16 maggio 2011

Post Marta Canidio

RELAZIONE LABORATORIO ANTROPOLOGIA VISUALE

Osservazioni relative alla visione dei video girati con Mike e Paul.

La visione dei girati, non ancora montati, ha assunto il significato di lettura dei dati grezzi, non ancora rielaborati. Il compito relativo alla scelta e alla selezione delle parti da montare risulterà decisivo rispetto al taglio del prodotto finale. Si valorizzernno necessariamente solo alcuni aspetti emersi dalle ore di girato in cui gli artisti hanno raccontato diversi aspetti della loro vita, della loro arte e della loro visione del mondo.
I mezzi audiovisuali, come ricordato nel testo di Sarah Pink “Applied Visual Anthropology”, hanno comunque la potenzialità di restituire una rappresentazione polifonica dei soggetti, attraversando diversi ambiti, dalle storie di vita, alle opere artistiche, alle esperienze, alla quotidianità ad a i sogni.
In questo lavoro di scelta e di selezione entrerà in gioco la soggettività del ricercatore, i suoi obiettivi e l'intenzione che guida la ricerca.
In questa fase, come già nella conduzione delle interviste, sarà necessario inoltre far dialogare gli stessi ricercatori che hanno una formazione ed un'esperienza di studio e lavoro differenti, nello specifico si tratta di un'antropologa e un documentarista. Anche nel saggio di Ana Martinez Perez si sottolinea l'approccio multidisciplinare e la collaborazione di diversi professionisti impegnati nella realizzazione del documentario etnografico, la necessità di mettere in sinergia competenze e approcci teorici differenti.

Nel saggio “Rhythm of our dreams” di Perez emerge chiaramente l'obiettivo di dare visibilità ai soggetti che vivono in una zona povera di Cordoba, in Andalusia, un contesto di grande emarginazione ed esclusione sociale.
Anche tra gli obiettivi del progetto Itinerari artistici verso l'interculturalità troviamo quello di rendere visibile aun pubblico più vasto i lavori e le esperienze di questi giovani artisti, rimuovendo le eventuali barriere (economiche, sociali, culturali...) che possano impedire la loro diffusione e conoscenza.

Nelle interviste a Mike e Paul emerge chiaramente l'aspetto della discriminazione che ostacola qualsiasi giovane immigrato nel realizzare i propri sogni o nello sviluppare le proprie potenzialità, artistici e non. Una sorta di razzismo sottile che crea pregiudizio, determinando diverse condizioni e possibilità di partenza. Un altro aspetto toccato con estrema precisione da entrambi riguarda le condizioni di classe. Esistono immigrati di serie A, figli di diplomatci, di manager, in generale di ricchi, e immigrati di serie B, figli di lavoratori più umili e più poveri. I primi non conosceranno maiterribili realtà come quelle dei CIE, i secondi sì.
Mike afferma che lui non si colloca né tra i privilegiati, né tra i diseredati. Ha avuto la possibilità di studiare e lavora, questo lo porta a stare in una posizione intermedia.
In particolare nell'intervista a Paul l'arte assume una funzione di riscatto, non esplicitamente politico, ma forse più esistenziale, contro il malessere e l'alienazione prodotti dalla nostra società. Paul individua chiaramente i responsabili delle ingiustizie di questo mondo, accusando le banche,le mltinazionali e i poteri forti. Definisce il sistema una gabbia, la sua arte diventa un modo per sopravvivere,per resistere, per affrontare questo malessere indotto. Parla della volontà di fare qualcosa, di voler studiare per cambiare quello che ha intorno. Si riconosce nelle storie e nelle sofferenze di chi incontra sulla sua strada e cerca a suo modo di valorizzare e dare visibilità a queste storie attraverso la sua arte. Una frase mi ha estremamente colpito, facendomi forse anche un po' male, perchè è terribilmente vera. Paul definisce l'essere adulti come l'essere sconfitti. Il giovane sogna, l'adulto si rassegna, si arrende. Se è così spero di non diventare mai adulta.

Nel video di Mike mi sarebbe piaciuto che venissero approfonditi di più i temi delle sue canzoni, proprio perchè il rap è una musica che parla che ha in sèl'urgenza di comunicare qualcosa. La sua arte si sviluppa per la primavolta all'interno dell'occupazione della scuola superiore che lui frequentava, in una dimensione che sovverte la normale routine scolastica. Questa dimensione sovversiva la ritroviamo anche nella crew che vuole riappropiarsi simbolicamente della città attraverso il bombing, le tag; una città estranea, dove si è outsiders, senza spazi né luoghi propri, dove esprimersi e partecipare. Una città che sa essere anche repressiva, quando la polizia lo arresta mentre dipinge su un treno. Penso a Milano, a tutte le campagne anti-writers portata avanti dalla giunta di De Corato. Chissà quanti potenzialità artistiche avrà stroncato!
Anche Paul ci ricorda come in adolescenza fosse un outsiders, un bullo mezzo punk, che sicuramente nella miopia di molti adulti impegnati a criminalizzare comportamenti di bullismo “non prometteva nulla di buono”.

Entrambe le esperienze di Paul e Mike, nascono e si sviluppano in antagonismo alla normalità e alla conformità,come strumento di sopravvivenza e resistenza all'oppressione e alla mortificazione generata dal sistema sociale. Nascono ai margini di quelli che sono i confini tra inclusione ed esclusione sociale, assumono un valore di risppropriazione di strumenti per esprimere il proprio vissuto, le proprie idee, le proprie esperienze, comunicarle e valorizzarle. Ed è forse tanto la loro condizione di immigrati di seconda generazione, quanto il fatto di non essere figli di ricchi e benestanti, ma di lavoratori umili che li colloca in quella posizione. Infatti i loro genitori prima di diventare infermieri, come ha detto Paul, erano filippini che facevano i filippini.

Certamente avrei dovuto soffermarmi maggiormente sul testo della Pink, per creare connessioni più opportune. Il mio limite è stato il poco tempo a disposizione, tra lavoro e preparazione del progetto di tesi, ho quindi raccolto una parte delle riflessioni scaturite dalla visione dei video, per integrare questa mia breve relazione.

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