27 marzo 2013

Multiculturalismo e seconde generazioni nell’hinterland milanese. Cap 4.


Nuovi contatti e sopraluoghi nelle due realtà identificate come più interessanti delineano maggiormente l’approccio che potrebbe essere utilizzato nel corso del lavoro e delle riprese. Modificando livelli pratici e teorici di quanto immaginato all’affacciarsi della ricerca.
Più frequenti sono i contatti, più ci si aspetterebbe una qualche forma di confidenza, fiducia e informalità con gli interlocutori, non sempre però è così. E’ il caso del centro culturale di Seggiano e del rapporto con i suoi volontari. La nostra proposta come già precedentemente riportato incuriosisce, al punto di “convocare” un incontro allargato, con la “troupe”, i volontari del centro ed esterni vicini ai volontari o rappresentati di realtà simili ubicate altrove che su una video-ricerca di questo genere hanno comunque qualcosa da dire. L’incontro è preceduto, come prevedibile, da un passaggio, una negoziazione interna, che ci viene poi riportata anche attraverso la moderazione di Don Luigi. In sostanza il progetto continua a piacere, l’interesse è forte verso il lasciare una traccia delle attività e delle persone che lavorano nel centro culturale (sempre che esse siano concordi) sorprende invece l’improvvisa chiusura verso la visibilità del centro culturale stesso. Non riusciamo a capire il perché ma la condizione imposta è che il Centro scompaia dalla scena, nessun riferimento, nessuna inquadratura che possa identificarlo inequivocabilmente (esterni, le insegne…) e che faccia ricondurre lo spettatore a quel preciso luogo. Di fatto si vuole valorizzare il contenuto ma rendere molto generico il contenitore. Anche senza aver ottenuto precise spiegazioni su questa scelta, sembra opportuno rispettarla sia nelle inquadrature che in questi report sul blog, nei quali preferirei far riferimento il meno possibile al Centro Culturale da qui in avanti.

Anche i nostri interlocutori originari sfumano, si sottraggono dolcemente, mettendoci nelle mani del coordinatore delle attività: Giovanni, vigile urbano e pilastro del corso d’italiano per stranieri. Il rapporto con lui si fa subito fitto, è lui a cercarci (numerosissime telefonate e messaggi in pochi giorni) per spiegarci, per suggerire cosa e come inquadrare, diventa anche difficile già da ora tracciare una linea tra ricercatore e oggetto della ricerca. Scopriamo che le attività si svolgono a Seggiano e a Pioltello, che il corso ha rischiato di chiudere siccome si sono chiamati fuori gli altri “insegnanti” storici, è rimasto solo lui e ha deciso, sotto loro suggerimento, di coinvolgere alcuni giovani ragazzi pakistani residenti già da alcuni anni: Hassan, Faizan, Umer. Insieme insegnano l’italiano alla grande comunità pakistana ma non solo, Giovanni si sofferma sulla particolarità intererpretativa di alcune parole o concetti in base alla provenienza geografica degli utenti.
Progrediscono anche i rapporti con l’Istos, l’insegnante Barbara, si è convinta ad entrare con le camere in classe. Mossa da un episodio curioso: la lettura di una poesia di Dante in cui gli studenti di diversa provenienza hanno voluto ingaggiare una sorta di gara su chi meglio riusciva a riprodurla e reinterpretarla nella propria lingua d’origine. Barbara s’incarica di preparare il terreno prima di tutto con l’istituzione scolastica (preside e passaggi burocratici) e poi con gli studenti. Chiede a noi di ipotizzare un “ingresso dolce” nel contesto classe, che sia in grado di non sconvolgere gli equilibri e muovere anzi l’interesse degli studenti.

 Vittorio

Sintesi delle fasi operative


Sintesi delle fasi operative[1]

Non si tratta di stabilire un piano rigido d’azione[2] ma piuttosto un insieme di azioni situate che possono essere riconsiderate e/o modificate in fieri in base ai cambiamenti intervenuti o alla necessità di risolvere problemi particolari.  La scansione delle fasi che elenco in  seguito,  non ha una struttura rigida ma circolare o a imbuto, perché si focalizza progressivamente nel corso delle diverse fasi. Il problema/la questione si trasforma e si sviluppa per arrivare a un chiarimento e alla delimitazione dello stesso che consente di analizzarne la struttura interna (Le Compe, Schensul, J. J.,1999).

La ricerca ha inizio da un tema: la scelta degli elementi sui quali focalizzare l’attenzione è fatta in base all’intreccio tra i desideri del committente, la letteratura specifica, le ricerche già effettuate.
1.       Elaborazione linee guida tematiche (domande di ricerca)a partire da una riflessione sul fenomeno da indagare che parte dal tema generale ( per esempio: pratiche  e linguaggi medici), si focalizza su un aspetto più specifico ( per esempio: pazienti con disturbi depressivi e medici competenti) per arrivare a una domanda concreta ( per esempio: come e quando avviene la scelta di rivolgersi a uno specialista?). Questo lavoro di concettualizzazione e riflessivo prevede che l’argomento di interesse venga scomposto in elementi più semplici in modo da individuare quali fenomeni osservare e le loro propietà specifiche per garantire l’univocità di interpretazione tra i ricercatori. 
2.       Definizione dei concetti a livello lessicale e operativo (le categorie sociali, in particolare, spesso sono ambigue e porose e nn spiegano ma vanno spiegate)
3.       Scelta degli interlocutori
4.       Scelta del metodo e degli strumenti:
a.       Osservazione partecipante( tecnica centrale dell’etnografia)
-          Entrata in campo (negoziazione delle modalità di ingresso senza compromettere le finalità della ricerca). Familiarizzazione con contesto e soggetti, riduzione delle distanze, definizione dei ruoli (fiducia e cooperazione e avvio di una relazione di scambio e reciprocità versus lavoro sotto copertura in caso di aperta ostilità e resistenza)
-          Raccolta dei dati: concentrarsi sugli eventi e i fenomeni da osservare (uso di informatori – chiave: persone informate che possono fornire info utili sugli eventi o sottogruppi che non possono essere osservati direttamente. Prossimità e frequentazione degli interlocutori.
-          Descrizione puntuale dell’osservazione (diario di campo):
1.       Descrittiva: elaborare un quadro complessivo del campo studiato e procedere a una sua descrizione generale che serva a formulare le domande di ricerca specifiche. La descrizione dovrebbe comprendere i seguenti aspetti.

SCHEMA CIRCOLARE: 

A- SPAZIO - CARATTERISTICHE AMBIENTALI DEL LUOGO
B- TEMPO - STRUTTURA TEMPORALE ENTRO CUI AVVIENE L'AZIONE
C- ATTORI - NUMERO, PROFILO SOCIO DEMOGRAFICO, RUOLO, ETC.
D- EVENTI SIGNIFICATIVI - SCANDITI LUNGO L'ARCO DEL TEMPO E NELLO SPAZIO. 


2.       Focalizzata: analisi dettagliata degli aspetti significati rilevati e definiti a partire dalla rilevazione descrittiva. L’osservazione si restringe sui processi e i problemi essenziali fino a generare una domanda conoscitiva diversa da quella formulata in partenza dalla quale si procederà con l’osservazione.
3.       Selettiva: raccolta di esempi delle pratiche, delle narrative e dei processi individuati nella fase precedente. A questo punto si può procedere con una lista di domande da sottoporre agli interlocutori.

-          Fase conclusiva: interpretazione e verifica /smentita dei concetti e delle categorie elaborati nella prima fase di osservazione.

b.      Osservazione a distanza ( metodo da associare all’intervista e/o focus group: vedi punto C e D)
-          selezione del contesto in cui osservare le persone e i processi che interessano
-           definizione di tutto ciò che deve essere documentato nell’osservazione
-          osservazioni descrittive per fornire una presentazione generale del campo e successiva predisposizione della griglia di osservazione.
-          osservazioni focalizzate che si concentrano progressivamente sugli aspetti rilevanti delle domande della ricerca
-          conclusione delle osservazioni
c.       intervista: scelta della tipologia di intervista (strutturata, semi-strutturata – a persone chiave o focalizzata a studiare le reazioni dei soggetti a materiali – stimolo come per esempio un film - aperta, biografica o narrativa ( storie di vita o di eventi significativi vissuti).
d.      Focus group (esplorativo, strumentale, etc.)
5.       Analisi dei dati
-          Ordinare i materiali:
a.       Articolazione di descrizioni.  Le descrizioni devono essere “dense” (Geertz, 1973) e includere informazioni sul contesto, le azioni, sulle intenzioni e i significati sottostanti e sulla loro evoluzione temporale. Non solo l’evento ma anche lo sfondo socio-culturale in cui ha luogo. 

SCHEMA CIRCOLARE:
- SOGGETTI, GRUPPI, ORGANIZZAZIONI, AZIENDE, ETC.
-- STRUTTURA TEMPORALE ENTRO CUI AVVIENE L'AZIONE
--CONTESTO DELL'AZIONE
- INTENZIONI DELL'ATTORE: ILMODO IN CUI DEFINISCONO L'AZIONE E LA SPIEGANO
-IL PROCESSO ENTRO IL QUALE AVVIENE L'AZIONE

b.      Classificazione: predisposizione di una struttura concettuale che renda intelleggibili i dati raccolti (azioni, eventi e processi).  Si tratta di organizzare i dati sulla base di caratteristiche e qualità rilevanti a partire dall’individuazione di regolarità nei dati relativi al contesto, alle azioni e alle persone.
c.       Creazione di connessioni: formali ( somiglianza/differenza) e/o sostanziali ( legami di causalità)
-          Strutturare le informazioni: scegliere se partire da un singolo caso o sviluppare un’analisi attraverso più casi.
a.       Leggere i materiali ordinati, come sopra,diverse volte annotando a margine tutto ciò che appare significativo e interessante
b.      Annotare nell’altro margine i titoli dei temi emergenti (parole chiave)
c.       Su un foglio a parte elencare i temi emersi ed esaminarne le relazioni reciproche. I fini dell’analisi in etnografia possono essere diversi e vanno dall’individuazione di tipologie, allo sviluppo della teoria e/o alla rappresentazione della complessità del fenomeno indagato che viene esposto e descritto minuziosamente.




[1] Sintesi elaborata a partire dal testo di F.Ronzon, Sul campo, Breve guida alla ricerca etnografica, Meltemi, 2008. Questo schema è da usare in modo flessibile e va adattato al tema e all'oggetto della vs microetnografia. non si tratta dunque di una ricetta pronta all'uso ma di uno strumento che possa chiarire e aiutare alla comprensione/esecuzione delle diverse fasi che possono caratterizzare il lavoro etnografico. 
Uno strumento orientativo dunque dal quale trarre spunto per costruire il vostro micro percorso di ricerca e del quale rendere conto attraverso le comunicazioni sulla sintesi del vostro lavoro via blog. 
[2] il processo di ricerca dell’etnografia è di tipo circolare (LeCompte, Schensul 1999) e interattivo (Maxwell, 1996) e si base su una continua interdipendenza e aggiustamento delle fasi che lo compongono. 

21 marzo 2013

prox lezione rimandata

Ciao a tutti,
come preannunciato e dopo aver consultato le vostre disponibilità vi comunico che la lezione prevista per domani è spostata a mercoledì prox (27/03) dalle 13.30 alle 16.30.
Sono possibili variazioni di orario durante la giornata (prima o dopo) per le vostre esigenze. Mi rivolgo in particolare a Federica/o. Sara Jane, butta un occhio al blog che posteremo indicazioni per la prima esercitazione.
Ricordatevi che la lezione si svolgerà in U6 Iv piano nel lab di antropologia visiva
un caro saluto
sara

20 marzo 2013

Multiculturalismo e seconde generazioni nell’hinterland milanese. Cap 5.


Le riflessioni emerse dall’ultimo post mi convincono che l’oggetto di ricerca debba essere modificato in corsa per rendere al meglio ciò che si sta incontrando sul cammino.

Se con multiculturalismo intendiamo l’orientamento politico e sociologico volto a promuovere il riconoscimento e il rispetto dell’identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse componenti etniche presenti nelle complesse società odierne (Enciclopedia Treccani) diverso è il tenore di quanto incontrato sul campo fin qui.

Di fronte a un gruppo di ragazzi pakistani e italiani che insegnano italiano a persone provenienti da tutto il mondo, dibattendo su significati e concetti linguistici o una classe di scuola superiore ricca di esponenti di differenti comunità che si “sfidano” a chi meglio sia in grado di reinterpretare  Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io  nella propria lingua d’origine, viene il sospetto che s’incappi in veri e propri fenomeni di interculturalismo inteso come scambio tra gruppi culturali differenti all'interno di una società o di un gruppo.

Per questo anche i titoli dei post su questo blog verranno dal prossimo in poi, riportati in “Interculturalismo e seconde generazioni nell’hinterland milanese”

Vittorio

12 marzo 2013

benvenuti

un ciao ai nuovi studenti del lab.
ricordatevi di prendere visione dei lavori dei vostri colleghi e di definire:
1. progetto individuale o di gruppo
2. scelta dell'oggetto autonoma o meno + idee sul possibile oggetto/tema di ricerca
discuteremo delle vs idee a inizio lezione che si terrà ancora in U16/a dalle 15.30 alle 18.30 per questo venerdì.
per i prossimi ci trasferiremo in U6 nel lab di antropologia visiva con orario 13.30/16.30
sara

10 marzo 2013

Multiculturalismo e seconde generazioni nell’hinterland milanese. Cap 4.


Nuovi contatti e sopraluoghi nelle due realtà identificate come più interessanti delineano maggiormente l’approccio che potrebbe essere utilizzato nel corso del lavoro e delle riprese. Modificando livelli pratici e teorici rispetto a quanto immaginato all’affacciarsi della ricerca.
Più frequenti sono i contatti, più ci si aspetterebbe una qualche forma di confidenza, fiducia e informalità con gli interlocutori, non sempre però è così. E’ il caso del Centro Culturale di Seggiano e del rapporto con i suoi volontari. La nostra proposta come già precedentemente riportato incuriosisce, al punto di “convocare” un incontro allargato, con la “troupe”, i volontari del Centro più alcuni esterni vicini ai volontari o rappresentati di realtà simili dislocate sul territorio e che su una video-ricerca di questo genere hanno comunque qualcosa da dire. L’incontro è preceduto, come prevedibile, da un passaggio, una negoziazione interna, che ci viene poi riportata a noi anche attraverso la moderazione di Don Luigi. In sostanza il progetto continua a piacere, l’interesse è forte verso il lasciare una traccia delle attività e delle persone che girano attorno al centro culturale (sempre che esse siano concordi) sorprende invece l’improvvisa chiusura verso la visibilità del centro culturale stesso. Non riusciamo a capire il perché ma la condizione imposta è che il Centro scompaia dalla scena, nessun riferimento, nessuna inquadratura che possa identificarlo inequivocabilmente (esterni, le insegne…) e che faccia ricondurre lo spettatore a quel preciso luogo. Di fatto si vuole valorizzare il contenuto ma rendere molto generico il contenitore. Anche senza aver ottenuto precise spiegazioni su questa scelta, sembra opportuno rispettarla sia nelle inquadrature che in questi report sul blog, nei quali preferirei far riferimento il meno possibile al Centro Culturale da qui in avanti.
Anche i nostri interlocutori iniziali sfumano, si sottraggono dolcemente, passandoci nelle mani del coordinatore delle attività: Giovanni, vigile urbano e pilastro del corso d’italiano per stranieri. Il rapporto con lui si fa subito fitto, è lui a cercarci (numerosissime telefonate e messaggi in pochi giorni) per spiegarci, per suggerire cosa e come inquadrare, diventa anche difficile già da ora tracciare una linea tra ricercatore e oggetto della ricerca. Scopriamo che le attività si svolgono a Seggiano e a Pioltello (sede del laboaratorio di teatro), che il corso di lingua ha rischiato di chiudere siccome si sono chiamati fuori gli altri “insegnanti” storici, è rimasto solo lui e ha deciso, sotto loro suggerimento, di coinvolgere alcuni giovani ragazzi pakistani residenti in zona già da alcuni anni: Hassan, Faizan, Umer. Insieme insegnano l’italiano alla grande comunità pakistana ma non solo quella. Giovanni si sofferma sulla particolarità intererpretativa di alcune parole o concetti in base alla provenienza geografica degli utenti.
Progrediscono anche i rapporti con l’Istos, l’insegnante Barbara, si è convinta ad entrare in classe con le camere. Mossa da un episodio curioso: la lettura di una poesia di Dante in cui gli studenti di diversa provenienza hanno voluto ingaggiare una sorta di gara su chi meglio riusciva a riprodurla e reinterpretarla nella propria lingua d’origine. Barbara s’incarica di preparare il terreno prima di tutto con l’istituzione scolastica (preside e passaggi burocratici) e poi con gli studenti. Chiede a noi di ipotizzare un “ingresso dolce” nel contesto classe, che sia in grado di non sconvolgere gli equilibri e muovere anzi l’interesse degli studenti.

 Vittorio

5 marzo 2013

Video "Il teatro dialettale milanese"

Ciao a tutte,

dopo aver passato indenni la sessione d'esame di febbraio, siamo pronte a caricarvi il nostro video "Il teatro dialettale milanese".
Ecco il link:

http://www.youtube.com/watch?v=SvaW49mqAiI

Ciao,
Alessandra e Sonia