30 gennaio 2013

Capitolo 8: Digital Anthropology: Potentials and Challenges

Negli Anni 80, con l’uscita dei primi laser disk, si comincia a parlare della relazione tra l’antropologia visiva e i media digitali. Questi ultimi sono diventati parte integrale di tre aree dell’antropologia visiva: come uno dei metodi di ricerca; come forma di “cultura visiva” da analizzare; per rappresentare e diffondere il sapere audiovisivo. I media visivi mettono per la prima volta in discussione il dominio dei film etnografici nel campo dell’antropologia visiva.
Nel 2007 l’antropologo culturale Michael Wesch ha postato su YouTube il video digitale The Machine Is Us/ing Us che diventò in pochissimi giorni popolarissimo sul web. Wesch produsse questo video come parte di un articolo della prima edizione digitale del Visual Anthropology Review. Si accorse che a volte è più facile mostrare che descrivere alcuni argomenti.
Jay Ruby e Richard Chalfen individuano i tre elementi dell’antropologia visiva: 1) lo studio delle forme non-linguistiche della comunicazione per cui di solito utilizzano tecnologie visive per raccogliere e immagazzinare i dati; 2) lo studio di materiali visivi, come i film, per analisi etnografiche; 3) l’uso dei media visivi per le ricerche. A questi Sarah Pink aggiunge altri due elementi: il ruolo dell’antropologia visiva come sapere condiviso o pubblico e i progetti pedagogici.
Mentre gli antropologi visivi sono sempre più interessati ai media digitali, i sostenitori dell’antropologia digitale continuano sempre più spesso a utilizzare i media audiovisivi.
L’antropologia visiva digitale non è solo la versione digitale di quello che gli antropologi visivi hanno fatto per gli ultimi cinquanta anni, e cioè produrre film antropologici che mostravano ai festival, ma si è sviluppata in relazione con altre discipline e ha grande potenziale nell’antropologia academica.
Negli Anni 90 si inizia a parlare dell’antropologia visiva digitale e delle innovazioni negli ipermedia antropologici. Inizialmente si utilizzano le VHS e le camere SVHS poi verso la metà degli Anni 90 si passa al personal computer, per arrivare, negli ultimi anni, a poter scaricare da macchine fotografiche e videocamere direttamente sui computer portatili e conservare i dati in un hard disk esterno. Questi dati si possono condividere con gli altri antropologici attraverso CD, DVD o direttamente tramite la rete Internet.
I film etnografici sono stati utilizzati per insegnare l’antropologia sociale, anche se non nascono per questo scopo, tranne The Ax Fight, film diretto da Tim Asch con la collaborazione dell’antropologo Napoleon Chagnon sul conflitto nel villaggio Yanomano in Venezuela. E’ stato distribuito su CD-ROM mentre i mezzi pedagogici più recenti, come Experience Rich Anthropology (ERA) dell’University of Kent e Digital Anthropology Resources for Teaching (DART) della London School of Economics e Columbia University, utilizzano la rete per la loro distribuzione.
L’approccio visivo dell’etnografia sta prendendo piede negli ultimi anni. I media digitali danno la possibilità di sperimentare modi nuovi per fare antropologia. Oggi giorno, grazie ai progressi tecnologici, è possibile raccogliere in qualche settimana informazioni per cui nel passato servivano mesi e tornare a casa per analizzarle con l’aiuto di altri antropologi. I computer portatili, le camere digitali e i software moderni consentono di accelerare notevolmente processi che una volta duravano anni.
I siti web dove nel passato si potevano lasciare commenti su ricerche antropologiche sono stati sostituiti da nuove tecnologie digitali che permettono quella che Wesch chiama “etnografia collaborativa infinita”. Le persone possono aggiornare, condividere o commentare i materiali che sono stati pubblicati. I potenziali che Internet offre agli antropologi visivi sono ancora da approfondire.
Ormai quasi tutti gli antropologi visivi utilizzano i media digitali per produrre, conservare, pubblicare e distribuire i propri lavori, il che ci porta alla conclusione che stiamo vivendo nell’era dell’antropologia visiva digitale. Ci sono, però, ancora antropologi come Biella e Ruby, che nonostante l’uso della camera digitale, non creano progetti multimediali interattivi e non pubblicano i propri lavori su YouTube.
La produzione di documentari interativi su DVD è poco diffusa per i costi elevati che sono a portata solo di grossi cannali televisivi e case produttrici. Questo è un ostacolo per lo sviluppo dell’antropologia visiva e dei film etnografici poiché il DVD è un mezzo perfetto per lo studio e la conservazione di dati digitali.

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