29 aprile 2013

Interculturalismo e seconde generazioni nell’hinterland milanese. Cap 10.


Le nuove riprese avvengono nel Centro Culturale di Pioltello durante il laboratorio di teatro dell’oppresso condotto da Giulia e Giulia, due giovani ragazze poco più che ventenni.

Le riprese si svolgono in un clima più freddo del solito. Non per l’accoglienza ma per l’atmosfera richiesta dal laboratorio che esclude il sottofondo chiassoso dei precedenti contesti.

Utilizziamo ancora la doppia camera per riprendere una dozzina di adolescenti di diversa nazionalità impegnati nel laboratorio.

Questa volta non c’è nessuna lezione preparata ad hoc o conferenza scolastica come durante le precedenti riprese (anche se insieme a noi c’è la signora Virgillito incontrata all’ITSOS e invitata qui). Si tratta di una lazione classica dove i ragazzi svolgono esercizi  in cui bendati si devono riconoscere, o vengono modellati dai propri compagni come se fossero statue o ancora, l'unico conttatto fisico avviene di spalle nel mentre ci si conosce o si dialoga in questa posizione.

Giulia ci dice che questa tecnica teatrale è stata pensata proprio per far entrare le persone in contatto fisicamente persone che magari faticano spontaneamente ad entrare in contatto anche solo verbalmente.

Le scene inquadrate riguardano gli esercizi veri e propri così come la preparazione ad essi, le istruzioni impartite dalle insegnanti e le reazioni dei partecipanti prima, durante e dopo l'esercizio.
 
Vittorio

22 aprile 2013

Interculturalismo e seconde generazioni nell’hinterland milanese. Cap 9.


Arrivati nella classe di Barbara all’ITSOS c’è già un discreto fermento, siamo attesi, siamo l’evento del giorno: un po’ perché si perde un’ora di lezione d’italiano, un po’ perché la classe che filmiamo è anche fisicamente una delle più ghettizzate, di fatto è ubicata nel sottoscala della scuola. La notizia del nostro arrivo circola già da un po’ e per questo gli studenti che si tramuteranno in “attori” sono sulla bocca di tutti, tra battute dei compagni, sfottò e finta indifferenza dei protagonisti frammista a guizzi d’orgoglio.

Barbara si è già occupata di raccogliere le liberatorie firmate dai genitori e gestire le burocrazie con la presidenza della scuola, Giovanna, un’altra insegnante, da una mano a noi e Barbara.

Per prima cosa giriamo con doppia camera (una fissa) interni ed esterni, poi qualche inquadratura degli studenti dentro la scuola e l’aula. Quindi registriamo, come già precedentemente annunciato, il voice over degli studenti che leggono “Guido io vorrei” di Dante, tradotta nella lingua di ogni studente.

 Su suggerimento di Barbara riprendiamo non una lezione qualsiasi ma un incontro organizzato per gli studenti dalla scuola con la signora Virgillito, una donna siciliana, emigrata in Germania negli anni ’70 e ora tornata (già da giovane vi aveva vissuto) a Pioltello. La signora ha scritto un libro sulla sua storia di migrante e ne parla ai ragazzi.

Sempre con doppia camera fissa, viene filmato l’incontro e poi pensieri e riflessioni dei ragazzi a margine di quest’ascolto.

Terminate le riprese Mirko ci chiede se possiamo riprendere lui che va a prendere a casa il suo compagno di classe Hassan (lo stesso del corso d’italiano per stranieri) per accompagnarlo a scuola. Ci dice di aver iniziato quest’accompagnamento curioso di vedere come e dove vivesse Hassan, inizialmente molto riservato.

A nostra volta invitiamo la signora Virgillito a seguire il nostro lavoro, verrà volentieri durante le riprese nel laboratorio di teatro di Pioltello. Laboratorio che per altro lei già conosce.

18 aprile 2013

Interculturalismo e seconde generazioni nell’hinterland milanese. Cap 8.


Le prime riprese avvengono nella classe d’italiano per stranieri a Seggiano. Vengono posizionate due camere in due angoli dell’aula. I partecipanti sono già stati preparati alla nostra presenza. Considerato però il grosso ricambio, compaiono anche nuovi partecipanti, “fermati” sulla porta e, aiutati da alcuni frequentanti di vecchia data, informati su chi fossimo e cosa stessimo facendo, raccogliendo anche le loro liberatorie. Uno di questi è apparso disturbato dalla cosa, non ha firmato la liberatoria e quindi gli abbiamo assicurato che non sarebbe stato ripreso, invitandolo a sedersi in un “punto buio” per le camere.

Giovanni è baldanzoso come suo solito, i tre ragazzi che lo aiutano (Hassan, Faizan, Umer) sono in ritardo e questo lo turba. Alla fine i suoi “colleghi” arrivano, si comincia: Faizan e Umer spiegano le regole della scuola, non tanto per noi che siamo lì a riprendere ma per i nuovi frequentanti. In classe si parla solo italiano, altrimenti non s’impara. C’è un grosso andirivieni di persone nuove e vecchie, alcuni sembra compaiano più per trovare degli amici che per imparare la lingua, eppure la lezione inizia.

 Appare un po’ confezionata apposta per noi: il corso avanzato parla della parola “diritto” in tutte le sue accezioni. La classe si divide in due stanze adiacenti tra principianti e corso avanzato. Noi decidiamo di restare a filmare il corso avanzato nonostante Giovanni insista fortemente che siccome abbiamo due camere possiamo filmare entrambi i gruppi. Siamo fermi sulla decisione siccome adottare la doppia camera per riprese di questo genere è una scelta registica non casuale, Giovanni se ne fa una ragione.

Filmiamo il dibattito sulla parola “diritto” condotto da Hassan e Umer come insegnanti. Escono cose molto interessanti specie differenze linguistiche in cui ci sono più definizioni di diritto giuridico, mentre sul significato geometrico sono tutti piuttosto concordi.

 Alla fine i gruppi si ricongiungono, Giovanni forza un po’ la mano chiedendo ai partecipanti se il corso d’italiano serve e a cosa serve… Valuteremo in corso di montaggio se mantenere questa scena, potrebbe essere interessante anch’essa!

Vittorio

confermata lezione

Ciao a tutti,
vi confermo la lezione di domani: stessa ora e luogo.
sara

11 aprile 2013

lezione di domani

Salve,
la lezione di domani è anticipata alle 12.30
cordiali saluti
Sara

p.s. Ricordatevi la scadenza per l'impostazione, da condividere via blog, delle vostre micro etnografie. (sviluppare i primi 4 punti dello schema operativo che trovate sotto l'etichetta "materiali per studenti". Per Liberatorie e fogli esplicativi dell'attività didattica mandatemi una mail che vi rispondo con allegato)


7 aprile 2013

Interculturalismo e seconde generazioni nell’hinterland milanese- Risposte ai commenti - Cap 7.


Le Sue riflessioni sono state molte spero quindi di riuscire a rispondere a tutte, se dimenticassi qualcosa mi faccia sapere, cercherò di essere più preciso.

Per comodità mi torna utile rispondere dalle ultime questioni che mi ha posto, aiutandomi nel procedere cronologicamente.

Le domande che muovono l’indagine e la decisione di procedere in uno specifico modo hanno una derivazione, questo documentario infatti dovrebbe nascere come “fratello minore” di uno realizzato lo scorso anno focalizzato sul tessuto sociale di Quarto Oggiaro e le esperienze nascoste o inattese di un quartiere molto connotato nell’immaginario comune. L’associazione per cui lavoro e parte della troupe del lavoro su Quarto, hanno deciso di replicare la sperimentazione spostandosi sull’hinterland popolare di Milano, come ulteriore specificità forse ancora meno indagata o data per scontata dai più perchè vista tradizionalmente come una sorta di dormitorio per pendolari.

Si è immediatamente deciso di circoscrivere un’indagine che avrebbe potuto essere molto dispersiva. L’interesse è subito ricaduto sulla presenza straniera in una zona, quella est. Anche per dare seguito a campagne come quella di “L’Italia sono Anch’io” sostenute dall’associazione. Una presenza, quella straniera qui, talvolta vista come impenetrabile, molto chiusa. Ci siamo chiesti quindi: Chi sono queste persone? Come vivono il territorio? Qual è il terreno di relazione tra le persone? Come si svolgono queste relazioni?

Sicuramente l’oggetto d’indagine è rimasto inizialmente molto sfumato, sfuggente. Come si è visto dai miei post l’approccio con esso è stato lungo e delicato prima di poter entrare in confidenza, in una relazione di fiducia.

La domanda attorno al “quando” che Lei mi pone, ha senz’altro dettato il modo di procedere. La tempistica su tutto. Essendoci dati circa tre mesi di tempo molte accortezze si sono dovute riadattare, talvolta mediare. Luoghi come il quartiere Satellite di Pioltello appaiono come fortezze impenetrabili al primo impatto pertanto per potervi entrare in contatto in modo non invasivo e in tempi stretti è stato indispensabile cercare qualcuno che mediasse l’ingresso. Inevitabile in questo modo spostare inizialmente lo sguardo secondo il punto di vista dei nostri accompagnatori, così come accettare alcune condizioni. Come quella posta di non far apparire esplicitamente il centro di cultura nell’indagine, cosa tuttavia accolta senza grossi sacrifici, del resto l’interesse è quello di raccontare il contenuto e non il contenitore; la mediazione di persone come Don Luigi o Barbara (la professoressa) dovevano fungere fin da subito da sorta di “shattle” da cui staccarsi una volta in orbita.

Dei luoghi scelti solo uno è un’istituzione, la scuola (anche se indagando un gruppo classe, è sfumata la definizione). Gli altri invece no, possiamo definirli come iniziative spontanee, tutti generati comunque da italiani, anche se poi progressivamente passati nelle mani di stranieri qui residenti da alcuni anni.

Forse proprio per questo li abbiamo individuati come primi oggetti d’indagine. Del resto si era fin da subito immaginato che rivolgendosi a realtà già costituite e presentati da persone “fidate” sarebbe stato poi più facile e immediato sviluppare l’indagine sulla quotidianità e le relazioni di persone di origine straniera. Senz’altro siamo stati convinti dalle richieste di Don Luigi che ha chiesto di raccontare, portare alla luce delle esperienze non note, nascoste anche se rilevanti nella zona; così dalle richieste di Barbara di dar modo a degli adolescenti di tirare fuori se stessi e confrontarsi con un identità in costruzione, sia per l’età dei ragazzi sia per le differenze culturali tra Cernusco e i Paesi d’origine.

Entrando in contatto con gli interlocutori individuati (studenti e frequentanti dei centri culturali) abbiamo riformulato il nostro modo di procedere perché abbiamo trovato molto interessante dare spazio a queste persone che in modi diversi avevano voglia di raccontarsi o talvolta sfruttare la nostra presenza per conoscersi o confrontarsi. Ad esempio inizialmente la nostra presenza voleva essere lontana dalla scena, abbiamo deciso invece di inserire anche alcune interviste come modo forse più semplice per comunicare da parte di alcuni. L’idea del focus group a posteriori posso dire che avrebbe potuto essere interessante anche se non sono sicuro che sarebbe stata vincente. Anche data la giovane età di alcuni o la difficoltà linguistica di altri, le cose più interessanti uscite nel corso della conoscenza, sono derivate da scambi di battute “uno a uno”, nel gruppo, temo si sarebbero perse. Per quanto riguarda lo story board, senz’altro l’imprinting di alcune scene è stato costruito con gli interlocutori (non mancherò di sottolinearlo nei prossimi post riguardanti le riprese) anche se poi l’organicità viene data dalla troupe già di per se numerosa. Su quest’argomento possiamo sì definirlo come un processo di ricerca partecipato applicativo, secondo qualche ricerca che ho potuto fare on-line, ammetto però di essermi un po’ perso e non aver ancora letto il testo di Sarah Pink.

 Il discorso attorno alla realtà multiculturale mi pareva di averlo affrontato e rimesso in discussione nel post in cui annunciavo il passaggio da multiculturale a interculturale, spiegandone i motivi. Forse ho omesso alcune riflessioni proprio attorno alle comunità e l’omogeneità di cui mi parlava, ad esempio siamo entrati in relazione con molti pakistani, spesso provenienti da regioni diverse in cui anche la lingua (oltre alla religione) differisce sensibilmente. In questi casi è forte lo scambio che avviene in egual misura tra persone provenienti dallo stesso paese ma da regioni diverse e persone provenienti da Paesi tra loro lontani. Le classi (sia dell’Itsos che d’italiano per stranieri) sono diventati quindi contesti interculturali proprio per questa caratterizzazione.

Infine per quanto consapevoli e concordi dell’opportunità di scegliere prima il campo/oggetto rispetto allo strumento d’indagine vista la genesi di questo lavoro è stato inevitabile rovesciare la prassi corretta.
 
Le nostre riprese nel frattempo sono iniziate, se mi da l’ok inizio a postare a riguardo, vorrei poi sapere se, a riprese a concluse o nel corso di esse, vuole che le mostri il pre-montato o visionerà il risultato finale.

Grazie

Vittorio

4 aprile 2013

Interculturalismo e seconde generazioni nell’hinterland milanese. Cap 6


Finalmente, dopo aver incontrato soggetti in grado di mediare la nostra presenza, entriamo in contatto con i veri e propri interlocutori della ricerca.
Abbiamo localizzato i corsi di lingua italiana e il laboratorio di teatro per adolescenti di seconda generazione e non solo, in due strutture informali create ad hoc per l’integrazione sociale a Pioltello e Seggiano. In aggiunta, una classe superiore con indirizzo meccanico dell’Itsos di Cernusco. Abbiamo conosciuto le principali dinamiche che ruotano attorno a questi contesti. La tempistica che ci si vorrebbe dare per entrare in contatto, elaborare e registrare viene stimata attorno alle 3 settimane/un mese.
Come ci è stato chiesto dai nostri mediatori, l’approccio è molto differente a seconda della realtà indagata.

Nella classe dell’Itsos entriamo per presentarci, portiamo le camere come escamotage ma senza nessuna intenzione di accenderle. Spieghiamo, insieme alla professoressa Barbara e altre che si rendono disponibili a collaborare, il motivo della nostra presenza, come si svolgerebbero le riprese, tempi ecc. i ragazzi ascoltano tra l’annoiato e il disinteressato. E’ quando vengono presentate le camere (semi-professionali, con microfoni esterni, cavalletti ecc) che l’interesse si accende. Nessuna ripresa come detto, ma gli studenti vogliono conoscere le caratteristiche tecniche e iniziano a immaginare come tutta questa strumentazione entrerà nella vita della loro classe per qualche ora. Qualcuno scherza, qualcuno si lascia andare e suggerisce cosa dovrebbe essere ripreso, qualcuno addirittura entra nella tematica a gamba tesa e si dichiara apertamente razzista e vorrebbe raccontare il perché rivendica ciò in una classe così etnicamente rappresentata. La miccia pare accesa, anche con il sollievo della professoressa, strappiamo alla comunità-classe un convinto appuntamento per i prossimi giorni in cui le riprese inizieranno davvero.

Simile l’approccio con il laboratorio di teatro, in cui iniziamo ad assistere ad alcune lezioni senza le telecamere, le referenti ci presentano, presentano il progetto a capo e in coda alla lezione, come se niente fosse, tranne dei semplici spettatori che osservano. Non pare che ci siano ostacoli anche se una data per iniziare a riprendere non viene fissata.

Giovanni, il referente del corso d’italiano per stranieri, è vulcanico come suo solito. Arriviamo nella sede del corso ma c’è un problema tecnico: un locale si è allagato per una fuoriuscita dalla fogna, oltre ad essere tutto bagnato c’è anche molta puzza! Giovanni vuole rimandare l’appuntamento e non si capisce se si trovi a disagio per l’allagamento o per la nostra presenza. Appurato che la lezione possa essere effettuata in un locale “a norma” si lascia andare: vuole le camere accese, ci presenta Hassan, Faizan e Umer (ci aspettavano, erano già stati preparati dallo stesso Giovanni), è onnipresente in ogni discussione, in ogni rapporto che si prova ad instaurare con gli studenti. Sembrano tutti molto divertiti dalla nostra presenza, scherzano molto, specie chi frequenta da più tempo e si sente a casa tra quelle mura. Raccogliamo le prime liberatorie perché le camere sono accese, anche se lo sono più per assecondare Giovanni che altro, per oggi non sono previste riprese ma una conoscenza del gruppo classe e l’elaborazione del lavoro che verrà fatto le prossime volte. Il corso è bisettimanale, abbiamo nuovamente appuntamento già per la prossima lezione.

Vittorio