30 novembre 2012

lunedì 3/12

Ciao a tutti,
un sintetico promemoria sulla lezione del 3/12 (stessa ora e luogo).
Portate i file di ripresa - soprattutto coloro che intendono lavorare sui Mac nel laboratorio.
Riprendiamo l'editing video lavorando direttamente sul vostro materiale grezzo, quindi mi raccomando di dargli un occhio e di assicurarvi che sia fruibile.
Ricordo inoltre il programma - gratuito - da scaricare online per la conversione dei formati in .mov: Mpeg_streamclip. Ottimo - con il semplice comando in and out - per selezionare le parti di video che intendete lavorare e quelle che intendete scartare.
Consiglio: costruite cartella con i materiali divisi in sottocategorie (files) i cui nomi vi aiutino non solo ad orientarvi ma anche ad organizzare e a interpretare/analizzare il materiale secondo i vostri obbiettivi.
Ricordate lo schema di sceneggiatura mobile di Cedrini distribuito a lezione come linea guida per definire progressivamente la fase di editing.
a lunedì
sara

29 novembre 2012

Buongiorno a tutti,
anch'io scrivo per un aggiornamento. Ammetto che durante le mie riprese della scorsa settimana, mi sono venuti molti dubbi sul lavoro, ho fatto passare un po' di tempo prima di rivedermi le riprese fatte e ora, che le ho riviste, mi sto chiarendo le idee. Durante l'intervista che definirei guidata ( ho scritto una scaletta, poi nel corso dell'intervista ho aggiunto qualche domanda ma in generale mi sono attenuta alle domande a cui avevo pensato precedentemente), non è sempre stato facile guidare il mio interlocutore perchè ormai mi è chiaro che lui ha i suoi "tre pilastri" che di fatto fa trapelare in ogni suo discorso. Parlando abbiamo cercato da fare un percorso analizzando il rapporto suo personale con il luogo con le sue opere e tra luogo e opere. Siamo andati alla ricerca delle poesie che raccontano del convento e mi ha descritto il significato delle sue sculture "immerse" mi vien da dire, negli angoli del convento.
Ci siamo poi spostati (con qualche mio tentativo di fare riprese in movimento) nella famosa cantina! Qui ho scoperto esserci anche il suo laboratorio di scultura ed è stato interessante perchè proprio in quei giorni stava finendo un crocefisso. Ho ripreso, come insegna Pavanello, gli strumenti di lavoro, poi ho iniziato a cogliere la sua stanchezza. La frase successiva (mentre stavo facendo qualche ripresa alle botti e alle bottiglie di vino e grappa) è stata: "mi hai fatto venire sete":-)In realtà è stato molto paziente.
Per fare le riprese ho recuperato un manfrottoe mi sono a ccorta di quanto le cose cambino.
Non so se ho materiale a sufficienza, mi sono venute altre idee come estendere il lavoro, intervistando e filmando all'opera altri soggetti che nel convento in diversi modi mettono a frutto le loro capacità, però non vorrei poi allontanarmi troppo da ciò da cui ero partita. Penso sia meglio concentrarsi sul soggetto iniziale e tenedo presente il mio obiettivo di partenza.
a lunedì grazie
cecilia
 

26 novembre 2012

Aggiornamenti



qualche aggiornamento sulla mia microetnografia. La scorsa settimana ho passato un pomeriggio di riprese presso l’officina Hirose. Il materiale filmato ha una durata complessiva di circa due ore e mezzo (!!!) e gli spunti sono numerosi. Purtroppo però non mi è possibile caricare nulla: nonostante la sua massima disponibilità, Hirose non mi ha ancora filmato la liberatoria perché, per scrupolo, vuole attendere di visionare il prodotto complessivo. 
A poco a poco sto riguardando le registrazioni per riflettere su quanto appreso e per selezionare i momenti significativi. Elenco brevemente i passaggi di quanto avvenuto:
-         ho raccolto approfonditamente la storia di vita di Hirose, con degli interessanti spunti sulla questione della sua appartenenza. Mi ha raccontato del suo periodo di apprendistato presso Fumagalli, ma mi ha anche parlato di un altro designer, il giapponese Motomi Kawakami, nel cui studio ha lavorato da giovane e che lui considera suo “vero maestro”.
-         La conversazione è proseguita naturalmente su altri temi interessanti: dal suo giudizio riguardo la collaborazione professionale tra italiani e giapponesi al suo approccio al lavoro del ferro (a metà tra “arte e artigianato”). Parlando delle diverse tecniche di lavorazione del metallo Hirose ha detto una frase che trovo molto interessante: “Io il ferro lo devo rispettare”. Mi ha inoltre detto che è la vita di tutti i giorni, gli amici e i conoscenti, a ispirarlo nel suo lavoro e che di conseguenza rimane costantemente attento a tutto ciò che gli capita.
-         Mi ha mostrato e commentato alcune fotografie dei suoi lavori e mi ha fatto una dimostrazione pratica di come lavora, indicandomi gli strumenti più frequentemente utilizzati.
-         Ci siamo poi spostati fuori dalla corte, dove mi ha mostrato la vecchia officina di Fumagalli e dove è avvenuto un brevissimo ma simpatico incontro con un suo conoscente. Dopodiché sono entrata insieme a lui nella chiesetta a fianco, per la quale lo stesso Hirose ha creato il crocifisso davanti all’altare. Di crocifissi work in progress ce ne sono in abbondanza nel laboratorio, e nel cortile interno dello studio c’è addirittura la statua di una madonna con l’incudine (repentinamente filmata)! Tuttavia alla domanda sulla sua religiosità Hirose mi ha risposto di non essere cattolico, e che suppone lo fosse Fumagalli.
-         Ho fatto diverse riprese interne ed esterne al laboratorio. Un’altra immagine interessante è stata quella delle foglie autunnali (una sensibilità che per le mie conoscenze è molto giapponese!): Hirose ne teneva una in mano mentre mi parlava, c’erano foglie autunnali ai piedi degli oggetti da lui fotografati e davanti all’ingresso dell’officina. Ho ripreso quest’ultimo spostandomi lentamente dalle foglie alla porta: qui non può non cadere l’attenzione sull’adesivo “qui nessuno è straniero”.

Entro l’incontro di lunedì cercherò di portare ulteriori riflessioni. Nel frattempo rimango in attesa di vostri eventuali commenti.

A presto,

Rosanna

24 novembre 2012

Il paesaggio trasfigurato-esercitazione


Cari tutti e tutte,

Ho caricato su youtube il video (http://youtu.be/vZmCEBfcxAE) dell'ultima esercitazione proposta, quella relativa all'intervista e al tentativo di “mettersi dalla parte dei nativi”, o “sopra le loro spalle”. Il mio problema principale è stato che quel nativo è mio papà, di cui conosco abbastanza bene il punto di vista e le possibili argomentazioni e la struttura del suo mondo significante, perciò vi avviso che nel video parlerò pochissimo, proprio perché ritenevo imbarazzante fare domande di cui prevedevo la risposta, e cercavo di evitare il rischio che tutto sembrasse un po' troppo rigido e impostato. In una delle scene tagliate mio padre si rivolge ad un imprecisato “voi” e dice frasi come “andiamo all'asilo che hai frequentato”. In conclusione, nonostante l'esercitazione sia stata utile per riflettere sulla questione del punto di vista nel video, credo che l'intervista filmata in questo modo –in movimento– non funzioni per il progetto che ho in mente, che spiego più sotto. Non vi faccio notare l'estenuante scalpiccio dei passi di sottofondo se no non riuscite a guardarlo neanche più di tre minuti, ops, ve l'ho detto.

Già che sono in tema di farvi notare cose fastidiose, volevo portare l'attenzione sulla splendida zoomata all'indietro dal cartello all'ingresso di Castano Primo fino all'ex-bosco, preceduta da una zoomata vertiginosamente parkinsoniana sul cartello stesso. Questa, come tante altre, sono tutte da rifare. Mancano a mio avviso delle riprese più stazionarie, concentrate sui singoli elementi, soprattutto se serve per sottolineare qualcosa detto da mio papà.

La terza premessa riguarda proprio i tagli: tagliando ho potuto far apparire tutto più “naturale”. Mio padre sembra che parli sempre di sua spontanea volontà, senza che io lo indirizzi. Nonostante la grezzezza del montaggio, fatto più che altro per ridurre la durata della visione, ho potuto far sembrare alcune scene di spaesamento tra lui e me-con-la-telecamera come spaesamento tra lui e il paesaggio, mentre sicuramente era una mescolanza fra i due tipi di spaesamento.

Il mio progetto consiste nell'indagare lo stupore di un uomo di fronte ad un paesaggio trasfigurato. Un paesaggio che è anche quello della memoria, custode di ricordi. Ricordi non solo fatti di immagini, ma –ed è quello che mi importa di più– anche di modi di essere nello spazio, nel paesaggio, col corpo; modi di attraversarlo o di arrestarcisi di fronte, perché ritenuto confine. Cosa succede ad un confine certo quando viene sventrato da una ruspa? Che cosa rivela lo squarcio?
Questa prima prova con mio padre mi permette di andare avanti con la riflessione. Adesso ho due problemi:
  1. chi saranno i miei soggetti
  2. come convincerli a farsi una passeggiata con me

Seguendo il consiglio della prof Bramani estenderei la ricerca ad altri attori della trasfigurazione paesaggistica: le imprese di costruzioni, gli esponenti locali del pdl..:)
Soggetti possibili potrebbero essere inoltre le associazioni di cittadini che si oppongono al consumo di territorio: dalle mie parti ad esempio c'è il movimento contro la terza pista di Malpensa.

Grazie per l'attenzione e buona giornata,
Alessandra

19 novembre 2012

Terra e cura (microetnografia)

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Cara Sara e colleghi,
finalmente riesco a postare sul blog.
Vi relaziono in merito alle linee guida tematiche della microetnografia di cui mi occuperò, alla luce degli spunti emersi nel corso dell'ultima lezione e di alcuni passaggi svolti in questi giorni.
L'oggetto della ricerca saranno i saperi e le pratiche di cura in ambito domestico e familiare, con particolare attenzione all'uso delle erbe e dei rimedi naturali. L'idea portante è quella di organizzare una sessione di focus group invitando cinque o sei donne di età e provenienze differenti, tutte attualmente residenti a Brignano Gera D'Adda (come me), un piccolo paese di campagna in provincia di Bergamo (6.000 abitanti circa).
L'idea nasce da un'interesse personale per i temi dell'antropologia medica e dall'osservazione quotidiana di crescenti difficoltà di comunicazione tra abitanti migranti e autoctoni, di fraintendimenti e impliciti culturali che, giorno per giorno, accentuano le reciproche distanze (anche tra autoctoni!). Ho pensato di partire da temi che potrebbero creare legami (più che fratture) e che trasversalmente possano attraversare tutti i gruppi: la terra (e i suoi prodotti) e le pratiche di cura.
Che rapporto c'è tra le pratiche di cura domestiche e i prodotti della terra? Di quali “terre” si sta parlando? Esiste una linea generazionale e di genere sul tema dei saperi di cura? Come questi saperi attraversano le generazioni (linea del tempo) e migrano di terra in terra (linea dello spazio)?
Le fasi di lavoro sono:
1) Colloqui informali per la selezione delle informatrici
2) Contatto con le interlocutrici, presentazione del progetto e invito all'incontro
3) Organizzazione e preparazione del focus group (luogo, tempi, strumentazione, domande)
4) Realizzazione del focus group (una sessione)
5) Rielaborazione dei materiali ed eventuale raccolta successiva (interviste e/o storie di vita, riprese di momenti specifici emersi nei racconti, approfondimento di temi,...)
Per ora mi trovo al punto uno: ho individuato una donna albanese e sono in attesa di altri due contatti; per le donne autoctone è un po' più difficile perché mi sto accorgendo che il mio preconcetto “abitante della campagna – legame con la terra” forse non è fondato perché come dice uno dei primi informatori (M): “Noi siamo in campagna, non abbiamo molte piante medicinali, qui non ci sono boschi” e “Conoscevo persone che avevano il segno a Brignano, ma ora non ci sono più”... ed erano tutti uomini!
Aspetto vostri ritorni e vi tengo aggiornate sugli sviluppi.

Per Sara: potresti mandarmi
- Materiali sul focus Group (di cui hai accennato a lezione)
- Documento da allegare alla delega quando riprenderemo (che presenta il progetto)
- Ciò che serve per caricare video su youtube (il giorno in cui l'hai spiegato sono arrivata tardi)

Grazie e a presto
Cristina

16 novembre 2012

microetnografia

Cara Sara, cari colleghi,
il tentativo di fare una microetnografia con Fra Sebastiano continua. Martedì dopo vari cambiamenti di date passerò del tempo in convento. Sto cercando di scrivere una scaletta delle domande anche partendo dagli spunti che ho ricevuto dalla sua storia di vita. Come vi avevo detto, già nel nostro primo incontro, di sua iniziativa Sebastiano, ha pensato di raccontarmi la sua lunga vita.
Intanto riporto l'elaborazione delle linee guida tematiche. La mia indagine riguarda il rapporto tra quello specifico luogo e l'arte del fare, quindi il tema centrale potrebbe essere l'arte del fare in convento intendendo per arte la capacità creativa di produrre oggetti, testi, prodotti enogastronomici. L'aspetto specifico dell'etnografia è l'esperienza di padre Sebastiano, quindi la sua storia e soprattutto il suo vivere oggi, a ottant' anni, la sua espressione artistica nel senso più ampio del termine al convento situato sopra il Monte Orfano di Rovato. La domanda conoscitiva specifica e concreta di fondo è "qual è il rapporto tra questo luogo e la tua espressione artistica?".
Sarebbe bello vedere all'opera Fra sebastiano nella realizzazione di una delle sua sculture o che prepara vasetti di ciliegie immerse nella grappa o, ancora, mentre scrive poesie...
Ho trovato interessanti e fatte al caso mio le  parole di un testo di Pavanello che sto studiando per Metodologia, riporto il suggerimento immaginiamo di dover esaminare il procedimento di lavoro di un artigiano che produce oggetti artistici per esempio oggetti in legno intagliato. Sarà necessario osservare minuziosamente tutte le sue operazioni di lavoro, gli strumenti che adopera, analizzati anche nelle loro componenti, i movimenti del suo corpo e, naturalmente, sarà necessario interrogarlo per conoscere il nome di ciascuna operazione e di ogni strumento.
Può essere utile forse anche a Rosanna.
Attendo consigli e vi tengo aggiornati
Grazie
Cecilia
   

15 novembre 2012

Prova ripresa 1 Teatro dialettale milanese

Ciao Sara,
a seguito dell'incontro avvenuto l'altra sera con alcuni componenti della compagnia teatrale, vorremmo provare a postare 2 video prova per avere suggerimenti sulla tecnica di ripresa dato che non siamo riuscite a seguire l'esercitazione in aula.
Restiamo in attesa di consigli.
Ciao

Sonia e Alessandra
http://youtu.be/iNDi5a-cPFI
http://youtu.be/j_2r8LmuTbs

13 novembre 2012

Progetto di ricerca - Il teatro dialettale milanese


Ciao a tutti,

a seguito della bozza precedentemente inviata e alle successive riflessioni e condivisioni avvenute in aula, intendiamo illustrare in modo più dettagliato il progetto della nostra microetnografia sul teatro dialettale milanese.
Per quanto riguarda l’elaborazione delle linee guida tematiche, intendiamo esplorare come oggetto di ricerca la preservazione del dialetto milanese, nello specifico all’interno della sua forma teatrale.
Ci siamo focalizzate quindi sul teatro dialettale milanese come strumento di conservazione, in particolare mettendoci in contatto con la compagnia teatrale amatoriale I Barlafuss, facente parte del Gruppo Teatrale San Carlo alla Cà Granda a rappresentanza del tema trattato.
Il gruppo nacque nel 1974 con sede nell’omonima parrocchia di Milano-Niguarda nei locali che oggi paiono moderni e attrezzati, ma che in origine erano locali deserti, con pavimenti fatti in battuta di cemento e senza palcoscenico, costruita successivamente dai componenti della compagnia e da volontari. Dal 1995, grazie alle diverse associazioni e federazioni a cui hanno aderito, sono stati riconosciuti legalmente come una compagnia teatrale con un proprio statuto.
La nostra ricerca prende spunto dal nome della compagnia, I Barlafuss appunto, che in dialetto milanese significa persona di poco valore, confusionaria e che prende la vita come viene, il tutto con un attributo familiare e un senso benevolo. Il nostro intento è quindi quello di indagare sulla compagnia, sulla loro storia, sui suoi componenti, sui loro spettacoli, dal quale emergerà come proprio dal dialetto “affiori tutta la genuinità, la spontaneità, i vizi e la saggezza della gente comune, persone che incontriamo al mercato o sul ballatoio delle vecchie case di ringhiera” (fonte: www.ibarlafuss.com) e non generi quello che invece a primo impatto può sembrare un “teatro di serie B”.
Sulla base di quanto detto, intendiamo raggiungere l’obiettivo dello studio attraverso incontri di gruppo e interviste faccia faccia che facciano emergere i diversi punti da sviluppare. Perchè il loro motto è “dilettando e dialettando”? Perché citano la genuinità e la spontaneità collegate con il dialetto e la gente comune? Il concetto di salvaguardare è legato a un senso di nostalgia del passato? Il dialetto sta scomparendo? È una trasmissione di sentimenti umani? Ha un messaggio di socialità?
Nel corso dell’analisi abbiamo deciso di focalizzarci su uno spettacolo in particolare: Fortunna e danèe hinn semper dispiasèe, una commedia attualmente in scena e tratta da Fortuna con la F maiuscola di E. De Filippo.
Siamo giunte a porci la domanda centrale “Che motivo spinge oggi a recitare in dialetto milanese?”
Che significato profondo ha il dialetto per loro? Sono tutti milanesi? A che pubblico si rivolgono? Perché lo fanno? Che motivo li spinge a seguire questa passione?

Ad oggi siamo riuscite a contattare la compagnia per un primo incontro conoscitivo a cui è seguita la partecipazione al loro spettacolo sopracitato tenutosi al cineteatro Protraso, presso l’omonima parrocchia san Protraso di Milano.
Il nostro piano d’azione prevede quindi di effettuare ulteriori incontri e interviste con i componenti della compagnia (presidente, regista e attori) col fine di esplorare le possibili diverse esperienze personali che hanno conferito loro riconoscimenti e premi.

In attesa di eventuali riscontri ed osservazioni, vi salutiamo.

Ciao,
Alessandra e Sonia

12 novembre 2012

Microetnografia

Ciao a tutti, come già anticipato durante l'ultimo incontro in U6, è mia intenzione sviluppare una microetnografia che abbia attinenza con quella che sarà la mia tesi di laurea, ossia il fenomeno del code-switching (variazione di registro linguistico) nei bilingui. Approfittando del fatto che il portinaio dello stabile dove abito è di origine cingalese, intendo condurre, nella prima parte del lavoro, delle interviste, con lui e con altri soggetti che mi presenterà, riguardo le rispettive storie di vita (cosa li ha portati a lasciare il loro paese d'origine, perché l'Italia come paese d'adozione, l'uso e l'importanza delle due (o più) lingue nella loro vita attuale, se tramanderanno o meno la loro lingua madre a figli eventualmente nati in Italia, ecc.); nella seconda parte dell'entografia intendo, invece, documentare le occasioni di riunione di questa mini-comunità straniera e i contesti d'uso effettivo della loro lingua madre. Il tutto per cercare d'illustrare la loro rappresentazione dell'appartenenza a due realtà diverse.
Qualsiasi suggerimento possiate avere in merito, sarà bene accetto
Alla prossima
Anna Baruzzi

Schema di lavoro

Ciao a tutti,
per la mia microetnografia vorrei esplorare come oggetto di ricerca la storia e l’attività dell’officina del ferro battuto di Pioltello e del suo attuale erede, Mitsuaki Hirose, il quale mi ha dato la sua disponibilità ad un’intervista entro la fine di novembre.
Dal sito www.studiohirose.it riporto una breve presentazione:
L'officina del ferro battuto di Pioltello ha origini molto antiche: fu fondata nel 1640 da Zendenofano Fumagalli. I discendenti si tramandarono il lavoro di padre in figlio per sei generazioni. I lavori dell'ultimo rappresentante della famiglia, Genesio, sono presenti anche a Buckingham Palace, in Germania, in Uganda, in Togo, nella cappella dell'aeroporto di Linate, in vari istituti dell'Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli...La storia di Genesio Fumagalli è stata raccolta in un mini libro Una vita in ferro battuto (scaricabile in pdf). 
Nel 1983 l’officina è stata rilevata dall’allievo giapponese di Fumagalli, Mitsuaki Hirose. Sul sito www.studiohirose.it sono visibili anche alcuni oggetti da lui creati ed è presente una piccola autobiografia. Di lui hanno scritto in diverse riviste e quotidiani giapponesi e italiani (gli articoli sono visualizzabili online). Nel 2007 c’è stata una mostra fotografica dei suoi lavori al Centro Culturale Italo Giapponese di Kyoto e nel 2010 ha tenuto una lezione e dimostrazione pratica presso Tama Art University di Tokyo.
Sulla base di quanto sopra, lo scopo della mia ricerca è quello di capire in che modo Hirose possa rappresentare (o meno) l’incontro di due diverse culture artistiche/artigianali. Mi piacerebbe indagare la continuità dell’attività di Hirose rispetto all’eredità della famiglia Fumagalli, e di capire se e in che modo le sue origini giapponesi possono avere invece introdotto delle novità rispetto al passato.
Nella prima parte della microetnografia vorrei ricostruire la storia dell’officina del ferro: attraverso foto e documenti di archivio, attraverso il racconto di Hirose e, se mi è possibile, attraverso qualche breve intervista ai residenti della corte dove è situato il laboratorio. Farei inoltre io stessa delle riprese e delle fotografie al sito.
Dopodiché mi concentrerei sull’intervista:
- La sua storia di vita e le sue rappresentazioni: qual è stata la sua formazione? In che modo si è avvicinato all’arte del ferro? Che tipo di creatività consente questa materia apparentemente tanto rigida? Come mai ha deciso di trasferirsi in Italia? Come è giunto all’officina di Pioltello? Che ricordi ha di Genesio Fumagalli? Perché ha deciso di rilevare il laboratorio? In che modo sente di continuare la tradizione storica dell’officina? Cosa significa per lei svolgere oggi questo tipo di attività? Quali sono gli oggetti più richiesti e da che tipo di clientela? Perché ha deciso di far conoscere le sue opere anche in Giappone? In che modo le sue origini giapponesi possono avere influenzato la sua attività e la sua opera?
- Le pratiche: a questo punto chiederei a Hirose di mostrarmi il suo laboratorio e gli strumenti che utilizza, e di spiegarmi e mostrarmi il suo lavoro. Gli chiederei inoltre di mostrarmi (anche attraverso fotografie) gli oggetti da lui creati che ritiene più significativi e di commentarli.
Attendo eventuali commenti e osservazioni.
A presto,
Rosanna Fallica




6 novembre 2012

Prova

Gentile Sara, sto testando se riesco a postare qualcosa sul blog.

Perfetto, ho anche capito come pubblicare direttamente su Interstizi.

Grazie,
Alessandra

5 novembre 2012

ce l'ho fatta

Ecco sono riuscita

prova

Buongiorno prof. Bramani, solo per confermare che ho ricevuto l'invito e che ora riesco a postare. In settimana vedrò di pubblicare il tema della mia ricerca, cercando di rendere un po' più coerente quanto discusso stamani. A presto
Anna Baruzzi

Lezione 5/11

Ciao a tutti,
abbiamo concordato di fare una pausa di tre settimane per consentire a tutti lo sviluppo dei propri progetti individuali.
La prossima lezione - durante la quale ci concentreremo sull'editing video -  sarà quindi il lunedì 3 di Dicembre alla stessa ora e nella stessa aula.
Le nostre conversazioni nel corso di queste settimane avverranno via blog: sviluppo linee tematiche e video realizzati attraverso il loro caricamento via youtube (chi non era presente alla lezione mi scriva che comunico canale youtube e password per accesso) qualora siano interessanti ai fini delle vostre riflessioni e lavori microetnografici in corso.
un caro saluto e buon lavoro
sara

sviluppo punto 1

Ciao a tutti,
attendiamo i post con lo sviluppo del punto 1 (line tematiche, etc)
a presto
sara