conoscenze etnografiche e antropologiche.
Sin dal principio, l’antropologia culturale fa propria l’idea del primato della vista, per la formazione della conoscenza, per la sua attendibilità testimoniale nell’osservazione diretta dei fenomeni, acquisendo una posizione centrale nella formazione di tali conoscenze etnografiche e antropologiche. La nascita della fotografia e del cinema divennero conferma della centralità dello sguardo e dell’attività iconica nella pratica antropologica, e senza il rilievo etnografico visivo molte dell’etnografie, dall’inizio della disciplina ad oggi, si ridurrebbero di molto.
Secondo Faeta, oggi, c’è la possibilità di riconsiderare il paradigma visuale e di rifondare, su nuove basi critiche, la sua posizione centrale.  Come? “Se lo depuriamo dalle implicazioni positivistiche e oggettivistiche che lo hanno costantemente accompagnato sin dal suo nascere, compromettendone oggi la sua attendibilità ermeneutica, e se ripensiamo lo sguardo a partire da una prospettiva, lato sensu, fenomenologica. […] se proveremo a immettere questa rinnovata attitudine visuali sta all’interno di un percorso […] di revisione metodologica ed epistemologica dell’etnografia” [p. 37].
Per spiegare la fondazione di modelli alternativi, Faeta, parte da una riflessione attorno alle immagini relative al lavoro svolto da Pierre Bourdieu in Algeria: 600 fotografie scattate tra il 1958 e il 1961. Nonostante queste foto possano sembrare scattate in modo spontaneo e poco costruito, in relazione con il testo, rivelano il problema della funzione dell’immagine nella costruzione del sapere scientifico e descrivono, inoltre, il livello delle pratiche sociali mettendoci in contatto con sistemi di relazione tra segmenti giustapposti o contrapposti della realtà. “Le fotografie costituiscono una traccia evidente del campo relazionale che la sociologia di Bourdieu postula […] segnalano con immediatezza la postura dell’osservatore nell’ambito delle pratiche etnografiche, e delle scritture che ne derivano, e rappresentano, dunque, strumenti indispensabili per la comprensione dei rapporti di riflessività nelle scienze sociali” [p. 39]. Nel lavoro di Bourdieu, le fotografie sono sia il prodotto della conversione dello sguardo, sia gli strumenti che hanno reso possibile questa conversione. Il sociologo francese ci guida verso una funzione documentaria ed ermeneutica della fotografia. Attraverso essa, Bourdieu, riconferma la centralità dello sguardo e la necessità di assumere una postura d’osservatore, postura che è in stretta relazione, attraverso lo sguardo, con i fenomeni e i loro attori.
Faeta prende in esame anche il pensiero di Merleau-Ponty che insieme a Jean-Paul Sartre ha svolto un lavoro di antropologizzazione della fenomenologia. Centrale all’interno del tale lavoro è la dimensione pratica della percezione, la natura relazionale della visione e lo statuto delle relazioni di sguardo. “Il ricorso alla fenomenologia ci consente di elaborare un’analisi dello sguardo e delle immagini che sia assieme corporale e sociale, e di tenere a freno l’approccio culturalista con cui abbiamo loro troppo spesso guardato” [p.43].
Faeta cita alcuni passaggi de L’occhio e lo spirito di Merleau-Ponty in cui il filosofo critica l’approccio aprioristico della scienza auspicando a una coabitazione tra soggetti e oggetti. Secondo Merleau-Ponty  il corpo è un oggetto di studio della scienza, ma è anche la condizione necessaria dell'esperienza.
Faeta conclude scrivendo che se il paradigma visuale rimarrà legato alla sia declinazione positivista e neopositivista sarà destinato al declino insieme a quello delle discipline che si fondano sull’osservazione diretta della realtà e sulla centralità visiva. Se, invece, il paradigma visuale “diviene rischiaramento del nodo imprescindibile esistente tra corpo e struttura sociale, e della complessa interazione tra oggettività e soggettività […] allora la sostanza riflessiva della nostra disciplina sarà ulteriormente arricchita e le sue derive fondamentaliste saranno decisamente controllate ed emarginate” [p. 47]. Un metodo di osservazione di quest’ultimo tipo deve, però, tenere conto che il campo è relazionale, dialogico, negoziale e soprattutto che la realtà in una prospettiva ontologica, è invisibile, ma non inesistente.

21 maggio 2012

Aggiornamento montaggio Hip-Hop

Oggi il gruppo hip-hop si è riunito per procedere alla sessione di montaggio. Abbiamo lavorato per circa 4 ore, procedendo a:
- Scelta del titolo ("Il Ritmo Accelerato: etnografia dell'hip hop al femminile", selezionato citando la canzone di uno dei contatti, ricorrendo quindi a una definizione emica della forma artistica e delle sue ripercussioni emotive, con riferimento al battito cardiaco e alla partizione musicale)
- Selezione precisa di parti di intervista, seguendo il timecode indicativo segnato durante l'ultimo incontro di sbobinatura;
- Trimming;
- Suddivisione in aree tematiche e abbozzo di sequenza, selezionando le clip più adeguate a fare da "ponte" tra una tematica e l'altra;
- Bozza di editing dei primi 9 minuti di filmato, comprendenti tre delle aree tematiche evidenziate, e comprensive di spazi-didascalia (come discusso a lezione lunedì scorso), interstizi musicali e immagini di repertorio tratte dai live delle ragazze.

Non posso postare qui lo storyboard perché abbiamo preferito procedere tracciando connessioni e sequenze su una mappa concettuale a matita su un foglio di carta, alla vecchia maniera, usando così il computer solo per il montaggio e gestendo più cose contemporaneamente.

Ricordo che sabato sera (il 26) è prevista una serata organizzata dai nostri contatti a cui abbiamo deciso di presenziare per effettuare qualche ripresa aggiuntiva.

Sceneggiatura mobile/ schema Cedrini


Ciao a tutti, avete visto lo schema di sceneggiatura mobile usato in parte da Francesca (Sonvico) per il suo lavoro?
Mi sembra uno schema molto pratico da utilizzare strumentalmente anche per quanto riguarda l’organizzazione della fase di montaggio.
Lo schema deriva da una proposta di Cedrini (Immagini e culture, Flaccovio Editore, 1990) relativa ai metodi e alle tecniche dell’antropologia visiva.  Riassumo a seguito le indicazioni presenti nel testo come spunto ad una riflessione sulla metodologia di ricerca e al contributo che questa riflessione può fornire al fine di acquisire  informazioni etnografiche di valore.
Lo schema di sceneggiatura mobile è individuato da Cedrini come una delle fasi di scansione operativa che complessivamente struttura nella seguente successione:
1.      ipotesi di lavoro bibliografica e filmografica: opera una selezione tra le varie immagini registrabili – a seconda dell’angolazione scelta il filmato avrà un carattere descrittivo o documentario o di archivio di immagini, etc.  In questo modo sarà possibile scegliere consapevolmente una metodologia appropriata alla modalità dell’osservazione che non sarà quindi casuale ma intenzionale e ragionata. In questa fase la delimitazione di ciò che si vuole filmare è essenziale e dipende dall’angolazione di lettura scelta (cosa filmare, documentare). L’obbiettivo definito da Cedrini è quello di cogliere la totalità di un fenomeno nelle singole fasi di ricerca e di sapere, quindi, operare una sintesi nel momento stesso dell’analisi. I dati generali compresenti sono diversi: cenni storici, elementi che compongono la quotidianità o l’eccezionalità dell’evento osservato, il tempo (inizio,durata e fine), lo spazio, il significato, lo svolgimento dell’evento stesso.
2.      documentazione bibliografica e filmografica
3.      sopralluogo
4.      stesura di una sceneggiatura mobile
5.      riprese e registrazioni
6.      visione del materiale girato
7.      sceneggiatura fissa e commento
8.      montaggio delle immagini
9.      montaggio del sonoro
1.  titoli di testa e di coda

Lo schema proposto da Cedrini per la strutturazione della fase 4 (sceneggiatura mobile) sopra elencata è, come vi accennavo, di facile utilizzo e comprensione: 

Tecniche e metodi di ricerca
N.
Inquadratura
Tempi
Movimento
camera
Sonoro
Tempi
Commenti
Tempo
1
(Su sfodo blu):Laboratorio antropologico universitario
5’’





2
Immagini del paese dalla collina
5’’
Campo lungo
Rumori di fondo della campagna
5’’


3
Strade del paese deserte (prima della processione)su queste scorre il   titolo:Il signore delle fasce
25’’
Campo lungo
Lamentanze (sottofondo)
5’’
In tutta la sicilia la settimana santa è il momento della ritualizzazione della passione di Cristo……….etc
20’’
4
Chiesa del S.Spirito
5’’
Totale
Lamentanze (sfumare)
5’’


5
Chiesa del Carmine (ingresso)
4’’
totale
Rumori di fondo
32’’
Sin dalle prime ore del pomeriggio, nella chiesa del carmine, da dove   uscirà il Cristo detto delle fasce, è un via vai di fedeli….etc.


Il nastrino rosso, dopo essere stato misurato sul corpo del crocifisso, ….etc.
9 ‘’











9’’
6
In chiesa:
Cristo disteso – Cristo nell’urna – Via vai di fedeli

Nastrino – Misurazione – legatura al braccio

16’’





12’’
Totale
Campo largo
Primo e primissimo
piano









La stesura di una sceneggiatura mobile  implica che l’oggetto della documentazione/ricerca a questo punto è divenuto familiare: l’angolazione (modalità dell’osservazione), la scandione ritmica e la durata finale del lavoro sono stati decisi in base alla definizione dell’ipotesi di lavoro (fase uno) o se vogliamo in base alla definizione dell’oggetto di ricerca.  Questo lavoro di traduzione in chiave di sceneggiatura mobile vi consente di riflettere sulle future riprese (inquadrature, primi e primissimi piani, campo e controcampi, etc.) e di riportarle alle regole della grammatica filmica che, data la scelta del mezzo di registrazione/esplorazione vanno tenute in considerazione.
sara

18 maggio 2012

Reminder

Ciao a tutti,
vi ricordo che lunedì non ci saranno sessioni di montaggio ma la lezione si svolgerà all'ex Paolo Pini, Associazione Olinda, a partire dalle 17.30.
Vi riallego il volantino dell'evento in questione.
Vi ricordo inoltro che all'interno dell'evento Via Padova è meglio di Milano presenterò il documentario "L'orchestra in via Padova" sabato alle 17.30 in via Bengasi 1 e domenica 20 alle 14.00 presenteremo ( io e/o il regista Giuseppe Baresi) il documentario "Immaginari latini a Milano". Siete ovviamente tutti invitati. 
Per quanto riguarda invece giovedì fatemi sapere come volete organizzarvi.
In mattinata sono libere per ora le due postazioni mentre nel pomeriggio è ancora libera la postazione Imac ( Pc  fisso).
Un caro saluto
sara

16 maggio 2012

Storyboard gruppo Tattoo

Abbiamo costruito un piccolo storyboard che ci aiuterà nel montaggio.

n.

Inquadrature
Tempi
Movimento camera
Sonoro
Tempi
Commento
1
Presentazione soggetti (Diego e Sabrina) proprietari del Masa Tattoo
1 minuto
Mezzo busto statico
Voce soggetti
1 minuto
Chi sono e perché svolgono il proprio lavoro
2
Sabrina, all'interno dello studio, ricorda il suo primi tatuaggio
5minuti
Primissimo piano e mezzo busto
Voce soggetti
5 minuti
Qual è stato il primo tatuaggio, perchè e in quale punto
3
Sabrina mostra e parla dei tatuaggi sul suo corpo e dei loro significati
5 minuti
Mezzo busto
Voce soggetto
5 minuti
Racconto del proprio corpo, mostrando a che livello è arrivata la decorazione della propria pelle.
4
Diego racconta del suo primo tatuaggio
3 minuti
Mezzo busto, primo piano del petto
Voce soggetto
3 minuti
Qual è stato il primo tatuaggio, perché e in quale punto
5
Focus su 4 tatuaggi scelti dal book da Diego
10 minuti
Angolo alto,
primo piano delle mani e del volto
Voce soggetto
10 minuti
Quali sono stati i trend del tattoo e i tattoo più strani
6
Operazione di colorazione di un tatuaggio (carpa Koi) su una coscia
10 minuti
Mezzo busto, primo piano sulla coscia e sul volto di Sabrina
Rumore macchina e voce Sabrina/cliente
10 minuti
Come si colora il tatuaggio, il concordamento delle tinte, l'espressione di Sabrina mentre tatua e del cliente mentre è tatuato
15/05/2012 quinto incontro: siamo ritornati al Masa Tattoo per raccogliere ulteriore materiale (filmati).
Ci siamo soffermati maggiormente sulla realizzazione di una storia.
Come primo passo abbiamo ripreso una presentazione dei due proprietari dello studio i quali ci hanno parlato di come si sono avvicinati al mondo del tatuaggio e del significato che ha per loro eseguire un tattoo.
Successivamente abbiamo evidenziato con primi piani e riprese dall'alto i ricordi dei primi tatuaggi fatti dai due ragazzi sulla propria pelle. Diego ci ha confessato di  aver coperto il suo (un piccolo delfino) con una testa di dragone. Sabrina invece ci ha mostrato i suoi più belli: alcune rose sulle braccia, un carciofo, un microfono sulla gamba.
Ci siamo fatti raccontare da Diego dei disegni che lo hanno colpito maggiormente e la storia che c'era dietro ognuno di questi.
A questo punto la nostra attenzione si è spostata su Sabrina che  effettuava la colorazione di un tatuaggio,  lasciando, come sottofondo del nostro filmato, il rumore degli strumenti usati.
La struttura della narrazione inizia a prendere forma.
Abbiamo realizzato tutto con l'ausilio di un cavalletto, una macchina Sony alpha SLT-A35 videomic pro rode e un microfono shotgun Rode.



Evento del 21 maggio




Ciao a tutti, 
siete invitati alla presentazione dei video/documentari realizzati nell'ambito del progetto " Culturalmente: Itinerari artistici verso l'interculturalità" realizzato dall'Università Milano-Bicocca, Dipartimento di Scienze umande della Formazione "Riccardo Massa", finanziato dalla Fondazione Cariplo.

I video sintetizzano l'esperienza di ricerca sulla produzione artistica e culturale di alcuni soggetti e gruppi (musicali, folcklorici) nel territorio di Milano. 

L'evento si realizzarà lunedì 21 Maggio a partire dalle 17.30 presso l'associazione Olinda, ex Paolo Pini, in via Ippocrate 45: aperitivo incluso.

In allegato trovate il volantino dell'evento

Sara Bramani

14 maggio 2012

Titolo: Work in Progress sull'organizzazione dell'evento "Popolandomi"

Proponiamo un aggiornamento del lavoro svolto dal gruppo Pallavicini.
Siamo arrivati alle soglie dell'ultimo incontro prima dell'evento che avverrà il 27 di maggio. Gli incontri del giovedì sera sono stati dieci ai quali abbiamo partecipato con l'obiettivo di:
- osservare l'interazione tra noi e i soggetti della ricerca
- lavorare sulla costruzione di questo evento pubblico concentrandoci sulle rappresentazioni dei soggetti.
Qualche precisazione: l'evento in questione sarà una sfilata multietnica (definizione emica) di diverse gruppi nazionali che parteciperanno con la proposta di manifestazioni autorganizzate. Ai vari gruppi, individuati in base alla presenza attiva sul territorio, è stato chiesto di organizzare un proprio spazio di rappresentazione in forma autonoma.
La Villa Pallavicini si è quindi occupata di offrire un coordinamento organizzativo dell'evento in questione per consentirne la realizzazione: contatti con le istituzioni,  con le associazioni locali, comunicazione con i media,  coordinamento logistico. Il nostro primo desiderio di indagare su quali fossero le modalità di rappresentazione delle proprie identità locali è sfumato a fronte del fatto che il comitato stranieri funzionava più da interfaccia con le varie comunità che non come promotore di un'immagine o rappresentazione propria. Abbiamo quindi deviato il nostro percorso concentrandoci maggiormente sull'osservaziopne della partecipazione e sulle relazione dei soggetti in un contesto in cui diverse culture sono chiamate a collaborare per raggiungere un obiettivo comune. Ci è sembrato interessante che in nome di un progetto condiviso, le tipicità locali, con cui i soggetti descrivono se stessi spesso rigidamente, si smussano moltissimo nell'ambito della relazione. Nei video emergerà quindi la discrepanza tra l'idea di sé e il sé agito nell'interazione e particolare attenzione sarà data al nostro progressivo inserimento, tra l'iniziale incredulità dimostrataci e momenti di complicità.

10 maggio 2012

Riprese Hip-Hop 8/5

Martedì siamo andati al Barrio's, centro sociale e locale centrale nella scena hip hop milanese, per effettuare le prime riprese del progetto: conoscenza degli spazi, interviste e esibizione improvvisata con beatbox.
Abbiamo raccolto un sacco di materiale interessante e centrale per la ricerca; lunedì ci troviamo 9.30 in U6 per il montaggio, per il quale come l'altra volta NON abbiamo bisogno dei computer dell'università. Vorremmo anche passare in laboratorio giusto per condividere due opinioni sul girato, senza rubare troppo tempo ai gruppi prenotati per il montaggio.
Confermiamo che Alessia si è unita al gruppo e ha partecipato alla giornata di riprese.

Allego qualche screenshot del footage.







Proposta concorso

Ciao a tutti,
vi posto il link a un concorso per video che mi ha segnalato una collega: penso che alcuni dei lavori che state realizzando potrebbero partecipare. Ne parlemo durante le varie sessioni di montaggio con i vari gruppi e una volta che avete letto i termini del bando:
http://www.videopartecipiamo.it/
un caro saluto
sara
n.b. aggiornamento sulle prox sessioni di montaggio:
lunedì 14/05 dalle 10.30 alle 13.30 gruppo Baranzate e gruppo Pallavicini ( ricordatevi di portare il materiale di intervista da masterizzare per Malighetti)
lunedì pomeriggio 14/16. postazione fissa Imac occupata dal gruppo Cinema Manzoni

7 maggio 2012

Gruppo Tattoo e scrittura del corpo




Gruppo Tattoo e scrittura del corpo

Il nostro progetto si occupa del tatuaggio, di chi lo realizza e della sua valenza simbolica. Ogni tatuaggio esprime una piccola parte di chi lo porta.
Dopo aver preso contatto con lo studio "Masa Tattoo" a Inveruno (Milano) ci siamo recati sul posto.
27/03/2012 primo incontro: abbiamo intervistato i due titolari, Diego e Sabrina, chiedendo loro  perchè avessero iniziato la loro attività. Subito si sono mostrati entusiasti del progetto e abbiamo iniziato le interviste e le riprese.
12/04/2012 secondo incontro: abbiamo avuto la fortuna di trovare un ragazzo disposto a farsi filmare mentre si faceva tatuare un disegno Maori da Sabrina. Nel frattempo Diego ci mostrava i lavori fatti in precedenza raccontandoci alcuni aneddoti sui propri clienti.
27/04/2012 terzo incontro: siamo ritornati al "Masa Tattoo" per filmare la realizzazione di un disegno su carta e sulla pelle. Il disegno in questione rappresentava una palla da basket, una corona e la scritta "I love this game". Negli ultimi minuti dell'incontro la nostra curiosità si è concentrata su una strana figura nell'ingresso: un cucciolo di bradipo imbalzamato a braccia conserte.
Diego ci racconta di come l'oggetto fosse l'eredità ricevuta dalla zia missionaria dal Mozambico.
4/05/2012 quarto incontro: ci è stata offerta l'opportunità di assistere e filmare tutto il procedimento di tatuazione dal disegno, all'operazione, alla pulizia del piano di lavoro e degli strumenti.
Andrea, la ragazza che si è messa a nostra disposizione, decide di farsi tatuare lo stemma della Juventus sul polpaccio.
Gli incontri si concludono per ora qui, ma sicuramente ci vedremo di nuovo per mostrare il filmato finito e registrare le loro reazioni.


6 maggio 2012

problemi di spam

Ciao a tutti,
come vi accennavo nel precedente post si stanno verificando fastidiosi fenomeni di spam sul blog dal post del 23 Aprile del gruppo Hip Hop. Chiedo ai componenti di quest'ultimo di verificare il proprio post e PC e di provare, come sto cercando di fare, a venirne a capo. La richiesta vale per tutti. Aggiornate i vs sistemi antivirus ed eliminate gli spam nelle cartelle commenti e dal Pc.
Grazie
sara

5 maggio 2012

Sonvico_storyboard

Buonasera!
Ecco lo storyboard schematico del Progetto Sonvico.
Mancano ancora  acquisizioni video, quindi per ora non ho messo i tempi.
Un video che manca è quello del I maggio, per esempio, perché il tempo era talmente brutto che ho dovuto rimandare!
In compenso sono riuscita a raccogliere parecchie fotografie, quindi proverò a montarle con la voce narrante dell'intervistato.
A presto


VIDEO
AUDIO
TEMPI
Titolo


Fotografie in b/n di Sonvico negli anni ‘50. Alternanza con riprese sugli stessi ambienti nel presente.
Voce dell’anziano intervistato che racconta la vita di Sonvico negli anni 50.

Riprese ambientali attorno a Sonvico con guida che illustra i principali cambiamenti.
Voce del ragazzo che mi spiega come sono cambiate le aree in esame: frutteti, prati, boschi.

Inquadratura che scorre lentamente dalla montagna al fondovalle.
Riprese delle fabbriche.
Voce dell’anziano intervistato che racconta il motivo del suo spostamento verso il fondovalle.

Inquadratura del panorama che si gode da Sonvico. Zoom sul cartello “vendesi aree edificabili”. Inquadratura dell' assessore comunale intervistato.
L'assessore comunale spiega la visione amministrativa sulla frazione di Sonvico e i possibili sviluppi futuri.

Riprese chiesa parrocchiale di San Martino in  b/n.
Voce dell’anziano che racconta  come si svolgeva la festa parrocchiale.

Stralcio del concerto di musica dell'India tenutosi lo scorso anno nella chiesa parrocchiale di San Martino.
Musica dell'India suonata nel concerto.
Titoli di coda sulle note musica dell'India.




4 maggio 2012

montaggio del 7/05

Ciao a tutti,
ho scritto qualche commento qua e là sui vostri post nella week. Cercate di aggiornare i lavori in corso sul blog:
- gruppo pallavicini: come da commento.
- gruppo hip hop a riprese realizzata ( Si è unita Alessandra al vostro gruppo?)
- gruppo manzoni: post sulle note di campo + riprese + storyboard
- gruppo individuale sonvico: ci faccia sapere quando ha tempo come sono andate le riprese di Martedì 1 maggio. Mi faccia sapere per il montaggio. Giovedì 10 dovrebbe esserci una postazione libera dalle 10.30 alle 16.00.
- gruppo Baranzate: come avete deciso di proseguire nel lavoro tenendo conto di quello che è emerso nell'incontro e di approfondire i differenti punti di vista dei soggetti in relazione allo stesso (il vs compreso)
- gruppo individuale antrop vs sociolog: come sta andando il lavoro?
Per il montaggio di lunedì  il lab rimarrà aperto dalle 10.30 alle 13.30 e potranno lavorare il gruppo di Baranzate e quello della villa Pallavicini.
Fatemi sapere per cortesia se ci sono dei problemi su questa turnazione entro sabato sera per cortesia.
un caro saluto a tutti e buon lavoro.
N.b. da uno dei vostri post è iniziato a verificarsi un problema di spam a sito identico. controllate per favore la vostra cartella di commenti alla voce spam e dopo aver postato se appaiono delle parole sottolineate che collegano al sito pubblicitario in questione cercate di rimuoverle attraverso modifica post. grazie