La visita alla
storica Associazione Il Pane Quotidiano che si occupa dal 1908 di distribuire alimenti alle
persone in difficoltà, è prima di tutto una esperienza fatta di immagini e di emozioni. L’esperienza che vi racconto inizia già prima
del cancello; dal marciapiede si incontrano persone che giornalmente si mettono in fila per accedere
al cibo. Questo prologo fatto di immagini, di visi, di etnie e di età diverse, ci
restituisce un forte senso di eterogeneità e ci consente di iniziare a
comprendere cosa troveremo addentrandoci all’interno dell’edificio, ovvero una
associazione ( che racchiude in questo sostantivo la totalità del suo
significato) che si occupa di nutrire lo spirito e di saziare il corpo, fatta di
persone che donano il proprio aiuto e di persone in difficoltà. Questo è il
messaggio che accoglie chiunque abbia
necessità di avere del cibo.
Volutamente ho scattato poche fotografie, se
volete ne potrete vedere sul sito dell’Associazione perché ho
avvertito un forte senso di pudore e di rispetto nei riguardi di tutte le
persone in fila. Cercherò di rendere nel racconto ciò che visto.
Il pane, per il Pane
Quotidiano, non è solo una metafora ma un simbolo della necessità alimentare,
un bisogno da soddisfare uguale per chiunque. Il pane è una presenza negli
spazi della sede; dal profumo che ci accoglie risvegliando quella sensazione
familiare legata ai ricordi e al piacere che porta con se, alla sua vista, imponente
e invadente per le grandi quantità, che troviamo stivate nei passaggi e nei magazzini.
La mia visita di
oggi è stata resa possibile dalla disponibilità di Luigi, uno dei responsabili
della struttura, che mi ha raccontato e mi ha permesso di comprendere ciò che
avviene tutti i giorni, oltre a spiegarmi quale sia il legame tra il pane e l’Associazione.
Il primo ed immediato
lo ritroviamo nei giorni di apertura. La sede è aperta tutti i giorni in cui si
panifica. Questo è facilmente spiegabile perché l’Associazione, attiva da più
di cento anni, ha legato la propria missione alla distribuzione del pane,
elemento base della alimentazione, e in qualche modo, per chi ha fondato questa
organizzazione laica, ad un’idea di giustizia il cui scopo era far si che il
pane a Milano non mancasse mai a nessuno e che forse, nei primi anni del ‘900
costituiva tutto quello che veniva effettivamente distribuito. Oggi oltre al
pane vengono distribuiti diversi altri alimenti, necessari anch’essi alla
sopravvivenza. Questo importante cambiamento è frutto dell’intensa
collaborazione costruita con le aziende che contribuiscono alla realizzazione di
tutto questo attraverso le donazioni, unica forma di
autosostentamento dell’Associazione.
Tutto ciò che viene distribuito è frutto di donazione così come tutte quelle
monetarie vengono impiegate per l’acquisto di alimenti. Solo una piccola parte
di queste ultime viene utilizzata per sostenere le spese della struttura che
basa il proprio funzionamento sul fondamentale supporto dei volontari.
Il pane assume quindi
il duplice significato di metafora sulla fame umana e il nutrimento. Tra i
duemila e i duemila e cinquecento chili di pane vengono giornalmente distribuiti
alle duemila e cinquecento persone che ogni giorno, pioggia, neve, freddo o caldo,
si mettono in fila per ricevere ciò che a nessuno deve essere negato. Cifre che
fanno impressione, cifre che rendono l’Associazione un potenziale osservatorio
sulla povertà milanese. Scopro però, intervistando Luigi, che tutto ciò per
loro non è motivo di interesse. Ci tiene a ricordarmi che lo scopo associativo
è “semplicemente” quello di dare da mangiare a chi ne ha bisogno, senza
domandare nulla a nessuno, senza chiedere e senza aver bisogno di alcuna
spiegazione.
Le risposte sono da cercare
negli sguardi delle persone. A poco valgono per loro le inchieste
giornalistiche e le statistiche sui nuovi poveri. I volontari dell’Associazione
distribuiscono cibo, e questo basta.
Il pane distribuito è
parte di questo spirito, viene interamente donato ogni giorno dalla Panem che lo produce
e lo dona senza chiedere come moneta di scambio pubblicità e ritorno di
immagine, così come si confà al puro spirito “milanese” della filantropia.
Ho scoperto e
attraversato un luogo carico di simboli ed emozioni, un luogo in cui il pane
rappresenta la povertà e la fame, ma anche il mezzo per poterla placare. Un
luogo che profuma di pane, che parla di pane e che da solo ne riassume la
storia.
E alla fine della
mia visita Luigi mi saluta con una speranza ovvero che i principi e i valori che rendono ogni uomo
uguale all’altro diventino il vero nutrimento dello spirito e del corpo. Mi
saluta raccontandomi il suo sogno, quello di poter chiudere un giorno
l’Associazione perché nessuno avrà più bisogno di fare la fila per sopravvivere
ed ognuno avrà acceso al proprio Pane Quotidiano.
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