9 dicembre 2011

sono riuscito finalmente ad aprire il link che mi ha mandato, grazie sara.

metto qui sotto alcune riflessioni che sto facendo durante la preparazione del video-elaborazione dell'esperienza svolta a schio: silent wild invasion, http://www.silentwildinvasion.it/

sto cercando di comporre un montaggio video dell'esperienza svolta a schio, la silent wild invasion. dopo le sue indicazioni relative alla possibilità di mettere in evidenza dissonanze emerse durante il lavoro e cercare di dare spazio ad un video polifonico, ho cominciato a lavorare in quella direzione. l'esperienza infatti dopo la rilettura che ho cercato di fare attraverso un copione di circa 60 pagine, che conteneva immagini, testi, mail.... si configurava come un processo durato più di 4 o 5 mesi più che un evento limitato a qualche giorno. proprio il processo, i dialoghi sono emersi con forza. ho fatto leggere queste parole ad alcuni attori che conosco. l'effetto delle registrazioni mi pare già interessante: una sorta di colonna sonora. mi sembra che questo video serva a scoprire tracce....future direzioni, piste su cui lavorare. l'ho chiamato "tracce wilderness" per questo. poche immagini, solo quelle che ritengo più significative che compaiono come lampi e poi scompaiono. ho in mente il video che inarritu ha fatto per l'11 settembre. ovviamente inarrivabile.... ma è un riferimento. le immagini che sto inserendo si richiamano con delle libere associazioni (freud). in un testo che sto studiando per l'esame di pedagogia, si dice che il video in contesti di ricerca dovrebbe essere utilizzato per trovare delle buone domande. mi piacerebbe trovarne alcune. per ora mi si sta chiarendo che il video, nonostante io abbia una finalità nel voler dire qualcosa di preciso e voglia dimostrarlo, ha delle sue logiche e spesso va oltre le mie intenzioni. mi sembra sia in grado di emanciparmi dal giudizio. quando abbiamo visto a lezione quel film di pasolini, ho avuto la stessa impressione: pasolini sicuramente voleva mettere in evidenza il tabù sul sesso in italia a fine anni 60, e ci è riuscito. ma allo stesso tempo è emersa, almeno dal mio punto di vista, la bellezza di un italia di sfondo. è come se il giudizio sul sesso, per quanto vero, non fosse poi così l'unico obiettivo del film. il giudizio nei confronti del tabù è stato un pretesto per uno sguardo sull'italia di allora. allo stesso modo forse, il video potrebbe liberare il mio sguardo da una prospettiva troppo univoca nel guardare la wilderness.

la ringrazio per lo spazio di condivisione offerto e spero di riuscire a pubblicare a breve parti di video perchè qualcuno possa vederle e commentarle.

a presto
paolo maccagno

3 commenti:

  1. Ciao Paolo,
    leggendo il tuo post, curiosando sul sito e ripensando a quanto ci siamo detti fino ad ora mi è venuto in mente Derrida.
    in particolare la sua insistenza sulla nozione di disseminazione: confrontarsi con le differenze senza ricondurle a una totalità/centro, aprire il testo sconvolgendo la sua identità e unità. Derrida oppone al gesto della polisemia - che definisce ideologico - quello della disseminazione che, a differenza del primo, non cerca nè aspira a una conciliazione degli opposti ma ad una loro proliferazione. siamo all'interno del testo e derrida propone di concepirlo come pluralità contradditoria. Per Derrida non si tratta di affermare l'irriducibilità degli opposti ma di praticare una trasgressione nell'ordine/sistema che li comprende.
    si inizia ad esibirne le contraddizioni, a mostrarle all'interno del testo - a scriverlo e riscriverlo appropriandosi del gioco dei significati non per tradurli ma per trasfromarli.
    la differenza diviene in questo modo il movimento che si costituisce, si produce, si crea attraverso un'economia delle tracce dove ogni elemento significa e funziona nel suo rinvio ad un altro elemento passato o futuro.
    un segno, dice Derrida, non è un unicum ma una struttura iterabile.
    questo non vuol dire che il segno valga fuori contesto , un segno non costituisce di per sè un suo contesto. ciò che determina un contesto è la possibilità reale di decidere della decodifica di un enunciato e fa parte del rapporto instauranto tra gli agenti dell'atto comunicativo. le intenzioni del soggetto interpretante sono centrali ma pur sempre subordinate alle possibilità offerte dal sistema di prescrizioni riconosciute culturalmente.
    penso che alcune implicazioni generali del lavoro critico di Derrida potrebbero tornarti davvero utili,
    sara

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  2. Ciao Paolo,
    leggendo il tuo post, curiosando sul sito e ripensando a quanto ci siamo detti fino ad ora mi è venuto in mente Derrida.
    in particolare la sua insistenza sulla nozione di disseminazione: confrontarsi con le differenze senza ricondurle a una totalità/centro, aprire il testo sconvolgendo la sua identità e unità. Derrida oppone al gesto della polisemia - che definisce ideologico - quello della disseminazione che, a differenza del primo, non cerca nè aspira a una conciliazione degli opposti ma ad una loro proliferazione. siamo all'interno del testo e derrida propone di concepirlo come pluralità contradditoria. Per Derrida non si tratta di affermare l'irriducibilità degli opposti ma di praticare una trasgressione nell'ordine/sistema che li comprende.
    si inizia ad esibirne le contraddizioni, a mostrarle all'interno del testo - a scriverlo e riscriverlo appropriandosi del gioco dei significati non per tradurli ma per trasfromarli.
    la differenza diviene in questo modo il movimento che si costituisce, si produce, si crea attraverso un'economia delle tracce dove ogni elemento significa e funziona nel suo rinvio ad un altro elemento passato o futuro.
    un segno, dice Derrida, non è un unicum ma una struttura iterabile.
    questo non vuol dire che il segno valga fuori contesto , un segno non costituisce di per sè un suo contesto. ciò che determina un contesto è la possibilità reale di decidere della decodifica di un enunciato e fa parte del rapporto instauranto tra gli agenti dell'atto comunicativo. le intenzioni del soggetto interpretante sono centrali ma pur sempre subordinate alle possibilità offerte dal sistema di prescrizioni riconosciute culturalmente.
    penso che alcune implicazioni generali del lavoro critico di Derrida potrebbero tornarti davvero utili,
    sara

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  3. grazie sara,
    molto interessante lo spunto di derrida....
    non ho il tempo in questo momento di rispondere come vorrei perchè sono via per qualche
    giorno. la settimana prossima lo farò.
    intanto solo un commento riguardo all'idea di disseminazione: proprio ora che sto facendo
    il video è un'idea preziosa.... in realtà il video può essere finito, ma continuo a
    pensarci e voglio ancora lavorarci. nel farlo mi accorgo di quanto cerchi di ricondurre
    tutto ad un'unità e non riesca ad abbandonarmi alla disseminazione dell'alterità appunto.
    già questa è un'acquisizione: consapevolezza del proprio paradigma.
    vorrei continuare ma davvero non riesco....

    a presto

    paolo

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