28 gennaio 2013

Multiculturalismo e Seconde Generazioni nell'Hinterland milanese. Cap. 1


         
Buongiorno a tutti,
      Faccio il mio ingresso in questo blog seguendo l’idea di un gruppo di abitanti dell’hinterland est di Milano (zona Cernusco S/N, Pioltello…), si vuole allo stesso tempo conoscere e raccontare come cambia radicalmente la società sul territorio.

Una zona tradizionalmente caratterizzata da una forte migrazione, un tempo proveniente dal sud Italia, oggi di stampo molto più globalizzato.

La presenza migrante, ormai sempre più di seconde generazioni, è cosa assodata in alcuni contesti e quartieri di queste località già considerate dagli abitanti milanesi come sorta di dormitori.

Nonostante questa presenza tangibile e lampante, gli abitanti di più lunga data (spesso a loro volta migranti negli scorsi decenni) non riescono o vogliono entrare in relazione con questa nuova società in continua evoluzione. Anche ostacolati dalla Babele di lingue che s’intersecano e dalle culture così diversificate che vi abitano e, non da ultimo, il confronto con una fetta di popolazione che si situa negli strati sociali più bassi, localizzata non a caso nei vecchi quartieri popolari costruiti negli anni ‘50/’60 sempre più ghettizzati e ghettizzanti.

Evidente la difficoltà d’interazione non solo tra “autoctoni” e migranti/seconde generazioni, anche la differenza di provenienza di questi nuovi abitanti crea segmentazione e mancanza, difficoltà di scambio; talvolta anzi ciò genera conflitti, pregiudizi o stereotipi tra le diverse comunità, specie per quanto riguarda le più numerose e radicate (pakistani e sud-americani soprattutto).

Simboli evidenti di questa premessa sono senz’altro le scuole (di ogni grado), in cui la presenza “multietnica” degli studenti sfonda di gran lunga la soglia del 50%  in ogni classe, o quartieri e/o gruppi di grandi condomini popolari in cui gli abitanti della zona narrano di una provenienza o origine diversa da quella italiana addirittura oltre il 90% dei residenti. L’esempio che tutti riportano senza esitazione è il così detto “Satellite” di Pioltello.

Raccolta di informazioni e contatti con osservatori privilegiati di queste “istituzioni” (scuole/centri d’aggregazione e quartieri), sarà il primo passo per approfondire ed eventualmente addentrarsi in questa tematica.
 
Vittorio Artoni

2 commenti:

  1. ciao Vittorio,
    benvenuto nel blog. non ho ben capito cosa intendi quando dici di seguire l'idea di un gruppo di abitanti (quali? e quale idea?) nelll'hinterland di milano.
    mi riferirei al tema generale del tuo lavoro nei termini di una riconfigurazione locale di un contesto urbano dovuta, tra le altre cose, ai processi di emigrazione transnazionale.
    ti faccio un copia incolla con il primo nucleo di lavoro da sviluppare e quindi postare - in sintesi - che già possiedi da file inviato via mail ma che, forse, non avendo potuto seguirne la spiegazione in aula nn è chiaro rispetto a ciò che prevede in questa prima fase:

    l'elaborazione delle inee guida tematiche (domande di ricerca) a partire da una riflessione sul fenomeno da indagare che parte dal tema generale ( per esempio: pratiche e linguaggi medici), si focalizza su un aspetto più specifico ( per esempio: pazienti con disturbi depressivi e medici competenti) per arrivare a una domanda concreta ( per esempio: come e quando avviene la scelta di rivolgersi a uno specialista?). Questo lavoro di concettualizzazione e riflessivo prevede che l’argomento di interesse venga scomposto in elementi più semplici in modo da individuare quali fenomeni osservare e le loro propietà specifiche
    • Definizione dei concetti a livello lessicale e operativo (le categorie sociali, in particolare, spesso sono ambigue e porose e nn spiegano ma vanno spiegate)
    • Scelta degli interlocutori
    • Scelta del metodo e degli strumenti:
    Per quanto riguarda le etichette posizionati su interstizi che è prevista per accogliere lavori, riflessioni, etc. in linea con ciò che stai realizzando
    cordialmente
    sara

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    1. Buongiorno,

      cerco di far chiarezza, partendo dallo spunto iniziale a cui mi sono riferito parlando di "abitanti" della zona. Intendo questi soggetti come interlocutori primi con cui ho avuto alcuni scambi "illuminanti" che mi hanno portato a voler approfondire il tema. Si tratta di un gruppo di non più di una decina di persone impegnate nella società civile e/o molto radicati sul territorio (attivisti nel associazionismo locale di diversa estrazione, insegnanti e personale scolastico, lavoratori della pubblica amministrazione)
      riuniti da una rete locale con obiettivo quello della cittadinanza attiva.
      Il tema in questione è quello della "presenza straniera" sul territorio di Cernusco S/N e paesi limitrofi. Gli aspetti più specifici sono quelli legati alle "difficoltà integrative di prime e seconde generazioni di migranti in relazione alle strutture e operatori sociali formali e non, impegnati sulla mediazione culturale e l'integrazione". La domanda inziale verterebbe su "quali sono i canali e gli approcci d'interazione tra la popolazione d'origine straniera e quella autoctona? Quali le difficoltà, le incomprensioni e le facilitazioni?"
      Spero di poter essere stato più preciso, le altre questioni riguardanti definizione di concetti, scelta degli interlocutori ecc mi riservo di trattarli nel prossimo post che mi appresto a scrivere.
      grazie.
      Vittorio

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