29 ottobre 2012

indicazioni di avvio

Salve professoressa, la ringrazio del materiale inviatomi solo qualche precisazione:
-  per la scelta del campo posso riferirmi solo a via Padova oppure posso considerare anche altre zone di Milano come ad es la ciclovia della Martesana che sto osservando per la tesi?
-oltre alla zona non ho limitazioni particolari sulla scelta delle tematiche da trattare?
-quanto tempo ho per sviluppare i primi punti dello schema operativo?
-devo procurarmi una telecamera?
 scusi ma non frequentando devo ancora farmi un'idea precisa... non sono neanche pratico di blog quindi non so se questa è l'etichetta giusta per porle domande...mi faccia sapere almeno intanto imparo e avvio il lavoro...grazie infinite,
andrea


28 ottobre 2012

schema operativo etnografia


Sintesi delle fasi operative[1]
qui a seguito lo schema operativo per procedere con la microetnografia (per i nn frequentanti). è uno schema operativo che può essere utile se adattato alle proprie esigenze e alla scelta di un contesto/soggetti. non ha quindi nessuna pretesa di esaustività nè vuole suggerire implicitamente che ci sia una ricetta che se seguita pari pari condurrà alla scoperta di qualche verità ........
prendetelo per quello che è: una sintesi operativa da usare intenzionalmente e strumentalmente!

Non si tratta di stabilire un piano rigido d’azione[2] ma piuttosto un insieme di azioni situate che possono essere riconsiderate e/o modificate in fieri in base ai cambiamenti intervenuti o alla necessità di risolvere problemi particolari.  La scansione delle fasi che elenco in  seguito,  non ha una struttura rigida ma circolare o a imbuto perché si focalizza progressivamente nel corso delle diverse fasi. Il problema/la questione si trasforma e si sviluppa per arrivare a un chiarimento e alla delimitazione dello stesso che consente di analizzarne la struttura interna (Le Compe, Schensul, J. J.,1999).

La ricerca ha inizio da un tema: la scelta degli elementi sui quali focalizzare l’attenzione è fatta in base all’intreccio tra i desideri del committente, la letteratura specifica, le ricerche già effettuate.
1.       Elaborazione linee guida tematiche (domande di ricerca)a partire da una riflessione sul fenomeno da indagare che parte dal tema generale ( per esempio: pratiche  e linguaggi medici), si focalizza su un aspetto più specifico ( per esempio: pazienti con disturbi depressivi e medici competenti) per arrivare a una domanda concreta ( per esempio: come e quando avviene la scelta di rivolgersi a uno specialista?). Questo lavoro di concettualizzazione e riflessivo prevede che l’argomento di interesse venga scomposto in elementi più semplici in modo da individuare quali fenomeni osservare e le loro propietà specifiche per garantire l’univocità di interpretazione tra i ricercatori. 
2.       Definizione dei concetti a livello lessicale e operativo (le categorie sociali, in particolare, spesso sono ambigue e porose e nn spiegano ma vanno spiegate)
3.       Scelta degli interlocutori
4.       Scelta del metodo e degli strumenti:
a.       Osservazione partecipante( tecnica centrale dell’etnografia)
-          Entrata in campo (negoziazione delle modalità di ingresso senza compromettere le finalità della ricerca). Familiarizzazione con contesto e soggetti, riduzione delle distanze, definizione dei ruoli (fiducia e cooperazione e avvio di una relazione di scambio e reciprocità versus lavoro sotto copertura in caso di aperta ostilità e resistenza)
-          Raccolta dei dati: concentrarsi sugli eventi e i fenomeni da osservare (uso di informatori – chiave: persone informate che possono fornire info utili sugli eventi o sottogruppi che non possono essere osservati direttamente. Prossimità e frequentazione degli interlocutori.
-          Descrizione puntuale dell’osservazione (diario di campo):
1.       Descrittiva: elaborare un quadro complessivo del campo studiato e procedere a una sua descrizione generale che serva a formulare le domande di ricerca specifiche. La descrizione dovrebbe comprendere i seguenti aspetti:
2.       Focalizzata: analisi dettagliata degli aspetti significati rilevati e definiti a partire dalla rilevazione descrittiva. L’osservazione si restringe sui processi e i problemi essenziali fino a generare una domanda conoscitiva diversa da quella formulata in partenza dalla quale si procederà con l’osservazione.
3.       Selettiva: raccolta di esempi delle pratiche, delle narrative e dei processi individuati nella fase precedente. A questo punto si può procedere con una lista di domande da sottoporre agli interlocutori.

-          Fase conclusiva: interpretazione e verifica /smentita dei concetti e delle categorie elaborati nella prima fase di osservazione.

b.      Osservazione a distanza ( metodo da associare all’intervista e/o focus group: vedi punto C e D)
-          selezione del contesto in cui osservare le persone e i processi che interessano
-           definizione di tutto ciò che deve essere documentato nell’osservazione
-          osservazioni descrittive per fornire una presentazione generale del campo e successiva predisposizione della griglia di osservazione.
-          osservazioni focalizzate che si concentrano progressivamente sugli aspetti rilevanti delle domande della ricerca
-          conclusione delle osservazioni
c.       intervista: scelta della tipologia di intervista (strutturata, semi-strutturata – a persone chiave o focalizzata a studiare le reazioni dei soggetti a materiali – stimolo come per esempio un film - aperta, biografica o narrativa ( storie di vita o di eventi significativi vissuti).
d.      Focus group (esplorativo, strumentale, etc.)
5.       Analisi dei dati
-          Ordinare i materiali:
a.       Articolazione di descrizioni.  Le descrizioni devono essere “dense” (Geertz, 1973) e includere informazioni sul contesto, le azioni, sulle intenzioni e i significati sottostanti e sulla loro evoluzione temporale. Non solo l’evento ma anche lo sfondo socio-culturale in cui ha luogo. 
b.      Classificazione: predisposizione di una struttura concettuale che renda intelleggibili i dati raccolti (azioni, eventi e processi).  Si tratta di organizzare i dati sulla base di caratteristiche e qualità rilevanti a partire dall’individuazione di regolarità nei dati relativi al contesto, alle azioni e alle persone.
c.       Creazione di connessioni: formali ( somiglianza/differenza) e/o sostanziali ( legami di causalità)
-          Strutturare le informazioni: scegliere se partire da un singolo caso o sviluppare un’analisi attraverso più casi.
a.       Leggere i materiali ordinati, come sopra,diverse volte annotando a margine tutto ciò che appare significativo e interessante
b.      Annotare nell’altro margine i titoli dei temi emergenti (parole chiave)
c.       Su un foglio a parte elencare i temi emersi ed esaminarne le relazioni reciproche. I fini dell’analisi in etnografia possono essere diversi e vanno dall’individuazione di tipologie, allo sviluppo della teoria e/o alla rappresentazione della complessità del fenomeno indagato che viene esposto e descritto minuziosamente.





[1] Sintesi elaborata a partire dal testo di F.Ronzon, Sul campo, Breve guida alla ricerca etnografica, Meltemi, 2008.
[2] il processo di ricerca dell’etnografia è di tipo circolare (LeCompte, Schensul 1999) e interattivo (Maxwell, 1996) e si base su una continua interdipendenza e aggiustamento delle fasi che lo compongono. 

25 ottobre 2012

messaggio per gli studenti del laboratorio di a.visiva

Ciao a tutti,
oggi ho incontrato Bargna e abbiamo pensato di comune accordo che procediamo separatamente.  Dal momento che abbiamo atteso a lungo per definire come procedere, per chi di voi avesse già optato per dare un proprio contributo all'idea generale di una "mappatura" in divenire dei circuiti dell'arte a Milano vi segnalo già da subito le seguenti date:
- lunedì prossimo (29) alle 19.00 si potrebbe filmare l'incontro che si terrà alla Fabbrica del vapore e nel quale interverrà anche Bargna, dal titolo: Nuove Geografie artistiche. Le mostre al tempo della globalizzazione.
- Data da confermare per il 6 di Novembre
- 20 di Novembre. Video intervista ad un gallerista ed esplorazione dello spazio della galleria.
- 22 Novembre a lezione: filmare la partecipazione di Gabi Scardi alla lezione di Bargna dalle ore 11 alle ore 14

Ne parleremo poi in forma più estesa lunedì.  dal momento che le prime riprese possono essere fatte lunedì sera era bene comunicarvi la cosa al più presto. Ni rendo conto che il preavviso è breve
Gli altri procedano senz'altro all'individuazione di un tema generale di analisi (contesto e soggetti)  secondo le modalità specificate nello schema operativo che ho distribuito lunedì.

sara

24 ottobre 2012

modalità di regia documentaria (Bill Nichols, Introduzione al documentario, Il Castoro, 2006)


Grazie Giuseppe per i tuoi post sul testo di Bill Nichols, Bill Nichols, Introduzione al documentario, Il Castoro, Milano, 2006.

Ho commentato il primo post relativo al lavoro che hai fatto sul primo capitolo, indirizzando la riflessione verso l’obbiettivo prioritario di questo lavoro. 
Si tratta di un lavoro decentrato di lettura e traduzione di alcuni testi fondamentali nell’ambito dell’antropologia visiva in generale e, come nel caso specifico, del documentario come forma di rappresentazione. Il testo mi sembra offrire numerosi spunti sia alla pratica etnografica con i mezzi audiovisivi, sia alla riflessione antropologica/epistemologica.. L’obbiettivo delle note sui testi proposte dagli studenti del lab, è quello di evidenziare le potenzialità e le risorse dei mezzi audiovisivi da una prospettiva antropologica e di rispondere a due quesiti fondamentali:
-        -  in che modo questi mezzi possono contribuire alla ricerca da una prospettiva antropologica?
-       -   che informazioni etnografiche è possibile ricavare attraverso un loro utilizzo consapevole?
Nel secondo capitolo (in che modo i documentari sono diversi da altri tipi di fim?) Nichols presenta sei modalità differenti di regia documentaria con le quali confrontarsi e tra le quali scegliere. La divisione come sempre è euristica e le diverse tipologie possono presentarsi in forma mista. La distinzione ci interessa per orientarci nel campo di riflessione attraverso un confronto diretto tra i diversi lavori documentari (dai quali emerge -  non linearmente - tale tipologia).
La proposta di inserire le definizioni di Nichols vuole quindi essere un invito alla visione di questi lavori come spunti alla riflessione secondo gli obbiettivi sopra esplicitati.
Laddove possibile verranno linkati al blog i documentari corrispondenti in modo da consentire il confronto e lo scambio di opinioni su di essi – dopo un’attenta visione. Gli asterischi a lato dei titoli ne segnalano la presenza – come links – sotto l’etichetta VIDEOLINKS  che si trova nella di apertura del blog in basso a dx.
Il post è in divenire quindi chi ha il testo di Nichols e vuole partecipare è benvenuta/o.
La prima modalità illustrata da Nichols è definita come poetica per “l’enfasi sulle associazioni visive, sulle qualità di tono e di ritmo, sui passaggi descrittivi e sull’organizzazione formale.”
Gli Esempi di documentary inseriti che corrispondono a questa modalità di regia sono i seguenti : De Brug*, Joris Ivens (1928), Song of Ceylon*, Basil Wright (1934), Listen to Britain*,  Humphrey Jennings (1942), Notte e Nebbia*, Alain Resnais (1955), Koyaanisqatsi, Godfrey Reggio(1983). Nichols rileva inoltre la somiglianza tra questa modalità di regia e il cinema personale e di avanguardia.
chi vuole può offrire un commento dopo la visione dei documentari a questo post
Buona visione e riflessione
A seguire
Sara

14 ottobre 2012

Cosa si nasconde dietro il documentario


Nel capitolo conclusivo Nichols cerca di spiegarci in quale modo il POV personale  può diventare il corpo di un’analisi scritta di un film-documento.

Voglio partire da questa mia affermazione:

  • supponiamo che lo scopo del realizzatore di un Documentario è quello di veicolare immagini/suoni e voci che attengono alla realtà, portandoci ad ipotizzare che quanto impresso su pellicola sia “Veramento Vero” e  degno di fiducia.
come notiamo dai commenti degli studenti nel capitolo conclusivo, a proposito del film documento Nanuk:
  • Marco elogia il documento e apprezza l'osservazione partecipante
  • Roberta lo critica per il montaggio artificiale delle scene
credo che in queste due posizioni, si scorge quanto sia complicato trasmettere in modo univoco impressioni e suggestioni di un Girato.

Ciò che il Regista ha realizzato sulla base del proprio background, sulla base della contestualità e su ciò che sono state le sue percezioni hic et nunc, non è replicabile emotivamente, tanto che i due studenti hanno avuto percezioni/giudizi differenti.

Credo che, nel corso della realizzazione di un documento video, si debba cercare di avvicinarsi in maniera riflessiva e priva di preconcetti (epoché) utilizzando se possibile più POV (S.Goldmann - Metafora Galattica) con l'approccio (per me) più interessante di tipo complementarista (Devereux) così da ottenere attraverso diverse lenti una struttura più analitica. 
Secondo me con queste attenzioni progettuali possiamo cercare di realizzare una migliore approssimazione possibile, e comunque mai esaustiva.

 



Newsreel - Fiction e Identità

Nichols tratta poi il tema della regia collettiva dal basso, siamo negli anni '60'70, dove si inasprisce lo scontro con le istituzioni contro i conflitti sparsi in giro per il mondo e l'obiettivo emancipazione delle donne.
identifica con il gruppo Newsreel questi gruppi di registi del cinema impegnato e militante, e molto interessante è il report "The Woman's Film", la sceneggiatura è stata elaborata attraverso incontri preliminari con le donne stesse del film, tanto che la produzione ha sempre cercato di operarsi per avere il loro consenso ad ogni fase della lavorazione.

Questo è un altro modo a mio parere che possiamo collocare come descrittivo/osservativo un mix appropriato alla situazione, descrivere ma allo stesso tempo Osservare in divenire per avvalorare maggiormente e proporre al pubblico argomenti convincenti, in questo specifico documento la situazione Femminile.

si inizia ad intravedere nel Documentario la possibilità di emersione di aspetti sociali sommersi sino a quel momento da logiche etnocentriche/euroamericane e modelli predominanti.
interessante il Film collettivo citato da Nichols "World is Out" su omosessuali e lesbiche, e se penso al tema che ancora oggi in taluni ambienti (forse maggioritari) rappresenta una difficoltà di pronuncia lessicale, un vero e proprio marcatore di differenze, non sembra vero che la lotta per l'emancipazione di questi gruppi sia iniziata negli anni'50 '60.
Se pensiamo a quel periodo, il numero degli arresti di omosessuali, effettuati dalla polizia Tedesca nella Germania Ovest quasi rasentava il numero registrato durante il periodo nazista.
Questo è un altro Documento che a mio parere è Forte nel suo genere e ancora oggi probabilmente replicabile in forma magari più digital, da sottoporre all'opinione pubblica.
in questi documenti la modalità rappresentativa migliora il coinvolgimento emotivo del pubblico. 
Credo che negli anni '50'60 erano Documenti di forte impatto, se penso al modello di comportamento predominante, basta pensare che ancora oggi "Good as You" fa fatica ad imporsi come "normale" credo che gli autori antesignani di quel periodo sono da lodare e portare come esempio di avanguardia espressiva.
Questi Documenti post II WW smontano un po' il documentario ideato per la costruzione di un'identità nazionale Omologata Idealmente, e cercano le differenze per far comprendere che il Mondo non è Piatto e Omogeneo, ma composto da un'orografia irregolare, una calca di differenze in continuo movimento.

A proposito di identità ho dato uno sguardo al documento di Chris Marker (tra l'altro deceduto quest'anno 29/7/2012 all'età di 91 anni) nelle immagini del Film traspare la sua Teoria delle identità sfumate immerse nell'allora (1983) indeterminatezza della modernità.

A mio parere le sue considerazioni fanno il paio con "sapere induttivo debole" (Giddens) quelle "certezze" che si danno per scontate perché frutto di un "sapere che circola" e pertanto credibile solo per quello che produce incasellamento e falso posizionamento,  concetti che vengono pilotati (Potere=Sapere) e sapientemente "somministrati".

Secondo Me, Trinh nel suo "Surname Viet Given Name Nam" 
Con la "fiction" delle interviste  rivela la natura costruita del documentario, e rende oscura l’dea attorno all'Intervista come un luogo che dovrebbe comunicare verità “vere”, quindi smonta alcune certezze e ci fa comprendere come la Costruzione del Girato possa essere manipolata e che, con la sola visione (piatta), non sia possibile capire se quanto viene visto sia VERO o VEROSIMILE, quello che oggi accade nell'immenso web magmatico dove l'insidia del Falso è dietro l'angolo. 
Il film di Trinh si sviluppa su diversi piani identitari respingendo stereotipie e concetti guardiani, ci fa vedere come le identità siano in continuo movimento.


12 ottobre 2012

Politica e Società

Questi due Argomenti ancora oggi molto controversi nella rappresentazione Documentarista, mi affascinano in modo particolare.
Winston parla dei suoi colleghi come affascinati dalla vista poetica di operai al lavoro.

Con Housing Problems (1935) per la prima volta gli Operai acquistano Voce davanti alla telecamera ma in una veste rappresentativa quasi miserevole come a chiedere e supplicare una vita migliore, certo non proprio una rappresentazione edificante.
Ecco qui vedo molto lo schiacciamento del soggetto in assoggettato (Hayes)alla volontà del Regista cosa che non condivido assolutamente, un leit motiv studiato forse per fare presa sul pubblico.

Mentre come già accennato in altri miei post apprezzo la crudezza di Vertov con la sua KINOPRAVDA,  COGLIERE LA VITA IN FLAGRANTE. Secondo il mio parere il suo lavoro si sviluppò sul confine della polemica e del dibattito, sì perché cogliere la vita in flagrante rappresenta per me un buon viatico, mentre l'altra sua affermazione Educare le Masse attraverso il cinema stride un po', inoltre giudicava i Cineasti venditori di anticaglie, quasi a tracciare un confine tra i suoi Documenti Verità e i loro che trasudavano costruzione Artificiosa. 
Vertov ci Parla di "L’uomo con la macchina da presa (1929)" come dimostrazione da parte del Cine-Occhio di vedere ciò che l'uomo non è in grado di vedere, credo qui inteso nel senso di rappresentare, cioè l'uomo quando vede esercita un processo di costruzione di significati densi di pre.concetti, anche qui avrei da obiettare, perchè il posizionamento della telecamera e il soggetto da inquadrare, sono sempre parte di un progetto di un Autore che decide sulla base di sue mappe mentali e domande di ricerca e quindi sempre influenzate da un pre-concetto.   

Venendo a John Grierson, già negli anni Venti aveva intuito che il cinema poteva diventare il mezzo per coinvolgere le masse nazionali, irregimentarle, allo scopo di fargli condividere i progetti economici e politici della classe dirigente. Era convinto  che fosse giusto forzare la mano alla realtà Documentaria se tutto ciò avesse potuto permettere di impossessarsi dello spirito della materia trattata. 
Credo che questo non mi vede d'accordo, rispetto Grierson per i suoi lavori ma non sono d'accordo sulla modalità complessiva, il termine educare le masse con il film, e manipolare il girato a scopi perfezionistici mi mette a disagio, per me cozza terribilmente con la logica del Documentario.

Poi Nichols ci traccia il seguito di un filone avanguardista meno teso verso l'irregimentazione e più orientato alla valorizzazione partecipativa degli operai, rendendoli soggetti attivi del girato.
ci parla di Joris Ivens, olandese, ebbe una formazione politica di sinistra, in linea con la crescente marea antifascista che con le più diverse angolature, coinvolgeva gli intellettuali europei a cavallo tra le due guerre.
riporto le considerazioni di Ivens che poi commento 
Il nostro scopo era quello di evitare degli effetti fotografici gradevoli che distraessero il pubblico dalle verità sgradevoli che stavamo mostrando. Il regista deve essere arrabbiato e indignato nei confronti del degrado e della povertà delle persone prima di trovare l’angolo e la luce giusta per illuminare lo sporco e la verità.”
Secondo Me Ivens se rapportato ai nostri giorni possiamo inserirlo nella categoria giornalista di inchiesta (per esempio Gabanelli con Report), più interessato al reportage del dato di fatto, che non all'estetica della ripresa a tutti i costi perfetta, punta alla piena evidenza dell’oggetto, ad un realismo puro. 
Nichols ci segnala Pioggia di Ivens, l'ho visto, credo che da un punto di vista delle immagini è molto interessante (richiama l'affermazione di Ivens), ma mi sono completamente scollato dalla colonna musicale, sarà anche in linea con l'uggiosità del filmato ma è assolutamente stucchevole, tanto che a metà filmato ho tolto l'audio e mi sono lasciato suggestionare solo dalle immagini, devo dire che è andata meglio.

Ivens collabora anche con Henri Storck in Miseria nel Borinage che ho già commentato in un altro post.
Un Lavoro di una schiettezza interessante, immagini crude e un problema che ancora oggi, nonostante ci si considera paese civile, si ripete, lavoratori sottopagati, cassintegrati senza futuro.
Ovviamente il punto è che allora Ivens e Storck ebbero forza, coraggio e passione, perché questo lavoro gli procurò parecchie critiche a livello governativo, addirittura alcune scene sono girate di nascosto, consiglio la visione di questo documento, è PER ME, un ottimo documento che "coglie la realtà in flagranza" anche se alcune scene sono elaborate insieme agli operai di nascosto, ma quella è purtroppo la cruda realtà di quel momento.
http://video.google.com/videoplay?docid=-2741272937240169803&hl=fr
è un ottimo documentario d'inchiesta.
raccolta degli scarti
 

manifestazione
il duro lavoro nelle gallerie
  


11 ottobre 2012

Tipi di documentario

Attraversando i diversi tipi di documentario, Nichols ci illustra con dovizia problematiche e pregi di ogni Modalità operativa.
Credo personalmente di essere d'accordo con alcune affermazioni di Nichols, ed io a mie parole ribadisco che il sapere non è cumulativo e progressivo, pertanto la realizzazione di un documento Video, è una questione Hic et Nunc, riferibile quindi ad un contesto definito e ad un tempo definito, all'interno dei quali si esperisce una particolare esperienza complessa di stati d'animo, ibridazioni, e interpretazioni che fanno sì di realizzare "Quel Documento".
Poi possiamo se volete, a lavoro concluso, dissezionare il girato per esprimere pareri sul tipo di documentario, del perché, ecc. 
Tali pareri sono, ovviamente, espressi a posteriori, acontestuali, e lo iato tra il luogo e tempo della registrazione e il luogo e tempo della critica/osservazione, probabilmente è stato affollato da nuove dinamiche visive e comportamentali, che possono solo essere comprese ora, dinamiche, che nel momento del girato non erano ancora patrimonio di conoscenza.
Personalmente preferisco una modalità di tipo Osservativa e Partecipativa, mi consentirebbe di cogliere "l'imponderabile del quotidiano", combinata con telecamere fisse (limitano l'ingombro fisico dell'Operatore in carne ed ossa e col tempo diventano pressoché invisibili, facilitando tra l'altro l'analisi indicale) e videocamera digitale per le riprese di prossimità, primi piani ecc.
é una modalità che mi può consentire di muovermi tra le persone e partecipare attivamente alle routine quotidiane, (Cognizione Situata-Lave) agevolando il processo di esplicitazione in fase di montaggio.
Interessante mi pare l'utilizzo di Rouch e Morin, metodo ispirato al Video Feed-Back & Stimulated Recall (Tochon) modalità riflessiva e probabilmente produttiva di risultati che tendono al miglior esito possibile, anche se ovviamente la parola fine viene posta sempre dai/dal regista.
Con Questa tecnica i soggetti ripresi, rivedendosi possono riflettere sul proprio comportamento, utilizzando la possibilità offerta dalla ripresa di ascoltare la voce e allo stesso tempo di osservare la direzione dello sguardo, quello che Tochon chiama Terzo Costrutto, il video come uno specchio che consente ai protagonisti ripresi con la telecamera di riconsiderare le proprie azioni. 
Mi ha colpito in modo particolare per la tecnica tra girato e intervista di The Life and Times of Rosie the Riveter, Un documento molto realistico uno spaccato dell'america della seconda guerra mondiale.

Credo sia un lavoro fantastico, centinaia di interviste, immagini dell'epoca di ogni tipo, suoni e musiche del tempo, e ovviamente la rappresentazione di queste donne che si ritrovano proiettate nelle fabbriche in sostituzione dei loro mariti/fratelli/padri, partiti per il fronte, grande momento documentario, ovviamente per me.
Sono d'accordo sull'affermazione della Costruzione Documentaria, perchè come affermavo in un altro punto dei miei commenti è sempre una interpretazione di interpretazioni, affermazioni condivise in emersione, che poi si inabissano per riemergere in fase di montaggio rimodificate, modellate nuovamente, dunque sono d'accordo sulla questione che il documentario è una rappresentazione (processo) ricostruita.








10 ottobre 2012

avanguardie XX sec.

con la sperimentazione poetica si percepisce la voglia dell'autore/regista di smontare l'abilità empirica dell'occhio della telecamera, come dicevo prima la diversità tra impressionismo ed espressionismo, arriva anche nel cinema.
Nichols ci fa notare come agli inizi del XX sec. già si intravedeva la voglia di "far Vedere Una Verità" non la Verità, cioè la creatività di colui che si trova dietro la macchina da presa. 
A mio parere si fa strada l'idea attraverso effetti fotografici ricercati la distrazione del pubblico dalle sgradevoli verità che si presentavano davanti al cineocchio,


Al contrario di Henri Storck che mi ha colpito per la sua consapevolezza e la qualità in quel Miseria nel Borinage, dove Storck decise di girare tutto quello che ci si presentava davanti agli occhi nel modo più crudo e sincero possibile». Il documentario Miseria nel Borinage trattava il tema complesso dei rapporti di lavoro (e la miseria delle classi sociali inferiori) nei bacini di estrazione del Belgio, nulla era sfuggito al cineocchio della telecamera di Storck: 
 - la miseria quotidiana 
 - gli scioperi in un lavoro tanto bestiale

in questo periodo si fa strada l'idea della voce fuori campo come "pilastro del coinvolgimento" come dicevo in un commento più dietro, immagini che scorrono e la voce fuori campo che affabula e convince, in questo periodo troviamo il Cinema/Documentario di Stato, La corazzata Potemkin, i Documentari del Reich, come IL TRIONFO DELLA VOLONTÀ, titolo ideato dallo stesso Hitler, una preparazione faraonica, con la Leni Riefenstahl che si trovò nella condizione di coordinare il lavoro di centinaia di persone tra tecnici e operatori, insieme alle suggestive coreografie di Albert Speer. Più che un documentario IL TRIONFO DELLA VOLONTÀ È UN IMMENSO INNO VISIVO, UN’OPERAZIONE DI INCREDIBILE VALORE ESTETICO, che ha raccontato i tre giorni di congresso del partito nazista del 1934.

Come abbiamo visto in pochi frammenti, quante possibilità può offrire la Telecamera ed il successivo montaggio?
Parecchie ed ancora una volta il gioco è tra il Potere/Volere del Regista contro il frame di pellicola inerte e manipolabile.








Cap.5 -


Anche se elaborato e costruito il Lavoro di Flaherty costituisce uno spartiacque come modello di ripresa (siamo nel 1920).
Nanook of the North si impose credo anche per la sua sostanziale distinzione rispetto alle produzioni fino ad allora giunte nelle sale cinematografiche. 
Flaherty si distinse immediatamente come un regista diverso, infatti ci dice “io volevo mostrare gli eschimesi”.  Il cinema/documentario di Flaherty, quindi, NON diventa (in quel momento, con metodi e idee di quell’epoca) proprio un mezzo di spettacolarizzazione della realtà, ma forse un metodo di indagine e di approfondimento della stessa.

Nel Documentario non sarebbe ammesso il plagio della realtà, il suo romanzarla, questo come regola deontologica, tant’è che il grande Dziga Vertov parlava, non a caso, di «vita colta in flagrante», quando accennava alla MISSIONE DEL DOCUMENTARISTA, con il rifiuto di di ogni manipolazione. Vertov aveva già compreso alla fine degli anni Venti, quando realizzava alcune delle sue opere documentaristiche con telecamere nascoste.
Credeva il Documentario come l'esperanto in grado di parlare alle masse, e mi piace questa espressione, perché se pensate alla sola immagine, se riprodotta correttamente nella modalità panoramica dove parlante e ascoltatore sono sempre inquadrati, il senso dell'azione e il contenuto diventano compresibilissimi (Garfinkel). 

Altro spunto interessante può essere quello contenuto nel libro di Carlo Alberto Pinelli, regista cinematografico, L’abc del documentario, secondo lui, si basa essenzialmente su un patto tacito di fiducia, cioè fidarsi dell'autore.

Che dire allora delle scene di "La sottile linea Blu" che sono state girate nel New Jersey e non a Dallas? come la mettiamo con l'affermazione più sopra di Pinelli e Vertov?

come si può notare molte sono le sfaccettature che si sviluppano nella realizzazione di un documento video, molte sono le tecniche e molti i modelli (soggettivi) disponibili, credo però che se le artificiosità vengono utilizzate al fine di una migliore comprensione, senza stravolgere i fatti reali, si possano utilizzare, e ovviamente deve essere evidenziato nell'introduzione al filmato, altrimenti sì diventa fiction!

Certo le riprese elementari di Lumiere, con L'uscita dalla Fabbrica, il Treno che arriva in Stazione, sono le prime reali e palesi immagini crude di un reale in divenire proposto più e più volte in differita quasi a celebrare un Nuovo Mondo, e comunque ricalcano il solco degli impressionisti (per es. Monet con le riproduzioni a diverse ore del giorno della Stazione di Saint Lazare) la voglia di riprendere la realtà colta in flagrante, senza aggiustamenti, cosa che avverrà poi con l'espressionismo.

forse è questo (per me) il periodo più vero del documentario, dove ancora le tecniche non consentono manipolazioni sopraffine e quindi il risultato che appare sullo schermo è il Vero ripreso dal cineocchio.






Di che cosa parlano i Documentari

Rispetto a quanto dice Nichols
"In ogni documentario ci sono almeno tre storie che si intrecciano: la storia del regista, quella del film e quella del pubblico. Queste trame fanno tutte parte, ognuna in modo diverso, della risposta alla domanda "Di che cosa parla un film?"

Io non sono proprio d'accordo, nel Documentario vi sono più di tre storie, perché oltre a quelle accennate da Nichols vi è la quarta storia che è quella che scaturisce dall'incontro delle altre tre, un'interpretazione e una fusione delle altre tre, che non è una semplice fusione tra l'altro, ma una interpretazione di interpretazioni reciproche riviste e sistematizzate all'interno di un intreccio narrativo.
Poesia e Narrativa, logica e retorica, insieme nello spartito per tracciare i lineamenti del documentario, insieme per formare attraverso il racconto, la filosofia e l'ottenimento del consenso un resoconto emozionale, credibile e convincente.
Il potere delle immagini sapientemente miscelate con suono e voce, gioca sugli stati d'animo, che si affollano come nebbie ed ottenebrano la riflessività,  provocando un fiume di sensazioni diverse ed alterne in grado di condurre lo spettatore dove vuole il regista.
Quindi di cosa parlano i documentari, talvolta anche di nulla, o meglio si tratta di semplici immagini allusive sulle quali si costruiscono Poemi o Storie, utili solo al convincimento ed affabulamento dello spettatore su uno specifico argomento, pro domo documentario e suoi autori. Per esempio il programma d'inchiesta le "Jene"  in qualche circostanza ha trattato  argomenti molto delicati come le guarigioni da malattie "terribili" provocando talvolta (senza supporto scientifico, o forse meglio dire senza una più complessiva trattazione anamnestica, farmacologica, ecc.) attraverso la messa in onda di reportage e testimonianze, false aspettative nell'utente televisivo.