12 febbraio 2013

Multiculturalismo e seconde generazioni nell'hinterland milanese. Cap. 2


Il tema (“difficoltà integrative di prime e seconde generazioni di migranti in relazione alle strutture e operatori sociali formali e non, impegnati sulla mediazione culturale e l'integrazione”) che cercheremo di focalizzare in questa micro-etnografia si muove all’interno ad un contesto territoriale ricco, quello della provincia di Milano, in cui rilevazioni statistiche e studi sono in atto da più di un decennio.
Lo sguardo verrà rivolto a contesti attualmente o potenzialmente multiculturali, intesi come spazi (fisici e virtuali) in cui singoli o comunità assegnano una valutazione positiva alla differenza, alla legittimità, all’importanza e alla significatività dell’appartenenza a un gruppo particolare, caratterizzato da specifici riferimenti culturali e valoriali.
Si parlerà di prime generazioni riferendosi a migranti stranieri giunti e residenti nel territorio considerato, si parlerà invece di seconde generazioni in riferimento a persone nate in Italia da genitori non italiani, ai quali la cittadinanza italiana è preclusa sino al 18° anno d’età.
Le persone che si andranno a cercare e che aiuteranno ad approfondire il tema saranno prime o seconde generazioni identificabili in abitanti, studenti o lavoratori della zona di Cernusco S/N; accanto a loro persone che vivono nel quotidiano un contesto multiculturale, adoperandosi o scontrandosi con processi d’integrazione multiculturale spontanei o istituzionalizzati. Si cercherà di incontrare queste persone in realtà per loro quotidiane, scuola, luogo di lavoro, di svago, di aggregazione, entrandovi in contatto attraverso la mediazione di abitanti del luogo già incontrati e dalla cui relazione è nata l’idea di concentrarsi su questo tema.
Il territorio che si andrà ad indagare mostra un’incidenza della presenza straniera quasi raddoppiata in meno di 10 anni, nella provincia di Milano infatti dal 2002 si è passati da 170.737  su 3.705.323 abitanti a 446.690 sui 4.006.330 degli residenti del 2010. I numeri ci dicono che molto probabilmente le nazionalità che si incontreranno sul nostro cammino saranno egiziani, filippini, romeni o peruviani, le quattro più presenti in zona  con comunità costituite dai 30.000 ai 45.000 soggetti ognuna. I dati ci dicono che “solo” il 13,6% degli stranieri è disoccupato, mentre il 26.5% ha un contratto a tempo indeterminato. Impressionanti le percentuali di studenti sempre più in ascesa, attualmente attestati sul 3,7%. Basti pensare che le seconde generazioni in Lombardia influiscono sulle nascite attorno al 21%.
Proprio il livello d’istruzione (in questo caso delle prime generazioni) in relazione al quotidiano di queste persone che si vedono occupate oltre al 60% nel settore delle pulizie, dell’assistenza alla persona, dell’edilizia o dell’industria crea maggiori spunti di riflessione: infatti delle quasi 450.000 persone il 51,1%  è in possesso di un diploma e il 18,4% di una laurea. (Fonte: Elaborazioni Excursus su dati Orim Lombardia, Rapporto 2012)
Il non riconoscimento del titolo di studio o le ovvie difficoltà linguistiche iniziali sono alla base di un processo d’integrazione complesso e lacunoso, spesso concomitante a situazioni di disagio sociale.
Come anticipato, al fianco delle prime generazioni è in forte crescita la presenza delle seconde, fenomeno particolarmente visibile negli istituti scolastici, si pensi mediamente che in una classe scolastica lombarda uno studente su 7 è di seconda generazione (Fonte: Dossier Statistico Immigrazione 2012 Caritas Ambrosiana).
L’assunto da cui partiamo è che spesso tanto le prime quanto le seconde generazioni si scontrano con un’identità vissuta in situazioni di instabilità e fragilità da accudire, da sostenere con informazioni trasparenti sui cambiamenti, sul comportamento e le responsabilità verso di sé e gli altri. E, cosa fondamentale, una fragilità da sostituire progressivamente con la percezione di essere accettati come persona “alla pari”. (Carlo Naggi, Finestre sull’educazione-Responsabilità)

Vittorio

1 commento:

  1. Ciao Vittorio,
    un primo rilievo sulla definizione che dai agli spazi multiculturali ( il termine multiculturale in sè andrebbe problematizzato come pure il termine integrazione carico di valenze nn espresse e, cosa più rilevante a mio parere, di un'idea implicita di multiculturalità che nn sono certa che corrisponda alla situazione attuale - così come va configurandosi - o, se non altro, in cui il polo "straniero" della connessione non vi corrisponde granché) mi sembra poco chiara. intendi spazi fisici (in che senso virtuali?) in cui sono copresenti soggetti di diversa nazionalità?
    attenzione anche al termine comunità: gli studi confermano che laddove vediamo insiemi omogenei di soggetti in realtà si cela una grande complessità dovuta alle differenze che i soggetti percepiscono come rilevanti e delle quali noi non siamo a conoscenza. senza contare i processi di differenziazione interna che i processi di mobilità producono.

    La dialettica tra definizioni endogene ed esogene può senz'altro aiutarti nell'indagine sia come strumento di ricerca (rappresentazioni dei soggetti) sia come materiale di analisi in riferimento alle rappresentazioni (interventi) che i tuoi interlocutori principali elaborano.
    molto bene i dati contestuali - sarebbe interessante però rapportarli - in seguito - alle concrete vicende e dati dei soggetti con i quali entri in relazione.

    Infine non mi è chiaro l'assunto di partenza: cosa significa che le prime e le seconde generazioni si scontrano con un'identità vissuta ......etc.


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