Cara Sara e colleghi,
finalmente riesco a postare sul blog.
Vi relaziono in merito alle linee guida
tematiche della microetnografia di cui mi occuperò, alla luce degli
spunti emersi nel corso dell'ultima lezione e di alcuni passaggi
svolti in questi giorni.
L'oggetto della ricerca saranno i
saperi e le pratiche di cura in ambito domestico e familiare, con
particolare attenzione all'uso delle erbe e dei rimedi naturali.
L'idea portante è quella di organizzare una sessione di focus group
invitando cinque o sei donne di età e provenienze differenti, tutte
attualmente residenti a Brignano Gera D'Adda (come me), un piccolo
paese di campagna in provincia di Bergamo (6.000 abitanti circa).
L'idea nasce da un'interesse personale
per i temi dell'antropologia medica e dall'osservazione quotidiana di
crescenti difficoltà di comunicazione tra abitanti migranti e
autoctoni, di fraintendimenti e impliciti culturali che, giorno per
giorno, accentuano le reciproche distanze (anche tra autoctoni!). Ho
pensato di partire da temi che potrebbero creare legami (più che
fratture) e che trasversalmente possano attraversare tutti i gruppi:
la terra (e i suoi prodotti) e le pratiche di cura.
Che rapporto c'è tra le pratiche di
cura domestiche e i prodotti della terra? Di quali “terre” si sta
parlando? Esiste una linea generazionale e di genere sul tema dei
saperi di cura? Come questi saperi attraversano le generazioni (linea
del tempo) e migrano di terra in terra (linea dello spazio)?
Le fasi di lavoro sono:
1) Colloqui informali per la selezione
delle informatrici
2) Contatto con le interlocutrici,
presentazione del progetto e invito all'incontro
3) Organizzazione e preparazione del
focus group (luogo, tempi, strumentazione, domande)
4) Realizzazione del focus group (una
sessione)
5) Rielaborazione dei materiali ed
eventuale raccolta successiva (interviste e/o storie di vita, riprese
di momenti specifici emersi nei racconti, approfondimento di
temi,...)
Per ora mi trovo al punto uno: ho
individuato una donna albanese e sono in attesa di altri due
contatti; per le donne autoctone è un po' più difficile perché mi
sto accorgendo che il mio preconcetto “abitante della campagna –
legame con la terra” forse non è fondato perché come dice uno dei
primi informatori (M): “Noi siamo in campagna, non abbiamo molte
piante medicinali, qui non ci sono boschi” e “Conoscevo persone
che avevano il segno a
Brignano, ma ora non ci sono più”... ed erano tutti uomini!
Aspetto vostri ritorni e vi tengo
aggiornate sugli sviluppi.
Per Sara: potresti mandarmi
- Materiali sul focus Group (di cui hai
accennato a lezione)
- Documento da allegare alla delega
quando riprenderemo (che presenta il progetto)
- Ciò che serve per caricare video su
youtube (il giorno in cui l'hai spiegato sono arrivata tardi)
Grazie e a presto
Cristina
Ciao Cristina,
RispondiEliminati mando il tutto tra breve via mail.
Per caricare i video via youtube puoi usare il canale aperto allo scopo:youtube@etnografiadellaperformance.it
la password te la invio via mail. quando accedi al canale vedrai l'opzione carica video - stessa procedura di allegato in mail, a questo punto lasci il tempo al sistema di caricare il tuo video e quando ti conferma l'url di pubblicazione lo linki sul blog (nn il video ma solo l'indirizzo dove si trova il video)
Per quanto riguardo il piano d'azione mi sembra molto buono: soprattutto il dialogo aperto con le tue precomprensioni sul contesto, relazioni e soggetti.
Atttenzione a nn sovrapporre troppe questioni o farlo con cognizione di causa.
Penso che ti potrebbe essere molto utile la lettura del testo di Sarah Pink, Applied visual anthropology, dal momento che le tue intenzioni sembrano andare in direzione di un ipotesi di miglioramento delle relazioni tra autoctoni e stranieri - anche all'interno dei gruppi individuati. attenzione alle categorie d'insieme/generalizzazioni...gli stranieri si percepiscono come gruppo/comunità o quant'altro? o è una tua divisione euristica? lo stesso per gli autoctoni...
Per le riprese focus group guarda il commento al post delle colleghe del gruppo dialetto: se riesci a farti aiutare da qualcuno 2 punti macchina sono migliori. potresti al limite posizionare una telecamera fissa sul gruppo nel suo complesso (cavalletto) e poi invece soffermarti tu sui primi piani dei parlanti.
curiosità: che avevano il segno a Brignano?
che significa?
buon lavoro
sara
Grazie mille delle indicazioni, ora vedrò di attrezzarmi, da tutti i punti di vista!
RispondiElimina"Avere il segno" significa, più o meno (e spero di non semplificare troppo), saper guarire, avere un dono, saper vedere; essere detentori di pratiche in grado di diagnosticare e/o trattare un male, un dolore (ad esempio percepire un'infiammazione della cistifellea solamente toccando una mano, saper curare utilizzando il proprio corpo,...). Una di queste persone è ancora attiva ma abita in un altro paese.
Inoltre ho scoperto che a Brignano vi erano dei conciaossa, ovvero guaritori che attraverso la manipolazione delle ossa sono in grado di sistemare slogature,distorsioni e affini.
E pare che un uomo, tutt'ora in vita, considerato stravagante, sappia entrare in comunicazione con gli animali e con la terra... ma questa sarebbe un'altra microetnografia...
A presto
Cristina