10 luglio 2011

Articolo di L. Ferrarini "Registrare con il corpo: dalla riflessione fenomenologica alle metodologie audio-visuali di J. Rouch e S. Feld"

Vorrei condividere alcune riflessioni contenute in questo articolo che ho trovato interessanti rispetto al lavoro di registrazione e selezione del materiale registrato in Via Padova. In particolare Ferrarini si sofferma sull'importanza:
1) del modo in cui la rappresentazione attraverso strumenti di registrazione viene realizzata
2) dell'atteggiamento di chi registra sul campo
Innazitutto la registrazione comporta importanti scelte selettive e interpretative, nel senso che la rappresentazione della realtà attraverso le tecnologie digitali non può essere paragonata alla complessità dell'esperienza della percezione, sia per quanto riguarda la quantità delle informazioni sia sotto l' aspetto qualitativo. Ferrarini a riguardo riporta un aneddoto relativo agli albori della carriera di Rouch: "Durante la discesa del fiume Niger del 1946-47 il francese aveva con sé una cinepresa militare Bell & Howell, che usava da pochissimo tempo. Dalla piroga con la quale lui e i due amici Sauvy e Ponty percorrevano il fiume riprendeva quello che lo interessava sulla riva destra e sinistra, indifferentemente. In Francia, volendo ricavare un film da quei rulli, si rese conto che doveva buttare la metà del girato, dato che sullo schermo il movimento della barca sarebbe apparso opposto a seconda che avesse usato le riprese dell'argine destro o sinistro." Ferrarini mostra come Rouch, alle prime armi, aveva confuso il suo mondo visivo, definito dallo psicologo Gibson, come lo spazio sferico che circonda il soggetto e non si trasforma con i suoi movimenti, con il campo visivo dell cinepresa che, invece, si limita all'inquadratura ed è relativo al movimento dell'osservatore. Ora, per tornare ai punti 1) e 2) Rouch utilizza la percezione corporea per guidare la registrazione, filmare diventa una tecnica del corpo e quindi un apprendimento di certe procedure per padroneggiare lo strumento:
- consapevolezza del proprio corpo mentre si utilizza la cinepresa
- uso del proprio corpo ai fini della ripresa
Ad esempio Rouch " filmava con un occhio nel mirino e l'altro aperto, in modo da tracciare un collegamento tra le immagini proiettate sul vetro smerigliato, circondate di nero e appiattite nella loro tridimensionalità, e la percezione ecologica dell'altro occhio, maggiormente connesso al mondo." Quindi le tecniche sviluppate da Rouch nella pratica sul campo:
1) rappresentano una forma di incorporazione degli apparati di registrazione, gli strumenti sono utilizzati come una estensione del proprio corpo.
2) comunicano allo spettatore la presenza del ricercatore nella scena, in questo modo si entra in un rapporto di co-presenza con chi viene registrato.
3) Il coinvolgimento corporeo, la condivisione dell'esperienza, danno al ricercatore la consapevolezza:
- del carattere dialogico dell'esperienza etnografica
-dell'osservazione della partecipazione
-della possibilità della riflessione etica sulla fruizione del sapere prodotto

In conclusione, Ferrarini cerca di mostrare come padroneggiare la tecnologia ci dia la possibilità di fornire delle rappresentazioni evocative e non necessariamente realiste. Registrare è sempre un atto creativo, la rappresentazione prodotta si fonda sul riconoscimento della partecipazione condivisa intersoggettivamente che non si limita a rappresentare ma diventa anche atto che trasforma la società.

Silvia

L.Ferrarini Registrae con il corpo: dalla riflessione fenomenologica alle metodologie audio-visuali di Jean Rouch e Steven Feld, Molimo, Quaderni diAntropologia culturale ed Etnomusicologia, vol.4

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