22 giugno 2011

aggiornamento laboratorio

Ciao a tutti,
ecco un piccolo aggiornamento dei lavori in corso e del materiale teorico distribuito a lezione e via email:

gruppo a: video esplorazione del contesto + video interviste aperte a interlocutori privilegiati (da definire)
gruppo b: video intervista alla presidentessa dell'associazione mowgli + raccolta di materiale audio video da loro prodotto + partecipazione/videoregistrazione ad una visita guidata
gruppo c: videoregistrazione focus group al comitato stranieri + individuazione di soggetti interessati ad accompagnare il gruppo nell'esplorazione del contesto + eventuale raccolta di materiale audiovideo disponibile presso la sede dove si è svolto il focus group

Materiali pratico teorici distribuiti:
- schema progettuale (dalla teoria alla pratica) tratto dall'articolo di Dianne Stadhams "look to learn"
- sintesi dell'applicazione dei focus group alla ricerca sociale tratto dal testo "i focus group nella ricerca sociale", A.A.V.V., + piano d'azione dettagliato della conduzione del focus group con relativi esercizi di focalizzazione e di graduazione individuati ai fini progettuali

Giovedi ci confronteremo sull'andamento dei lavori di gruppo, acquisiremo i file audiovideo relativi e inizieremo a montare i lavori cercando di iniziare ad organizzarli come rappresentazioni audiovisive unitarie delle vostre microetnografie (extra del documentario sull'orchestra di via Padova)

per ora un caro saluto
sara

MEDIA E "RIVOLUZIONE" EGIZIANA

ESERCITAZIONE ANTROPOLOGIA

DOVE: seduti su una panchina ai giardinetti di fronte a u16
QUANDO: venerdì 13 maggio ’11 11:17
La giornata è serena c’è il sole, non ci sono nuvole e c’è un lieve venticello che muove la foglie degli alberi.
Alla nostra destra non molto lontano si sente il gorgoglio che proviene da una fontanella, chiamata drago verde, sulla quale è disegnato lo stemma di Milano. Questo ci fa riflettere su come funzioni la fontanella, perché non si può chiudere l’acqua? Non è uno spreco?
Dietro di noi è passato un tram, chissà quante volte il tram passa davanti a questo edificio.
Alla nostre spalle, al viale fulvio testi, le macchine passano molto velocemente.
In questo momento uno scooter t-max è entrato nei giardinetti sgommando.
Due signori anziani sono passati in mezzo a noi in bici suonando un campanello.
Davanti a noi c’è una coppia di ragazzi sdraiati sulla panchina che si scambiano effusioni amorose. Rivolgiamo lo sguardo verso l’u16 e quando guardiamo verso di loro di nuovo sembra abbiano litigato. La ragazza si allontana un po’ da lui.
Un uomo dalle gambe depilate e abbronzato gira per il parchetto facendo esercizi di ginnastica.
Sulla sinistra dei ragazzi, sembrano quasi tutti stranieri, giocano a calcio, ci soffermiamo a contarli sono 8.
Hanno creato le porte appoggiando gli zaini per terra, e un signore sulla cinquantina è fermo a guardarli.
Davanti a noi provengono le voci e le grida dei bambini dell’ asilo della bicocca.
Sulla destra seduti sull’erba ci sono due signori che fanno un pic-nic.
La coppia di ragazzi se n’è andata. Sono entrati in u16. Forse hanno lezione.. forse lui o lei ha rovinato un momento felice..
Sta passando un altro tram. È il secondo il 10 minuti.
La nostra panchina è verde e scomoda con molte scritte amorose.
Una coppia anziana si è seduta sul prato e chiacchera guardandosi in giro.
Nonostante ci sia un divieto di sosta molte macchine sono parcheggiate sul lato destra della strada rischiando di prendere la multa.
I ragazzi hanno finito di giocare e se ne stanno andando.
Il vento è aumentato e il rumore delle foglie è diventato più insistente.
C’è un sacchetto di plastica abbandonato che vola in giro.
Due dei ragazzi della partita sono andati alla fontanella a bere.
Davanti a noi c’è un campo da basket ma nessuno ci sta giocando.
I due signori anziani se ne sono andati.
Molti ragazzi stanno uscendo dal cancello di u16.
L’ atmosfera è tranquilla e ognuno è impegnato nelle proprie attività coi propri ritmi.
L'11 marzo 2011 un terribile terremoto si scatena nel nord-est del Giappone creando non pochi disagi a quella che fino a questo momento era una delle Nazioni più potenti al mondo. Sono le 14.46, ora locale, quando viene avvertita una prima forte scossa di magnitudo 7.9, seguita dopo mezz'ora da una di 8.8 Richter; sono attimi di terrore, in quanto i giapponesi, pur essendo abituati ai continui moti della Terra che colpiscono queste zone, avvertono che non si tratta della quotidianità, ma di un evento raro e pericoloso. In particolar modo, il terremoto ha colpito fortemente la città di Tokyo, dove la gente è scesa in strada per cercare riparo; il tutto è avvenuto con la maggiore compostezza che contraddistingue questa popolazione.

Domande gruppo oltremare

1) Cosa ne pensi del fenomeno degli sbarchi a Lampedusa avvenuto negli ultimi
mesi?
2) Per te si tratta veramente di un'emergenza che non si sa come affrontare o
si sta ingigantendo il fenomeno?
3) Quale sarebbe secondo te la soluzione al problema?
4) Cosa ne pensi della reazione che ha avuto ogni regione riguardo al
fenomeno? Secondo te c'è qualche regione che ha dato meno aiuto ai
clandestini?
5) Cosa ne pensi della reazione dei lampedusani e degli italiani all'arrivo
dei clandestini?
6) Pensi che le azioni dei politici nei confronti del problema siano
adeguate?

Domande gruppo oltremare

1) Cosa ne pensi del fenomeno degli sbarchi a Lampedusa avvenuto negli ultimi
mesi?
2) Per te si tratta veramente di un'emergenza che non si sa come affrontare o
si sta ingigantendo il fenomeno?
3) Quale sarebbe secondo te la soluzione al problema?
4) Cosa ne pensi della reazione che ha avuto ogni regione riguardo al
fenomeno? Secondo te c'è qualche regione che ha dato meno aiuto ai
clandestini?
5) Cosa ne pensi della reazione dei lampedusani e degli italiani all'arrivo
dei clandestini?
6) Pensi che le azioni dei politici nei confronti del problema siano
adeguate?

Domande gruppo oltremare

1) Cosa ne pensi del fenomeno degli sbarchi a Lampedusa avvenuto negli ultimi
mesi?
2) Per te si tratta veramente di un'emergenza che non si sa come affrontare o
si sta ingigantendo il fenomeno?
3) Quale sarebbe secondo te la soluzione al problema?
4) Cosa ne pensi della reazione che ha avuto ogni regione riguardo al
fenomeno? Secondo te c'è qualche regione che ha dato meno aiuto ai
clandestini?
5) Cosa ne pensi della reazione dei lampedusani e degli italiani all'arrivo
dei clandestini?
6) Pensi che le azioni dei politici nei confronti del problema siano
adeguate?

7 giugno 2011

sintesi esercitazione

Ciao a tutti,
ecco in sintesi le finalità dell'esercitazione che avete svolto nel contesto ad oggetto.
Esercitazione:
costruzione di una R audio – visiva
esplorazione di un contesto con il mezzo AV = strumento analitico per dare senso e siginificato all’esperienza. Il processo filmico diviene parte integrante dell’analisi tenendo presente che una delle modalità per entrare in comunicazione con il contesto è quella (per il fruitore) di entrare e seguire nel vivo l’esplorazione.
Vedere/guardare
Vedere: attività selettiva, intenzionale, un’investimento di senso. Guardare attraverso una camera è guardare con uno scopo e lasciare una traccia di questo processo nelle immagini risultanti: livello di consapevolezza dell’intenzionalità conoscitiva.
La questione che dovete porvi è in primo luogo la seguente: In che modo l’intenzionalità è resa visibile nel lavoro che avete svolto ed emerge in esso?
Nella presentazione e nell'introduzione teorica all'esercitazione ci siamo soffermati sulla questione dei punti di vista che il cinema ha contribuito a porre allo sguardo novecentesco (Francesco Casetti: l'occhio del novencento) sottolineando così la rilevanza del medium nei termini dei processi culturali coevi.
E' un tema che, come ha osservato Casetti, emerge nel cinema fin da subito a causa soprattutto di un elemento tecnico di base = la superfice della pellicola impressionata è più ristretta della porzione di realtà che entra nel nostro campo visivo (sagomazione rettangolare del fotogramma).
Casetti si sofferma su H. James. ecco i miei appunti sulle parti del testo citato che ci interessano:
Henry james, scrittore e critico letteratio USA tra gli ultimi decenni dell’800 e i primi del novecento analizza quello che sarà un tema importante della modernità: l’utilizzo del punto di vista
L’idea di James era quella di una prospettiva ristretta (metafora della narrazione come edificio dalle infinite finistre).
James suggerisce e a sua volta si impegna nella narrazione di una vicenda come se essa passasse attraverso gli occhi (o coscienza) di un personaggio.
Le motivazioni differenti che lo spingono: necessità di trovare un centro alla narrazione che dia coerenza e intelligibilità al racconto e anche il bisogno di intensificare quest’ultimo.
sulla base di questa scelta il raccontare diventa l’offrire il resoconto dell’impressione che di una vicenda ha avuto un testimone oculare interno alla storia, che si muove concretamente all’interno di questa.

Sintesi lezione jamesiana
Ogni racconto implica uno sguardo, questo sguardo è legato a un punto di vista, un punto preciso da cui si vede, il punto di vista coincide con la presenza di un osservatore e al tempo stesso evidenzia le condizioni dell’osservazione, esso è cioè il LOCUS in cui lo sguardo si incarna in un soggetto scopico e si situa in un complesso di circostanze. Si tratta quindi di uno sguardo mondano, incarnato e situato. Lo sguardo scopre i propri limiti /possibilità (dialettica di E.Morin tra vincoli e possibilità)
Lo sguardo:
Risponde a un soggetto (prima che alla realtà)
Opera prelievi parziali (apprensione totale)
agisce nell’attimo (non fuori dal tempo)
Film proposti per la visione: Rashomon di Kurosawa e Le gloice a trois faces di Epstein

ora si tratta di:
1. analizzare i vs girati e di agire riflessivamente su di essi individuandone le parti più significative
2. scegliere uno o più interlocutori significativi nel tentativo di accedere al suo/loro sguardo (punto di vista) nel/sul contesto
3. interagire con i soggetti proponendo loro - previo colloquio/intervista - di costruire insieme un percorso( passeggiata) nel contesto ad oggetto
4. riprese passeggiata

il montato costiuirà la sintesi di queste 5 fasi (la prima è l'esercitazione/esplorazione)
un caro saluto
sara

2 giugno 2011

INTERVISTA GRUPPO OLTREMARE

intervista a Mohamed e Samu pizzaioli della pizzeria "Sharm El Sheik" di Veduggio (MB)

link:http://www.youtube.com/watch?v=TDmLcbVQPIg

prima parte dell'intervista a Matteo di Besana (MB)

link:http://www.youtube.com/watch?v=ejyuF85aLzk

INTERVISTE DI FRANCESCA GRUPPO OLTREMARE

OLTREMARE – EMERGENZA LAMPEDUSA

intervista a Martina 18 anni

•Cosa ne pensa, in generale, del fenomeno degli sbarchi a Lampedusa avvenuti negli ultimi mesi?


•Per lei si tratta veramente di un'emergenza che non sappiamo affrontare o i media hanno ingigantito il caso?

•Quale sarebbe secondo lei la soluzione migliore per risolvere il problema?

•Cosa ne pensa della reazione che ha avuto ogni regione riguardo al fenomeno?secondo lei c'è qualche regione che ha partecipato meno attivamente alla gestione del caso“Lampedusa”?

•Cosa ne pensa della reazione dei lampedusani e degli italiani in generale all'arrivo dei clandestini?

•Pensa che le azioni e le opinioni dei politici riguardo al problema siano state adeguate e volte a una vera risoluzione del disagio dell’isola di Lampedusa?

•Crede che il fenomeno degli sbarchi sia stato strumentalizzato dalle varie parti politiche per influenzare l’opinione pubblica?



1 Penso che sia una cosa che ci si doveva aspettare dall’inizio. mi sembra più che normale che delle persone in pericolo cerchino di mettersi in salvo, e per queste persone l’unica via di salvezza è Lampedusa.

2 l’Italia è un paese disorganizzato. Il governo pensa solo ai problemi riguardanti il suo premier e non fa nulla per risolvere le cose veramente importanti. È vero che i clandestini sono molto ma si potrebbe fare molto di più che rimandarli indietro. l’Italia è un paese grande con molti centri che potrebbero ospitare queste persone; inoltre l’unione europea dovrebbe partecipare alla risoluzione di questo problema.

3 La soluzione è molto semplice: i cittadini italiani ed europei dovrebbero aprire gli occhi su ciò che sta accadendo. Le persone che arrivano a Lampedusa non sono stranieri o immigrati o clandestini ma sono Persone, con bisogno di aiuto. Se ogni stato facesse qualcosa come mandare cibo, acqua oppure aprendo le frontiere per accoglierne qualcuno si farebbero degli enormi passi in avanti e il problema si risolverebbe un poco alla volta.

4 Marini ha annunciato che ogni regione dovrà partecipare ad accogliere gli immigrati. Ha però affermato che regioni come la Sicilia , la Puglia e la Calabra saranno esenti da questo obbligo in quanto sono regioni con un forte flusso di immigrati; inoltre anche l’Abruzzo non parteciperò a causa dei problemi ancora presenti dopo il terremoto del 2009.

5 gli italiani hanno visto in maniera negativo l’arrivo dei clandestini e per la maggior parte di essi la soluzione e quella di spedirli indietro. secondo me invece bisogna aiutarli in particolare i bambini, le donne incinte: sono loro a cui dare la priorità.

6 forse in Italia vi è stata una maggio partecipazione al problema, ma solo per il fatto che queste persone sono arrivate da noi. Il caso della Francia invece mette in evidenza che preferiscono evitare problemi e quindi hanno trovato come soluzione la chiusura delle frontiere. A mio parere non è un modo accettabile di comportarsi; questo flusso migratorio non tocca solo noi italiani ma tutta l’Europa e quindi e indispensabile il loro aiuto.

7 ovviamente si. Ogni partito o personaggio politico hanno cercato in tutti i modi di accaparrarsi il favore della popolazione italiana.

intervista a Barbara 20 anni

•Cosa ne pensa, in generale, del fenomeno degli sbarchi a Lampedusa avvenuti negli ultimi mesi? Ritengo che siano un fenomeno che denuncia il disagio di quelle popolazioni, ma deve essere supportato dalla volontà, non solo di fuggire, ma anche di rimboccarsi le maniche e rifarsi una vita.

•Per lei si tratta veramente di un'emergenza che non sappiamo affrontare o i media hanno ingigantito il caso? Probabilmente è davvero un’emergenza dato che spesso il nostro paese non riesce a gestire situazioni di minor entità.

•Quale sarebbe secondo lei la soluzione migliore per risolvere il problema? Credo che queste persone andrebbero “smistate” tra i vari paesi europei e integrate in ambienti lavorativi. Ma non appena la situazione si sia ristabilita coloro che non sono stati in grado si integrarsi con lo stato ospitante dovrebbero essere “rispediti” a casa.

•Cosa ne pensa della reazione che ha avuto ogni regione riguardo al fenomeno?
secondo lei c'è qualche regione che ha partecipato meno attivamente alla gestione del caso “Lampedusa”? certamente le regioni italiane (già appesantite da problemi interni) non sono state entusiaste sapendo di dover accogliere degli stranieri a totale carico dello stato ( e quindi dei cittadini). Non so se ci siano regioni che si sono opposte, ma penso che quelle già sovraccaricate da senzatetto e bisognosi (e dal peso del fisco) avranno tentato di pensare più a loro stesse ed ai loro cittadini, cosa che per altro non è da condannare.

Cosa ne pensa della reazione dei lampedusani e degli italiani in generale all'arrivo
dei clandestini? A nessuno fa piacere che il proprio stato, che a mala pena sa badare a se stesso, accolga degli estranei a cui deve essere fornito tutto il necessario.

•Pensa che le azioni e le opinioni dei politici riguardo al problema siano state adeguate
e volte a una vera risoluzione del disagio dell’isola di Lampedusa? Le soluzioni sono temporanee. Per i politici (parole a parte) è difficile fare piani concreti a lungo termine.

•Crede che il fenomeno degli sbarchi sia stato strumentalizzato dalle varie parti politiche per influenzare l’opinione pubblica? Qualsiasi cosa viene strumentalizzata per influenzare le masse (vedi le recenti elezioni dei sindaci)

INTERVISTE FATTE DA AIDA GRUPPO OLTREMARE

Sabato 28 Maggio – Vigevano

Sig.A Lucia Bellonese, educatrice per il comune di Milano, lavora molto con profughi e fa corsi di lingua per le donne Arabe, per le donne Rom, ecc:



1) Cosa ne pensa del fenomeno degli sbarchi a Lampedusa avvenuto negli ultimi
mesi?

Perchè, ci sono stati anche mesi senza sbarchi? Cosa ne penso, quando c’è tutto questo fermento sulla costa Nord Africana, che strano che arrivano anche da noi delle persone in fuga. Non si sapeva forse? Arrivano anche quando non succede niente di la.

2) Per lei è veramente un'emergenza che non si sa come affrontare o
si sta ingigantendo il fenomeno?

“Certo che non è stato ingigantito il fenomeno. E’stata sottovalutata la situazione di guerre e rivolte dall’altra parte.

3) “Quale sarebbe secondo lei la soluzione?

Abbiamo delle strutture enormi qua in Italia, alcuni edifici non sono mai stati utilizzati. Abbiamo anche delle persone preparate (che eventualmente non trovano lavoro). Si puo’ cominciare da non rimanere per troppo tempo così in tanti su un’isola piccolissima. Non si puo’ stare in così tanti su un’isoletta. Gli abitanti dell’isola sono diventati i prigionieri dei migranti ed i migranti i prigionieri dell’isola.

4) Cosa ne pensi della reazione che ha avuto ogni regione riguardo al
fenomeno? Secondo te c'è qualche regione che ha dato meno aiuto ai
clandestini?

Si...il solito scarica barile. Non commento.

5) Cosa ne pensa della reazione dei lampedusani e degli italiani all'arrivo
dei clandestini?

Io ci lavoro, facciamo corsi di formazione a questa gente, corsi di lingua. Qualcuno se ne approfitta, altri sono determinati e riescono trovare facilmente una strada. Posso parlare della mia reazione, io sono la prima non dire “venite tutti qua!” Ma i singoli casi vanno visti come singoli casi e l’arrivo di così tanta gente in così poco tempo è un problema di tutti, migranti ed Italiani. Anzi, l’Europa perchè se ne sta fuori?

6) Pensa che le azioni dei politici nei confronti del problema siano adeguate?

Penso che i politici avrebbero dovuto agire molto prima. Hanno cercato un accordo con le autorità Tunisine quando c’erano già in 20 000 qua e ne sono arrivati altri 7000 dopo. Sono dati di fatto. E’ poi, perchè sono rimasti per così tanto tempo sull’isola? Non era forse prevedibile tutto questo assalto?

1 giugno 2011

Post di Cecilia Zucchetti

Il terremoto di 8.9 gradi richter, l'onda sconvolgente che lo ha seguito, case, treni, auto travolt, immense distruzioni e rottura di un circuito di raffreddamente nucleare.
Il popolo giapponese risponde ad una tale tragedia ambientale con una compostezza esemplare.
Villaggi distrutti dalla forza delle acque, una centrale nucleare fuori controllo, ma il Giappone va avanti spinto da una clma disumana, incomprensibile al popolo occidentale.
Di fronte ad una simile catastrofe il mondo si chiede come sia possibile non farsi prendere dal panico, non lasciarsi andare e cadere nella più totale disperazione.
Il Giappone non si sente perso, continua a vivere, nel popolo vigono ancora le antiche lezioni degli antichi samurai: rispetto per le regole e spirito di gruppo.
Per questo popolo tutto deve essere perfettamente programmato, tutto deve essere sotto un totale controllo (consapevole del fatto che non vive in una terra ad alto rischio sismico), motivo per tutti i luoghi pubblici hanno dei piani di evacuazione ben collaudati che vengono periodicamente testati.
La cultura giapponese, la preparazione psicologica che vi è dietro a questo popolo, lo ha istruito ad avere sempre tutto sotto contrllo: mai farsi prendere dal panico, ma, inforcare lo zainetto delle emergenze, infilarsi l'elmetto e dirigersi verso il punto di aggregazione prestabilito.
La calma mostrata dal Giappone di fronte a questo disastro non stupisce se si pensa al fatto che il controllo delle emozioni è un tipo di esercizio psicofisico a cui i Giapponesi vengono sottoposti fin da piccoli. Ruth Benedict li definisce come "coloro che giudicano se stessi e gli altri in base alle categorie di autocontrollo e autogoverno"
Mostrare quindi in pubblico eccessi di un qualsiasi stato d'animo viene considerato come segno di debolezza.
Anche se all'Occidente sembra un comportamento disumano, irreale, incomprensibile, la capacità di astrazione mostrata da questo popolo e il controllo delle proprio emozioni sembra essere l'unico modo per riuscire a sopravvivere di fronte alla perdita improvvisa di tutto ciò che si aveva.
In una situazione di tale emergenza nazionale, il grande senso di apparteneza alla collettività si forma attraverso la perfetta coesione e il perfetto funzionamentodel "gruppo" in sè.

Intervista a Tsuyoshi Orihashi (traduzione)

Nome: Tsuyoshi Orihashi
Età: 26
Cos’hai pensato quando sei venuto a conoscenza dello tsunami che ha colpito il Giappone, 2 mesi fa ?
Ero assetato di informazioni.
Mediante quale mezzo di comunicazione hai avuto notizie di questo evento ?
Internet. In special modo tramite telegiornali online. E poi, tramite social network ( twitter ).
Hai mai tentato di contattare i tuoi parenti in Giappone ai fini di una migliore comprensione dell’accaduto ? Cosa ti hanno riferito ?
Non ero preoccupato, dal momento che vivono molto lontano dall’area colpita. Sape vo che si trovavano al sicuro, e me l’hanno confermato. Anche loro stavano guardando il TG.
Nei giorni che seguirono la propagazione delle radiazioni, hai cercato di ipotizzare quali conseguenze questo evento avrebbe portato con sè ?
(risposta ?)
Eri preoccupato al riguardo ?
Si ero preoccupato per la salute della gente di Tohoku e per gli effetti a lungo termine legati alla propagazione radioattiva, nonostante le informazioni mediatiche avessero rassicurato che oltre una certa distanza dal centro colpito non ci sarebbe stato alcun pericolo. Ad essere sincero, preferisco sempre abbracciare una filosofia positiva : la preoccupazione ed il panico, in situazioni del genere, di certo non aiutano. E’ uno spreco di tempo. Soltanto le nostre azioni sono in grado di cambiare le cose.
Ero preoccupato soprattutto per i bambini, essendo la fascia più vulnerabile sottoposta alle radiazioni. Mi sono inoltre chiesto come si sarebbero comportate le persone che, dopo una vita trascorsa nelle località minacciate ora dall’incombenza radioattiva, avrebbero potuto essere definitivamente evacuate dalle loro case e costretti a trasferirsi altrove.
Pensi che vi siano delle differenze rilevanti sulle modalità di circolazione delle informazioni in Giappone e qui ( negli Stati Uniti) ?Che cosa ne hai dedotto ?
Certamente. La radio pubblica americana ha sempre proposto svariate prospettive riguardo l’accaduto, rendendo espliciti inoltre i diversi punti di vista dei professionisti coinvolti negli studi sul nucleare. Resero noti i valori necessari, all’interno della centrale di Fukushima, per abbassarne la temperatura. Il loro intento era quello di tracciare un immaginario collettivo della situazione, includendovi gli aspetti o previsioni positivi e negativi. Altre radio che ho avuto modo di ascoltare invece, non hanno fatto altrettanto. Hanno sollevato paure ( come al solito ) senza fornire alcun dettaglio che avrebbe dato vita ad una vasta gamma di aspettative e pareri.
Contrariamente, quasi tutti i media giapponesi si sono allineati con il governo, fornendo dunque un solo punto di vista e le medesime informazioni. Insomma, una magra ed innaturale campagna informativa, senza alcuna traccia di opinioni che differissero da quella professata dal governo. Che cosa aspettarsi dunque ?! Nessuno si è mai sbilanciato, improvvisando qualche teoria futuristica : i coraggiosi che si permisero di rendere pubblico il proprio punto di vista o quello altrui furono immediatamente licenziati dal loro lavoro giornalistico ( quasi si trattasse di un regime totalitaristico). Ma la gente è istruita, quasi tutti parlano almeno due lingue e fortunatamente possono attingere alle news straniere.
Pensi che le news di cui gli USA si sono fatti portavoce non corrispondano alla realtà ?
Può darsi. Diversamente dal Giappone, negli USA ci si è concentrati molto sulle diverse prospettive dell’accaduto, lasciando dunque molto spazio alle opinioni di esperti, senza avere però una visione completa delle circostanze. In questo modo risulta automatico modificare, seppure minimamente, le informazioni pervenuteci.
Un pensiero a tua scelta riguardo questo doppiamente tragico evento.
Hanno detto di prepararsi al peggio ed adottare le misure di precauzioni suggerite per cercare di ridurre le conseguenze. Il problema è che il governo giapponese, così come le aziende e università hanno supportato eccessivamente la potenza nucleare senza prevenirne in modo adeguato gli effetti ( dal momento che hanno sempre taciuto le evidenze compromettenti ed i rischi ad esso legati).
Ignorando i pareri di esperti e professionisti, non ascoltano che la loro stessa voce e si convincono che non possa accadere nulla di catastrofico. Quando però le cose si rivelano diverse dal previsto ed il destino li coglie impreparati, affermano timidamente « la situazione ci è sfuggita di mano ed ha superato le nostre aspettative » confermando le ipotesi di chi, tempo prima, non era stato preso in considerazione. Una mera soddisfazione.
Chiaro è che, mantenendo la soglia di tolleranza delle radiazioni superiore rispetto al necessario, l’impatto economico di questa catastrofe nucleare si riduce notevolmente, in linea con gli interessi del governo. « Non fa una piega ».
Quando la situazione si complica, si cerca sempre di rimediare ritornando al punto di partenza. Non saprei dire se il governo giapponese sia davvero disposto a fare un passo indietro.
Quanto detto a proposito del nucleare è più che sufficiente.
L’uso di twitter, in qualità di canale di informazione, è incrementato notevolmente con il verificarsi di tali eventi e sono sorte aree di discussioni e confronto altrettanto interessanti. I supporti grazie al web si sono moltiplicati a vista d’occhio ed è inoltre possibile contribuire economicamente al miglioramento delle condizioni di vita degli evacuati sempre via internet.
Nonostante risieda negli USA sono riuscito ad attingere alle informazioni più veritiere e neutre collegandomi a siti web di mia conoscenza, che trasmettono in modo chiaro e oggettivo notizie sull’accaduto. Un piccolo vantaggio per gli espatriati come me che ambiscono ad avere una visione completa di ciò che succede nel mondo ed in special modo nel proprio paese d’origine.
Qui a Los Angeles molta gente ha organizzato da sé eventi di beneficienza per raccogliere fondi da destinare alle vittime giapponesi. Un’ottima alternativa alla « preoccupazione casalinga ». Sicuramente questa sfida non ha fatto altro che rafforzare l’animo dei giapponesi e la voglia di rimboccarsi le maniche per ritornare alla normalità.
Questo è quanto mi viene in mente, per il momento.