13 luglio 2013

Trasformazione del paesaggio-Malpensa

L'antropologo non deve mai arrivare in ritardo. E' la frase che a mo' di legge ho cercato di inculcarmi mentre risalivo in macchina in preda alla frustrazione. Volevo fare delle riprese pomeridiane dell'inaugurazione di un forno a legna a Lonate Pozzolo, al culmine di un laboratorio di preparazione del pane. Pensavo: se voglio dimostrare che la minaccia di trasformazione che ricade sul territorio, derivata dal progetto di ampliamento dell'aeroporto di Malpensa, ha portato all'emergere di una voglia di fare comunità, di associarsi, di fondare un tessuto sociale inedito, assicurato dalla tenuta di alcuni presupposti ideologici condivisi –la cura del territorio, la preservazione della bellezza– allora devo far vedere che questa comunità esiste. Che esiste cioè un gruppo di persone che si dà uno statuto non scritto comune, fatto di gesti, riti, pratiche, linguaggi, discorsi riconoscibili e condivisi. Questa dell'inaugurazione del forno era secondo me uno di questi riti, che filmicamente avrebbero reso immediatamente l'idea di una comunità che sta cominciando a immaginare se stessa. 
Invece sono arrivata in ritardo! Li ho scovati riparati all'ombra di una tettoia nascosta dietro un angolo del fabbricato della Pro Loco di Lonate, dentro un parchetto recintato, ad una caldissima ora pomeridiana di luglio, seduti in silenzio colmi di emozione, intorno al banco dove due panificatori orgogliosi stavano infornando le pizze, e sfornando le prime focacce, accolte da ammirati timidi "Ooooh!".  Che cosa più di un pasto comunitario, di un affidare al fuoco i beni della terra, può rappresentare un rito? Potrei anche stare vagheggiando, ma vi assicuro che non arriverò mai più tardi, la prossima volta che fiaterò l'occasione per delle buone riprese. In preda allo sconforto e alla frustrazione, mi sono dileguata in silenzio lasciando che tutto continuasse senza che la mia telecamera intervenisse a disturbare.
La successiva occasione di fare buone riprese si è ripresentata quando uno degli esponenti più attivi del Comitato Viva Via Gaggio, W., ha proposto di portare in passeggiata guidata un gruppo ambientalista di Varese, attivo anch'esso contro gli abusi edilizi sul territorio. Mi sono unita alla passeggiata e ho lasciato che le spiegazioni di W. tracciassero via via la geografia emozionale del parco, che fornissero il tipo di memoria storica che al comitato sta a cuore selezionare, quali riferimenti estetici sono per loro rilevanti. All'inizio della passeggiata W. ci ha illustrato le future possibili trasformazioni con una carta dettagliata del territorio, che comprende anche il sedimento aeroportuale (anch'io sto acquisendo un linguaggio specializzato!). E' stato interessante visivamente confrontare la rappresentazione grafica con la forma "in 3d"(più rumori) che la telecamera può captare.
L'ulteriore passo è stato di intervistare due esponenti femminili, giovani, del comitato, che mi hanno raccontato la loro associazione, su quali reti precedenti si poggiava, quali ideali persegue, a che tipo di relazioni ha dato vita. 
Adesso sto per andare in via Gaggio, dove da oggi è iniziato il Campogaggio, campeggio di due giorni nel parco con due momenti per me importanti da seguire: il concerto jazz in uno degli spot simbolici del parco, dove si intende "fare cultura", e il raduno delle associazioni contro la terza pista disseminate sul territorio, dove mi sarà possibile raccogliere visivamente l'entità di questo "fare rete".
E stavolta parto un'ora prima del suo inizio.
Grazie per l'attenzione, alla prossima.
Alessandra M.