22 dicembre 2013

La Società del Pane Quotidiano



La visita alla storica Associazione Il Pane Quotidiano che si  occupa dal 1908 di distribuire alimenti alle persone in difficoltà, è prima di tutto una esperienza fatta di immagini e di emozioni.  L’esperienza che vi racconto inizia già prima del cancello; dal marciapiede si incontrano persone che  giornalmente si mettono in fila per accedere al cibo. Questo prologo fatto di immagini, di visi, di etnie e di età diverse, ci restituisce un forte senso di eterogeneità e ci consente di iniziare a comprendere cosa troveremo addentrandoci all’interno dell’edificio, ovvero una associazione ( che racchiude in questo sostantivo la totalità del suo significato) che si occupa di nutrire lo spirito e di saziare il corpo, fatta di persone che donano il proprio aiuto e di persone in difficoltà. Questo è il messaggio che accoglie chiunque  abbia necessità di avere del cibo.
Volutamente ho scattato poche fotografie, se volete ne potrete vedere sul sito dell’Associazione  perché ho avvertito un forte senso di pudore e di rispetto nei riguardi di tutte le persone in fila. Cercherò di rendere nel racconto ciò che visto.
Il pane, per il Pane Quotidiano, non è solo una metafora ma un simbolo della necessità alimentare, un bisogno da soddisfare uguale per chiunque. Il pane è una presenza negli spazi della sede; dal profumo che ci accoglie risvegliando quella sensazione familiare legata ai ricordi e al piacere che porta con se, alla sua vista, imponente e invadente per le grandi quantità, che troviamo  stivate nei passaggi e nei magazzini.

La mia visita di oggi è stata resa possibile dalla disponibilità di Luigi, uno dei responsabili della struttura, che mi ha raccontato e mi ha permesso di comprendere ciò che avviene tutti i giorni, oltre a spiegarmi quale sia il legame tra il pane e l’Associazione.
Il primo ed immediato lo ritroviamo nei giorni di apertura. La sede è aperta tutti i giorni in cui si panifica. Questo è facilmente spiegabile perché l’Associazione, attiva da più di cento anni, ha legato la propria missione alla distribuzione del pane, elemento base della alimentazione, e in qualche modo, per chi ha fondato questa organizzazione laica, ad un’idea di giustizia il cui scopo era far si che il pane a Milano non mancasse mai a nessuno e che forse, nei primi anni del ‘900 costituiva tutto quello che veniva effettivamente distribuito. Oggi oltre al pane vengono distribuiti diversi altri alimenti, necessari anch’essi alla sopravvivenza. Questo importante cambiamento è frutto dell’intensa collaborazione costruita con le aziende che contribuiscono alla realizzazione di tutto questo attraverso le donazioni, unica forma di
autosostentamento dell’Associazione. Tutto ciò che viene distribuito è frutto di donazione così come tutte quelle monetarie vengono impiegate per l’acquisto di alimenti. Solo una piccola parte di queste ultime viene utilizzata per sostenere le spese della struttura che basa il proprio funzionamento sul fondamentale supporto dei volontari.
Il pane assume quindi il duplice significato di metafora sulla fame umana e il nutrimento. Tra i duemila e i duemila e cinquecento chili di pane vengono giornalmente distribuiti alle duemila e cinquecento persone che ogni giorno, pioggia, neve, freddo o caldo, si mettono in fila per ricevere ciò che a nessuno deve essere negato. Cifre che fanno impressione, cifre che rendono l’Associazione un potenziale osservatorio sulla povertà milanese. Scopro però, intervistando Luigi, che tutto ciò per loro non è motivo di interesse. Ci tiene a ricordarmi che lo scopo associativo è “semplicemente” quello di dare da mangiare a chi ne ha bisogno, senza domandare nulla a nessuno, senza chiedere e senza aver bisogno di alcuna spiegazione.
Le risposte  sono da cercare negli sguardi delle persone. A poco valgono per loro le inchieste giornalistiche e le statistiche sui nuovi poveri. I volontari dell’Associazione distribuiscono cibo, e questo basta.
Il pane distribuito è parte di questo spirito, viene interamente donato ogni giorno dalla Panem che lo  produce e lo dona senza chiedere come moneta di scambio pubblicità e ritorno di immagine, così come si confà al puro spirito “milanese” della filantropia.
Ho scoperto e attraversato un luogo carico di simboli ed emozioni, un luogo in cui il pane rappresenta la povertà e la fame, ma anche il mezzo per poterla placare. Un luogo che profuma di pane, che parla di pane e che da solo ne riassume la storia.
E alla fine della mia visita Luigi mi saluta con una speranza ovvero che  i principi e i valori che rendono ogni uomo uguale all’altro diventino il vero nutrimento dello spirito e del corpo. Mi saluta raccontandomi il suo sogno, quello di poter chiudere un giorno l’Associazione perché nessuno avrà più bisogno di fare la fila per sopravvivere ed ognuno avrà acceso al proprio Pane Quotidiano.

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