20 maggio 2014

INTRODUZIONE AL DOCUMENTARIO. (Bill Nichols). 


Capitolo 3: da dove prendono la voce i documentari?

Abbiamo visto che il documentario si interessa di temi specifici. Questa caratteristica ci permette di affrontare il tema della parola e della voce, anche se in un’accezione particolare non essendo il prodotto la registrazione di una conferenza.

I documentari, come dicevamo, rappresentano il mondo, dandone un punto di vista specifico. In questo senso, affrontano il soggetto della ripresa da una prospettiva particolare, divenendo una tra le voci possibili di un dibattito più esteso. La voce del film, pertanto, diviene il mezzo con cui questa speciale prospettiva può essere veicolata al pubblico. Essa cerca di presentare un caso o un argomento, di persuaderci e convincerci, è il modo con cui viene trasmesso il punto di vista del regista (il che implica la presenza celata della negoziazione con gli sponsor e i soggetti rappresentati), è correlata allo stile, poiché grazie ad esso i suoi argomenti possono trasformarsi ed essere presentati in un modo diverso a seconda si tratti di un documentario o una fiction. Il documentario, sostanzialmente, traduce la visione del mondo del regista in termini visivi, mentre al contrario nella fiction viene rappresentato un mondo fittizio e inventato.

Tuttavia, la voce del documentario non è soltanto ciò che viene detto a livello verbale. Ogni mezzo a disposizione del regista può parlare per convincere o rendere più avvincente il tema affrontato. La disposizione dei suoni e delle immagini sta a significare il modo multiforme e molto speciale di comunicare. Bisogna sapere quando tagliare, come montare, cosa contrapporre e cosa inquadrare, come comporre una ripresa (primo piano o campo lungo, inquadratura dal basso o dall’alto, illuminazione artificiale o naturale, colore o bianco e nero, fare una panoramica, zoomare avanti o indietro, fare un carrello o mantenere fissa l’inquadratura, ecc…); così anche per il suono sapere se registrare in sincrono con le immagini e se aggiungere in seguito ulteriori suoni (p.55). Insomma, tutte queste caratteristiche impongono delle scelte che il regista prepara a tavolino e che determineranno il “registro verbale” del documentario.

Tutte queste disposizioni ci consentono di comprendere quanto il documentario sia più o meno esplicito nel mostrare il proprio punto di vista sul soggetto analizzato. La forma di voce più esplicita è senza dubbio quella comunicata attraverso l’uso delle parole. Nel documentario, il commento ha un ruolo molto importante poiché si rivolge direttamente a noi (il pubblico), può essere molto chiaro oppure suggerire piuttosto che dichiarare apertamente. Il punto di vista diventa in questo modo implicito, nascosto fra le righe della rappresentazione.

«La voce del documentario è spesso quella dell’oratoria» (p.58). in questo modo, Nichols sottolinea la missione persuasiva del film di rappresentazione sociale, poiché attraverso un linguaggio specifico trasmette l’idea o le impressioni (ritenute valide) circa il tema affrontato, argomentando per persuadere il pubblico. Può utilizzare diversi mezzi: dalla ragione alla narrativa, dalla rievocazione alla poesia, dai documenti storici alle ipotesi di scenari futuri. Il linguaggio retorico procede seguendo il canone classico proposto da Cicerone, suddiviso in cinque sezioni: invenzione, disposizione, stile, memoria ed esposizione.

1)      Con invenzione si fa riferimento alla scoperta di prove che avvalorino l’argomentazione del regista. Le prove tuttavia non possono essere “scientifiche”, ma semplicemente soggette alle regole e alle convenzioni sociali del momento storico. Aristotele identificò due tipi di prove: quelle che fanno uso di fatti dalla validità indiscutibile (es: i testimoni, le confessioni, i documenti…); quelle che si basano sulle tecniche usate per dare l’impressione di efficacia e veridicità, prodotto dell’inventiva dell’oratore o, nel nostro caso, del regista. Questa prova “costruita” viene a sua volta suddivisa in tre punti fondamentali: A) la prova etica: ovvero la creazione di un’aura di credibilità sulla buona condotta e sull’osservanza morale. B) la prova emotiva: che, attraverso specifici stratagemmi, mette il pubblico nella condizione di commuoversi, ossia di disporsi secondo le volontà dell’oratore. C) la prova dimostrativa: la quale fa uso di un ragionamento o di una dimostrazione – spesso fittizi – per provare la veridicità di quanto sta dicendo. Il regista, affrontando temi che non possono essere dimostrati soltanto facendo uso della logica, deve essere credibile, convincente e coinvolgente.
2)    La disposizione fa riferimento all’ordine scelto dal regista per suddividere le parti del suo film. Pertanto, potrà essere identificata un’introduzione, un’elaborazione di cosa si tratterà e con quali criteri, un argomento diretto a sostegno di un particolare punto di vista, una confutazione che risponde alle obiezioni previste da parte degli oppositori, un riassunto del caso che convinca il pubblico e lo prepari a una determinata reazione (p.65.). Il potere del documentario sta nella capacità di unire le prove e le emozioni attraverso la selezione e la disposizione di suoni e immagini.
3)       Lo stile comprende l’uso di figure retoriche e codici grammaticali per raggiungere un tono specifico. Il documentario, come la fiction, ha degli elementi particolari che consentono di trasmettere una forma comunicativa, come ad esempio il diario o il saggio.
4)    La memoria era molto utile soprattutto per gli oratori che si accingevano a tenere un discorso pubblico. Disponendo le parti del discorso in luoghi famigliari, potevano recuperare ogni singola parte rendendo il discorso omogeneo. Nei film la questione si pone diversamente. Esso può essere la memoria in sé, ovvero è una rappresentazione esterna e visibile di ciò che è stato fatto e detto; in secondo luogo, la memoria entra in gioco nello spettatore nel momento in cui associa alle immagini presenti, poiché sensibilmente connesse, quelle passate.
5)     L’esposizione ha un’importanza fondamentale. L’eloquenza e il decoro, lungi dall’essere strumenti del passato, consentono di comprendere cosa funzioni e cosa no nel discorso. Permettono inoltre una maggiore chiarezza e forza nel richiamo emotivo, consente la compartecipazione del pubblico al discorso.


Il documentario, potendo seguire queste regole classiche, mette in evidenza un discorso più ampio di come le questioni trattate possano raggiungere il pubblico. In questo senso, il valore estetico concorre tanto quanto quello epistemologico a trasmettere un significato, nella fattispecie quello del regista, in quanto coordinatore delle voci promosse nel film. 

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