4 aprile 2011

note di campo audio-visive

Ciao a tutti,
ci troviamo nel laboratorio di Antropologia visiva (U6 4°piano) a lavorare al montaggio dei girati effetuati il 14 nell'incontro preliminare con gli artisti.
Con Riccardo abbiamo pensato di postare una sintesi della discussione in aula sul lavoro svolto e da svolgere.

Abbiamo aperto una riflessione sul materiale grezzo che di solito non è accessibile allo sguardo ma ci arriva in forma già tradotta dall'analisi antropologica.
Cosa implica e comporta questo ultilizzo del materiale?

Quando leggiamo una monografia o un articolo in campo disciplinare le note di campo, ovvero quei materiali che stanno alla base delle analisi presentate,non sono presenti.

il ns documentarista diceva che non è solito mostrare le riprese "grezze" ma piuttosto i girati già lavorati(montati).
Il carattere audio - visivo assunto dalle ns note di campo non può rimanere implicito ma deve essere problematizzato e compreso nella sua specificità. Una delle questioni emerse è quindi la seguente:
qual'è la specificità di queste note audio - visive sia a livello metodologico che nei termini della riflessione antropologica?

Le note di campo audiovisive sulle quali stiamo lavorando ci pongono direttamente in contatto con una prospettiva (punto di vista) sul campo di ricerca e sulla dimensione intersoggetiva che lo caratterizza (a differenza delle note scritte)

Gli sguardi sono molteplici:
- il nostro sia come spettatori che come soggetti implicati nel percorso di ricerca
- lo sguardo del regista che sintetizza il lavoro svolto sul campo registrandolo
- lo sguardo dei soggetti della ricerca coinvolti: Paul e Mike

Viene in mente a Riccardo la metafora dell'edificio dalle infinite finistre (Henry James) dalle quali non abbiamo accesso ad una totalità di senso ma piuttosto alla soggettività ed alla parzialità di qualsivoglia sguardo...

Se è vero che le note di campo sono il materiale grezzo dell'analisi culturale, o se vogliamo la condizione di possibilità dell'analisi, è vero anche che l'accesso a questi materiali ci può consentire di ripercorrere il cammino inverso.

In ultimo: l'utilizzo del blog come forma di interazione e di scambio con gli artisti chiama in causa diverse questioni e non solo a livello etico.

il coinvolgimento degli artisti nel progetto e nel blog elimina/può eliminare/creare dei filtri che in genere differenziano nettamente i diversi ruoli e le diverse intenzionalità dei soggetti implicati a vario titolo nella ricerca. E' quindi importante chiedersi cosa questo comporti e implichi nel nostro lavoro.

Un caro saluto,
sara e riccardo

1 commento:

  1. Nota su Henry James come spunto per la riflessione( tratta dal libro di F. Casetti, l'occhio del novecento, cinema, esperienza, modernità, Studi Bompiani, 2005)

    Henry james, scrittore e critico letteratio USA tra gli ultimi decenni dell’800 e i primi del novecento analizza quello che sarà un tema importante della modernità: l’utilizzo del punto di vista
    L’idea di James era quella di una prospettiva ristretta ( metafora della narrazione come edificio dalle infinite finistre). James suggerisce e a sua volta si impegna nella narrazione di una vicenda come se essa passasse attraverso gli occhi (o coscienza) di un personaggio. Le motivazioni che lo spingono in questa direzioni sono differenti: la necessità di trovare un centro alla narrazione che dia coerenza e intelligibilità al racconto, il bisogno di intensificare il racconto sulla base di questa scelta. Il raccontare diventa l'offerta di un resoconto dell’impressione che di una vicenda ha avuto un testimone oculare interno alla storia, un testimone che si muove concretamente all’interno di questa.
    " La casa del romanzo non ha una finestra ma un milione[...]A ciascuna d'esse c'è una figura con un paio d'occhi, o almeno con un binocolo, che costituisce ogni volta uno strumento unico per l'osservazione, in grado di assicurare a chi ne faccia uso, un'impressione distinta da ogni altra. Lui e i suoi vicini guardano lo stesso spettacolo, ma uno vede di più dove l'altro vede di meno, uno vede nero dove l'altro vede bianco, uno vede grande dove l'altro vede piccolo, uno vede cose grossolane dove l'altro vede cose raffinate, e così via." (pag. 59)

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